Cari amici ed amiche,
questo è uno dei miei post su Facebook:
"I pettegolezzi fanno più male dei pugni.In questa sede, mi permetto di segnalare alcuni comportamenti assurdi di certi miei compaesani che si sono permessi di diffondere sul mio conto dei pettegolezzi che, per l'appunto, sono assurdi. Secondo questi pettegolezzi io sarei un omosessuale, un nullafacente e persino una persona con qualche problemino psichico. A queste persone, io mi sentirei di dire molte cose ma preferisco limitarmi. Io sono uno che si fa gli affari suoi e che non ama spettegolare su questa o su quella persona. A me piace girare in bici. Mi tiene in forma. Il fatto che io sia uno che ama girare in bici e che pensa agli affari propri non fa di me uno problematico. Inoltre, quali prove hanno queste persone della mia presunta omosessualità? Mi hanno mai visto in atteggiamenti intimi con una persona del mio stesso sesso?
Premetto che non sono omosessuale ma se anche lo fossi sarebbero solo affari miei e sarei solo io a dovermela vedere con la mia coscienza. Come disse un Papa del XVI secolo (non Papa Francesco) ognuno è libero di fare ciò che vuole sotto le lenzuola. Sono cattolico e considero l'omosessualità un peccato ma non giudico nessuno perché, anche se non sono omosessuale, io posso peccare anche in maniera peggiore. Il fatto di non essere gay non fa di me una persona più virtuosa di altre che lo sono.
Inoltre, ogni volta che ho lavorato, io mi sono sempre impegnato.
Se io sono un nullafacente, quei "profughi" africani che sono stati messi nella nostra zona e che girano in bicicletta ogni santo giorno cosa sono?
Quindi, questi cari pettegoli dalla lingua lunga e dall'intelletto limitato imparino a non giudicare gli altri, se poi non vogliono essere giudicati.
Prima di mettere in moto la lingua bisogna accertarsi che il cervello sia in funzione. Grazie.".
Purtroppo, io vengo fatto oggetto di pettegolezzi.
Ora, una cosa veramente brutta è proprio il pettegolezzo.
Lo esprimo a prescindere dal fatto che (nel caso specifico) l'oggetto dei pettegolezzi sia io.
Oltre a ciò, vengono anche irrise le mie idee in tema di aborto e di Chiesa, le mie idee politiche e le mie simpatie per Israele.
A tale proposito, però, io voglio farvi leggere un testo la meditazione di Papa Francesco che risale al 2 settembre 2013 e che è intitolata "La minaccia del pettegolezzo".
Vi riporto il testo integrale:
"La lingua, le chiacchiere, il pettegolezzo sono armi che ogni giorno insidiano la comunità umana, seminando invidia, gelosia e bramosia del potere. Con esse si può arrivare a uccidere una persona. Perciò parlare di pace significa anche pensare a quanto male è possibile fare con la lingua.
È profonda la riflessione proposta da Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae, consuetudine ripresa questa mattina, lunedì 2 settembre.
Il Papa ha preso spunto dal racconto del ritorno di Gesù a Nazareth, così come proposto da Luca (4, 16-30) in uno dei brani del Vangelo tra i più «drammatici», nel quale — ha detto il Pontefice — «si può vedere com’è la nostra anima» e come il vento può farla girare da una parte all’altra. A Nazareth, ha spiegato il Papa, «tutti aspettavano Gesù. Volevano trovarlo. E lui è andato a trovare la sua gente. Per la prima volta tornava nel suo Paese. E loro lo aspettavano perché avevano sentito tutto ciò che Gesù aveva fatto a Cafarnao, i miracoli. E quando inizia la cerimonia, come d’abitudine, chiedono all’ospite di leggere il libro. Gesù fa questo e legge il libro del profeta Isaia, che era un po’ la profezia su di lui e per questo conclude la lettura dicendo “Oggi si compie questa scrittura che voi avete ascoltato”».
La prima reazione, ha spiegato il Pontefice, è stata bellissima, tutti lo hanno apprezzato. Poi però nell’animo di qualcuno ha cominciato a insinuarsi il tarlo dell’invidia e ha cominciato a dire: «“Ma dove ha studiato costui? Non è costui il figlio di Giuseppe? E noi conosciamo tutta la parentela. Ma in che università ha studiato?”». E hanno cominciato a pretendere che egli facesse un miracolo: solo dopo avrebbero creduto. «Loro — ha precisato il Pontefice — volevano lo spettacolo: “Fai un miracolo e tutti noi crederemo in te”. Ma Gesù non è un artista».
Gesù non fece miracoli a Nazareth. Anzi sottolineò la poca fede di chi chiedeva lo «spettacolo». Questi, ha notato Papa Francesco, «si sono arrabbiati tanto, si sono alzati e spingevano Gesù fino al monte per buttarlo giù e ucciderlo». Ciò che era iniziato in modo gioioso minacciava di concludersi con un crimine, l’uccisione di Gesù «per la gelosia, per l’invidia». Ma non si tratta solamente di un evento di duemila anni fa, ha evidenziato il vescovo di Roma. «Questo succede ogni giorno — ha detto — nel nostro cuore, nelle nostre comunità» ogni volta che si accoglie qualcuno parlandone bene il primo giorno e poi sempre meno sino ad arrivare al pettegolezzo così quasi da «spellarlo». Colui che, in una comunità, chiacchiera contro un fratello finisce per «volerlo uccidere», ha sottolineato il Pontefice. «L’apostolo Giovanni — ha ricordato — nella prima lettera, capitolo 3, al versetto 15, ci dice questo: colui che odia nel suo cuore suo fratello è un omicida». E il Papa ha subito aggiunto: «noi siamo abituati alle chiacchiere, ai pettegolezzi» e spesso trasformiamo le nostre comunità e anche la nostra famiglia in un «inferno», dove si manifesta questa forma di criminalità che porta a «uccidere il fratello e la sorella con la lingua».
«La Bibbia — ha proseguito il Papa — dice che il diavolo è entrato nel mondo per invidia. Una comunità, una famiglia viene distrutta da questa invidia che insegna il diavolo nel cuore e fa che uno parli male dell’altro». E riferendosi a quanto accade in questi giorni, ha sottolineato che bisogna pensare anche alle nostre armi quotidiane: «la lingua, le chiacchiere, lo spettegolare».
Come costruire dunque una comunità, si è chiesto il Pontefice? Così «com’è il cielo» ha risposto; così come annuncia la Parola di Dio: «Viene la voce dell’arcangelo, il suono della tromba di Dio, il giorno della risurrezione. E dopo questo dice: e così per sempre saremo con il Signore». Dunque «perché sia pace in una comunità, in una famiglia, in un Paese, nel mondo, dobbiamo cominciare a essere con il Signore. E dov’è il Signore non c’è l’invidia, non c’è la criminalità, non ci sono le gelosie. C’è fratellanza. Chiediamo questo al Signore: mai uccidere il prossimo con la nostra lingua e essere con il Signore come tutti noi saremo nel cielo».".
Spero che gli autori dei pettegolezzi si rendano conto del fatto che essi facciano del male alle persone.
Vorrei ricordare che il termine "diavolo" deriva dal vocabolo latino "diabolus", che a sua volta deriva dal greco "diabellein" , ossia "colui che divide" o "calunniatore".
Chi è capace di intendere, intenda!
Cordiali saluti.
Nessun commento:
Posta un commento