25 Dicembre 2016 Messa della Notte di Natale/A dal Vangelo di Luca (Lc 2,1-14)
Gesù nasce in un piccolo e insignificante villaggio della Giudea alla periferia dell’impero, ma la sua nascita scavalca i limiti dello spazio e del tempo e si colloca al centro dell’universo. È Dio che guida la nostra storia e mette in animo a Cesare Augusto (29 a.C.-14 d.C.) di censire la popolazione del suo vasto impero perché il Messia nascesse nella città di Davide. E così Giuseppe, che apparteneva alla famiglia di Davide, insieme a Maria, sua sposa, per sbrigare le pratiche del censimento, dovette spostarsi «dalla città di Nàzaret alla città di Davide chiamata Betlemme». Immaginiamo le difficoltà e i disagi di un viaggio di 130 Km. a piedi e a dorso d’asino, soprattutto per Maria che era incinta. Il viaggio sarà durato almeno una settimana e proprio quando arrivano a Betlemme «si compirono per [Maria] i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio». Gesù nasce nel nascondimento di un ambiente umile e povero ma circondato dall’amore di una mamma premurosa che ha portato con sé il corredino del nascituro e appena nato «lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia», la culla dei poveri. Dopo il racconto della nascita san Luca introduce la scena dei pastori ai quali è annunziata la nascita del Salvatore prima che a qualsiasi altra categoria di uomini perché Dio da sempre predilige i piccoli, gli umili, i poveri. All’umiltà dei destinatari della «buona notizia» corrisponde l’umiltà del segno celeste: «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Ed è questa «umiltà di Dio», che nella notte del 25 dicembre 1223, Francesco d’Assisi fa rivivere a Greccio, dando origine al primo presepe vivente della storia.
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