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domenica 18 dicembre 2016

L'ingenuità può essere peggio della corruzione

Cari amici ed amiche,

oggi, nella trasmissione "L'Arena" di Massimo Giletti si è parlato del caso di Gianfranco Fini e della casa di Montecarlo che era stata donata ad Alleanza Nazionale e che era finita nelle mani del discusso Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, l'attuale moglie di Fini.
All'epoca dei fatti (2010) Fini era presidente della Camera dei Deputati ed aveva detto in un video:

"Se dovesse emergere che l'appartamento di Montecarlo appartiene a Giancarlo Tulliani lascerò la presidenza della Camera".



Effettivamente, la casa era finita nelle mani di Tulliani.
Ora spiego com'erano andate le cose.
L'alloggio, venduto nel 2008 da Alleanza Nazionale (che era il partito di cui Fini era leader) ad una società offshore dell'isola Santa Lucia, per la cifra di 300.000 Euro, risultava affittato con regolare contratto all'imprenditore immobiliare Giancarlo Tulliani, fratello minore della compagna di Fini.
Il 30 luglio era stata presentata una denuncia dall'ex-esponente di Alleanza Nazionale Francesco Storace (che era entrato in rotta con Fini) e la Procura di Roma aveva aperto un fascicolo sulla vicenda, quale atto dovuto: l'indagine è contro ignoti. Con una nota diffusa dalla Presidenza della Camera e stilata in collaborazione con l'avvocato Giulia Bongiorno, l'8 agosto Fini aveva dato la sua versione dei fatti, ma la campagna di stampa aveva continuato ad andare avanti con ulteriori smentite e la raccolta di testimonianze.
Dopo varie traversie, si era scoperto che la casa era effettivamente finita nelle mani di Tulliani.
Infatti, nel 2015 l'immobile di Montecarlo era stato  rivenduto dalla società proprietaria a un imprenditore svizzero a 1,3 milioni di Euro, dopo essere stato messo in vendita alla cifra di un 1,6 milioni di Euro In base ad una inchiesta della procura di Roma, il cognato di Fini avrebbe ricevuto i soldi necessari per l'acquisto della casa di Montecarlo da Rudolf Baetsen, un collaboratore del discusso imprenditore del gioco d'azzardo Francesco Corallo, facendoli transitare per dei conti offshore. Per questo motivo è indagato dalla procura di Roma.
Morale della storia, Fini aveva messo la mano sul fuoco per difendere la sua compagna Elisabetta (che già di per sé era discussa per via della precedente relazione con Luciano Gaucci) e la famiglia di lei, quando quest'ultima aveva fatto effettivamente le cose di cui era stata accusata.
Oggi, Fini dice di essere stato un "coglione". Sono parole testuali.

Lo stesso discorso vale anche per l'attuale sindaco di Roma Virginia Raggi.
Anziché rimuovere tutti coloro che erano stati nei vertici della burocrazia nelle precedenti amministrazioni, Virginia Raggi si è affidata a loro.
Tra questi vi era anche quel famoso Raffaele Marra che è stato arrestato per i legami con il discusso immobiliarista Sergio Scarpellini.
Insomma, il caso di Gianfranco Fini e quello di Virginia Raggi sono due casi umani.
Io non penso che l'uno e l'altra siano disonesti e cattivi.
Non penso neppure che essi abbiano delle responsabilità dirette nelle vicende che li riguardano.
Io penso che siano semplicemente due ingenui.
A volte, l'ingenuità può essere peggio della corruzione.
Infatti, il corruttore fa del male con la consapevolezza di ciò che sta facendo.
L'ingenuo, invece, può fare veramente male senza avere la consapevolezza di ciò che sta facendo.
Cordiali saluti. 

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Ringrazio un caro amico di questa foto.