Cari amici ed amiche.
L'amico Filippo Giorgianni, mi ha inoltrato questo testo intitolato "Lui a Lampedusa e noi... a casa?":
"Premettiamo: non sempre posso dire che l'autore mi entusiasmi, per così dire, e qualche virgola che non va c'è (tipo sottovalutare certi gesti, ritenendoli implicitamente errati o avere una latente sfiducia complessiva verso certe cose che fa il Papa), ma l’articolo che riporto in calce è lucido e realista e, in fondo, un sereno atto di obbedienza al Papa che va apprezzato proprio perché viene da uno a cui proprio non gli cala del tutto. Forse lievemente sbilanciato sul pessimismo, ma veramente lucido. Fa il paio con un altro di giorni fa di un sacerdote, che ha veramente un suo perché (parlo di don Ariel Levi Di Gualdo), sui Vescovi, in cui si dice con rispetto ma con realismo che alcuni Vescovi vivono da oltre vent'anni nell'irrealtà dorata delle loro stanze (con lo stipendio fisso e le prebende, senza sapere la reale situazione sociale, se non tramite indagini sociologiche e libri, mentre le famiglie non sanno come arrivare a fine mese e i preti prendono 800 euro al mese…), agendo (o meglio rimanendo INERTI) dando per scontato che ci sia un "popolo cattolico" che i dati ci dicono NON esserci più: NON VIVIAMO NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE! Guardiamo i fatti! Benedetto ce lo aveva detto, Francesco ce lo ripete: SIAMO MINORANZA. E, se ai Vescovi tocca far meno conferenze e discorsi, vivere con i piedi per terra e meno soldi buttati e con più impegno DIRETTO sui problemi concreti (anche il "tradizionalista" Moraglia, Patriarca di Venezia, anticipando Francesco, ha incontrato le famiglie e gli operai, ha cercato di dare fiducia, ha smistato cibo nelle mense appena giunto in Laguna, e si è fatto comprare i mobili dell’IKEA…), se questo tocca a loro, a NOI tocca uscire fuori di casa (e, quando siamo in casa, avere più attenzione per chi c'è dentro!! Avere attenzione soprattutto per le loro ANIME!), non restare col sedere sulla sedia per scrivere sul web o per scrivere libri e articoli (facendo i "cristiani da salotto..." by Francesco), non pensare di dover scrivere o parlare o "convincere" qualcuno (sempre Francesco al convegno ecclesiale di Roma, ma anche Benedetto quando parlava di "no al proselitismo"...): dobbiamo andare nei GRUPPI, nelle COMUNITA', ESSERE PRESENTI IN PARROCCHIA E NELLE ASSOCIAZIONI, far GRUPPO e non fare i cani sciolti (come chiedeva il Concilio in Apostolicam actuositatem…!), star in MEZZO ALLA GENTE e NON parlare, esporre contenuti (quello verrà ogni tanto quando necessario: "fratelli, date testimonianza e, SE PROPRIO NECESSARIO, ANCHE a parole" by Francesco e San Francesco...), bensì INTERESSARSI DELLE DIFFICOLTA' ALTRUI E AMARE, COMPATIRE, AIUTARE QUELLE PERSONE, perché le 99 pecore non sono dentro, ma FUORI dal recinto e noi ne abbiamo una sola e non possiamo "pettinarla" (ancora Francesco al convegno ecclesiale romano rivolto anche e soprattutto ai laici...). Il Papa a Lampedusa (l'ho scritto proprio ieri) significa proprio questo: lui, che a differenza degli apocalittici da tastiera, NON guarda agli effetti di breve periodo (la vergognosa strumentalizzazione ideologica delle Boldrini o degli Svidercoschi a 'Porta a porta' e compagnia cantante), ma a quelli di lungo e lunghissimo periodo, ci ha semplicemente detto lì e altrove:
