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giovedì 29 dicembre 2016

Caso Regeni, una svolta

Cari amici ed amiche,

a quasi un anno di distanza, la storia del caso di Giulio Regeni ha avuto una svolta inaspettata.

Come riporta un articolo scritto da Angelo Scarano su "Il Giornale",  Mohamed Abdallah, capo del sindacato egiziano degli ambulanti, ha ammesso di essere un informatore dei servizi segreti e di aver consegnato Giulio Regeni all'Interno, cioè agli uomini che rispondono al presidente Al Sisi, perché "faceva troppe domande".
Io resto sempre dell'idea secondo cui Regeni non avrebbe dovuto recarsi in Egitto.
I tutor dell'Università di Cambridge avevano un orientamento politico contrario a chi oggi governa in Egitto ed avevano mandato lo studente sapendo della situazione.
Lo avevano fatto proprio per cercare di sapere le cose dell'Egitto attraverso il povero Regeni, così da potere fare le loro campagne contro Al Sisi.
Il fatto che Regeni avesse fatto molte domande dimostra ciò.
Il povero Giulio era stato usato da gente che aveva il solo intento di fare una guerra mediatica contro un governo che aveva ritenuto suo nemico.
Certamente, le autorità egiziane avrebbero dovuto rispedire Regeni qui in Italia e la sua morte va ritenuta un fatto gravissimo.
Però, guardiamo in faccia la realtà, ricordando che, per quanto possa essere discutibile,  Al Sisi è comunque un argine contro i fondamentalisti islamici, il quale impedisce all'Egitto di diventare come la Libia, un Paese da cui partono orde di immigrati clandestini.
Cordiali saluti.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.