Signori, siamo in una società NON PIU' UMANA in cui TUTTI - noi cattolici per primi! E non "gli ALTRI cattolici": IO, TU CHE LEGGI! - NON AMIAMO, pensiamo a noi stessi, alle nostre attività che ci piacciono, a uscire fuori con gli amici, allo smartphone nuovo, a cercarci la ragazza o il ragazzo e pensiamo che questo ci dia gioia (su tutti questi punti ASCOLTIAMOCI il discorso di Francesco ai seminaristi e alle novizie di giorno 6, in cui ha parlato pure della gioventù, anche laicale, IN GENERALE…!) e, così facendo, ci disinteressiamo dell'altro in genere - NON solo l'immigrato! (nell'omelia ieri era evidente che parlasse in generale...) -, NON CI ACCORGIAMO che nostra madre, che il parrocchiano medio, hanno bisogno di un gesto d'affetto ("non avere paura della tenerezza..." lo ha detto spesso sempre Francesco...), di un sorriso, di un incoraggiamento, di un consiglio spirituale, perché siamo presi da noi stessi (siamo chiusi su noi stessi e invece bisogna "USCIRE. SEMPRE!" by Francesco nella due giorni coi laici…), pensiamo che fede sia picchiare più forte, sia insultare o anche solo stigmatizzare, rifiutare sdegnati, chi non la pensa come noi, chi ha torto (e invece no: Lumen fidei, n 34: il credere NON è intransigenza, ma dialogo con TUTTI), pensiamo che sia andare in chiesa la domenica a fruire di Sacramenti (confessione e comunione) e poi NON DAR NULLA alla Chiesa stessa in termini CONCRETI, vivi (bisogna "andare incontro alla CARNE DI CRISTO: ammalati, sofferenti, bambini, etc., SACRIFICANDO il proprio tempo e i propri interessi e attività come fanno molti giovani - e... NOI? -": vedi Angelus di un paio di settimane fa e altre uscite simili di Francesco).
C’è l’accattone in strada e troviamo le scuse per non dargli i soldi (“eh questo mi imbroglia!”: ma tu che ne sai??? Sei nel suo animo? E lo sai che il Curato d’Ars diceva che bisogna dare lo stesso perché chi usa male l’elemosina renderà conto di quello, ma tu renderai conto a Dio del fatto che non l’hai fatta?) e talvolta mentiamo pure ("non ho soldi" e in realtà ce li abbiamo ma preferiamo conservarceli); di più, magari i soldi glieli diamo, ma non siamo disposti ad averci una relazione umana, a sorridergli, a parlargli (sempre Francesco alla veglia con i laici: ma voi ci parlate a coloro cui date l'elemosina?). Oppure c’è tuo padre nervoso e tu rispondi male oppure ti stai zitto e te ne freghi, preferendo sentire la musica, anziché spegnere tutto e abbracciarlo! Ecco questo siamo noi: siamo in un contesto in cui siamo 4 gatti e siamo pure imbecilli, perché pensiamo che vivere da cristiani sia impegnarsi nella morale astratta ("non devo mentire", "non devo rispondere male") e nel leggere libri, nel far cultura (anche qui: Francesco ci ha detto alla veglia coi laici che la fede NON SI IMPARA SUI LIBRI, per quanto utili siano!), quando invece dobbiamo SOLO AMARE, perché se non ami realmente (ma senti un trasporto emozionale), rimani indifferente davanti all’altro quando il trasporto emozionale non lo hai. Non piangi e non soffri per lui e non agisci per lui. Perché amare è soffrire con l’altro (l’amore è sofferenza, diceva Madre Teresa, deve farti sempre male amare qualcuno! E lo diceva ai laici, alle coppie…). Cosa fai invece? Ti imponi con la ragione di fuggire dagli istinti scorretti (tipo mandare a quel paese qualcuno) e, quando non ci riesci, "eh può succedere, poi mi confesso". Ma intanto non cambia nulla nella tua vita (né tanto meno in quella altrui!) e NON hai amato. Perché al prossimo giro sei punto e a capo! Sei schiavo degli alti e bassi! E, se stai con gli altri, ci stai perché ti ci trovi bene (mentre invece il Papa all'ultimo angelus ha chiarito che devi stare con gli altri NON tanto per star con loro, ma UNICAMENTE per portare Cristo: davvero? Ma non è un po' esagerato che io non possa star con gli altri tanto per? No! E' il Papa che parla! E' Cristo che parla! Ascoltatelo e chiediti che fai tu!).
Questo siamo noi. Una società di INDIFFERENTI. Scriviamo su FB o per prendere a pesci in faccia l’"avversario", così ci sentiamo soddisfatti ("eh ho testimoniato! Che bello!": e per chi lo hai fatto? NON TI NASCONDERE! Lo hai fatto PER TE stesso, non per il bene di quell'anima che, se la prendi a pesci in faccia, non è che si apre al vero eh! Anzi, si chiude di più! E qui rimandiamo a San Pedro Poveda sulla dolcezza...), oppure per dire NIENTE, per dire le NOSTRE cose e non invece per trasmettere positività, fiducia, per stimolare le coscienze e dire agli altri: "NON SIATE INDIFFERENTI! Amiamo!" (e qui c'è un problema di "stile cristiano online…": Benedetto XVI… Messaggio per la XLV Giornata delle Comunicazioni Sociali: MEDITIAMOLO, PREGHIAMOLO QUEL TESTO!). Viviamo nella IRREALTA’ (sempre Benedetto in quel messaggio…): viviamo nell’irrealtà del nostro guscio virtuale (che non è solo sul web, ma in genere è nella nostra testa!). Viviamo pensando a chi è lontano (perché ci emoziona, ci fa sentire utili, o ci fa sentire bene) e non vediamo chi ha bisogno ed è vicino, vicinissimo (e qui è sempre Benedetto in quel messaggio...)! Viviamo pensando che tutto comunque andrà bene (è il "trionfalismo" di cui si nutre la corruzione dell’anima, come direbbe Francesco in Guarire dalla corruzione…), pensando che tanto non sia necessario far certe cose: ci penserà qualcun altro, non posso farlo io, ho altro da fare ("eh padre però sa non ho tempo. Ho tante cose da fare. E' difficile" by Francesco alla veglia coi laici…), dunque non è mia competenza o, magari lo farei pure, però la gente in parrocchia non si sopporta ("è difficile", appunto...), e poi non ne sono capace o non me la sento (e invece no: a Lampedusa ci è stato detto: SEI CORRESPONSABILE ANCHE TU! Di chi è la colpa dell’indifferenza? "Tutti e nessuno? NO: TUA, MIA! TU DOVE SEI?". A casa). Forse ho pure un po’ paura di mettermi in gioco, mi scoraggio (e dov’è il "NON ABBIATE PAURA!" di Giovanni Paolo II e oggi di Francesco??). In un tale contesto, che succede? Succede che siamo VERAMENTE in partibus infidelium! Siamo in terra sconsacrata. Non siamo più in casa "nostra". Siamo OSPITI. Non c'è più una società "nostra", la civiltà dell'amore. La Chiesa è vuota di gente che ami e, per lo più, DOVE VA BENE, è ancora piena di gente che per fortuna ancora prega, ma è senescente per età media! E, intanto, fuori ci sono le 99 pecore: ci sono quelli che se non vai a parlarci tu, ad AMARLI tu, NON CI VA NESSUNO; ci sono quelli che NON puoi convincere a parole, ad argomenti, a colpi di "verità", ma che devi saper CONTAGIARE, entusiasmare con la gioia VERA, quella che non viene dalle cose o persone che hai, ma dal fatto che hai incontrato Cristo nella preghiera e dal fatto che ti dai agli altri in COMUNITA', pensi prima di tutto a DARTI A LORO (e non immaturamente ed egoisticamente riservando degli spazi per te!), sacrificando le cose che vuoi far tu per te (e qua sulla vera gioia e sul CONTAGIO rimandiamo sempre a Francesco, prima ai seminaristi e poi anche ai laici all’ultimo angelus! Ma anche Benedetto XVI...). Ci sono i nuovi barbari che devi saper coinvolgere, non convincere… La convinzione verrà DOPO, col tempo, dopo essertici relazionato e dopo che li entusiasmi ogni giorno. Ci sono le altre religioni che arrivano a frotte e che non puoi pensare di dire: "ok, ci sono, chi se ne frega: io mi faccio il mio". Anche quelli vanno evangelizzati! E per questo è necessario che il Papa vada lì a Lampedusa a dire: "siamo qui, per voi. Ci siamo! Non per convincervi, ma per esserci. Poi, se questo vi converte, siamo contenti e LO AUSPICHIAMO. Ma intanto siamo qui per Cristo naturalmente, per testimoniarvelo, ma siamo qui per voi, anche se siete musulmani, anche se siete animisti. Siamo qui perché dobbiamo esserci, perché ci teniamo". Per questo facciamo penitenza e vestiamo paramenti viola. Questo è il Papa, che vede lungo, lunghissimo (non come i suoi critici). E invece noi, più che parlare, DI CONCRETO CHE FACCIAMO?
Link all'articolo: http://www.qelsi.it/2013/il-papa-buon-ramadan-a-tutti-ma-che-ce-da-scandalizzarsi/ ".
Ringrazio Filippo dello spunto.
Essere cristiani vuole dire impegnarsi per Dio e per il prossimo e quindi stare in mezzo alla gente.
Effettivamente, siamo in terra sconsacrata.
Ad esempio, secondo le statistiche, qui a Roncoferraro (Mantova) solo il 18% va regolarmente a messa tutte le domeniche e nei giorni di festa.
Eppure, i battezzati sono il 90% della popolazione sul territorio comunale.
Questo dimostra che effettivamente c'è qualcosa che non va.
Oggi, essere cristiani è difficile!
La nostra società è nel buio più totale.
Del testo che è stato portato alla mia attenzione da Filippo è interessante la parte che recita:
"Questo siamo noi. Una società di INDIFFERENTI. Scriviamo su FB (Facebook) o per prendere a pesci in faccia l’"avversario", così ci sentiamo soddisfatti ("eh ho testimoniato! Che bello!": e per chi lo hai fatto? NON TI NASCONDERE!".
E' vero!
Oggi si è delegato tutto alla rete, dalla politica alla religione, passando per i rapporti umani.
Intendiamoci, la rete in sé non è un male!
Anzi, essa può aiutare!
Però, la vita vera è ben altra.
Io, per esempio, sono su Facebook.
Lo uso per la politica, per la cultura e per la religione.
Ho vari contatti e qualcuno dei quali è definito da me "amico".
Tuttavia, io ritengo che l'amicizia vera sia ben altra cosa.
L'amicizia, nel vero senso della parola (la "philia" di cui parla la lettera enciclica di Papa Benedetto XVI "Deus Caritas Est") , è uno scambio di esperienze vere che di certo una chat o uno scambio di e-mail non può rimpiazzare.
Inoltre, io uso Facebook per fare politica.
Tuttavia, fare politica significa, prima di tutto, parlare con la gente.
Ieri sera, per esempio, ho partecipato ad un meeting organizzato dal Comitato di Roncoferraro dell'Associazione Civica Mantovana , in collaborazione con il Circolo "Roncoferraro Giovani e Futuro" (di cui sono segretario), con due rappresentanti degli agricoltori roncoferraresi.
Per me, fare politica, è prima di tutto questo: parlare direttamente con la gente e sentirne le istanze ed i problemi!
La politica, si sa, è una delle forme di carità e non un semplice scontro di partitismo
Anche la religione non può essere delegata solo alla rete.
Io uso questo blog e Facebook per parlare di religione.
Ad esempio, su questo blog riporto le messe.
Tuttavia, io preferisco sentirmi la messa dal vivo e prendere la Comunione e gli altri Sacramenti.
Tra l'altro, qui a Roncoferraro, d'estate la messa vespertina (quella del sabato pomeriggio) si celebra alle ore 16.00 alla Casa di Riposo "Antonio Nuvolari".
Invito tutti coloro che possono venire a venire lì, anche per dare un segno di vicinanza agli anziani che si trovano in quel luogo.
A dire la verità, se potessi tornare indietro, non mi iscriverei a Facebook o almeno non saprei se farlo o meno.
Lo dico alla luce di certi fatti recenti (di cui non parlo pubblicamente) che riguardano una situazione personale.
Termino, dicendo che noi cristiani dobbiamo muoverci!
Mentre noi ce ne stiamo in panciolle, in altre zone i cristiani soffrono.
Giusto in questo momento, ci sono cristiani che muoiono in Egitto.
Certo, non è segno di cristianità abolire il reato di clandestinità.
Essere cristiani significa ben altro.
Cordiali saluti.
Certo, non è segno di cristianità abolire il reato di clandestinità.
Essere cristiani significa ben altro.
Cordiali saluti.
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