leggete l'articolo scritto dal professor Massimo Introvigne su "La Nuova Bussola Quotidiana" che è intitolato "L'Irlanda dice sì al matrimonio gay Ma è stato un referendum a carte truccate":
Dell'articolo è interessante questo pezzo:
"La vittoria del «sì» al «matrimonio» fra persone dello stesso sesso in Irlanda, ampiamente prevista, costituisce una lezione per chi difende la famiglia in altri Paesi, e deve indurre sia le organizzazioni pro family sia le comunità religiose contrarie al «matrimonio» omosessuale a riflettere sugli errori da non commettere. Nello stesso tempo – dal momento che nessuno ha il coraggio di dirlo – occorre spiegare che in Irlanda una gravissima scorrettezza del governo ha sostanzialmente truccato la consultazione referendaria.
Cominciamo da quest’ultima affermazione, che può apparire forte ma corrisponde alla realtà. In tutti i Paesi dell’Europa Occidentale i sondaggi in tema di coppie omosessuali – che pure sono un campo di battaglia, dove tutto dipende da come si fanno le domande e a chi – danno due risultati costanti. Primo, la maggioranza degli europei occidentali – diversa è la situazione all’Est – è favorevole al riconoscimento di una serie di diritti e doveri da far discendere dal fatto della convivenza omosessuale: visita al convivente in carcere e in ospedale, subentro nel contratto di affitto, una certa protezione in caso di morte del convivente.
Questo giornale ha spiegato molte volte – ora se ne accorgono anche altre testate, e ci fa piacere – che questi diritti in Italia ci sono già, ma la situazione varia da Paese a Paese. Secondo: la maggioranza degli europei, anche in Occidente, è contraria alle adozioni omosessuali. Vuole che i bambini crescano con un papà e una mamma, e non con due papà senza mamma e con due mamme senza papà. Si aggiunge che la stragrande maggioranza è contraria all’utero in affitto.
Ne consegue che in qualunque campagna politica o referendaria sulle unioni omosessuali l’argomento più forte e convincente è: «Attenzione: se passa il “matrimonio” omosessuale, anche nascosto sotto nomi eufemistici come fa in Italia il disegno di legge Cirinnà, le adozioni omosessuali verranno di conseguenza – e seguirà anche l’utero in affitto». Anche in Irlanda, quando si cominciò a discutere di «matrimonio» omosessuale, quello delle adozioni era l’argomento che più impressionava l’opinione pubblica, e dava ai sostenitori del «no» serie speranze di prevalere. Queste speranze furono rafforzate nel 2013 dalla sentenza «X contro Austria» della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale affermava a chiare lettere che nessun Paese europeo è obbligato a introdurre il «matrimonio» o le unioni civili omosessuali – non è vero che «lo impone l’Europa» – ma che, se le introduce, non può poi discriminare le coppie omosessuali rispetto a quelle formate tra un uomo e una donna in materia di adozioni. Certo, spiegare gli arcani della giurisprudenza europea all’opinione pubblica non è facile.
Ma il messaggio stava passando in Irlanda, come dovrebbe passare in Italia: attenzione, se al referendum vince il «sì» al matrimonio omosessuale – in Italia possiamo dire «se passa la legge Cirinnà» - arriveranno anche le adozioni e l’utero in affitto. E, siccome la maggioranza degli elettori in Irlanda era contraria alle adozioni, ogni persona convinta della verità di questa tesi diventava un votante per il «no».
Il governo irlandese – ed entrambi i principali partiti politici del Paese – erano tanto favorevoli al «matrimonio» omosessuale da espellere dalle proprie fila i contrari. Hanno pertanto trovato un metodo semplicissimo per garantirsi la vittoria al referendum: con la forza dei numeri in parlamento hanno introdotto l’adozione omosessuale prima del referendum. A tempo di record il governo ha introdotto nel gennaio 2015 una legge che consente alle coppie omosessuali – sposate o non sposate non importa, e all’epoca il «matrimonio» ovviamente non c’era ancora – il pieno diritto a ogni tipo di adozione, l’ha fatta approvare alla Camera in febbraio e al Senato in marzo. È diventata legge il 6 aprile 2015. Ecco dunque smontato il principale argomento della campagna contro il «sì» al «matrimonio» omosessuale: «volete votare no perché siete contrari alle adozioni? Ma le adozioni ci sono già, e continueranno a esserci comunque vada il referendum». Per non farsi mancare nulla, il governo aveva anche annunciato una legge per «regolamentare» l’utero in affitto, precisando che anche questa legge non sarebbe stata minimamente influenzata dai risultati del referendum.
Ma ecco anche truccato – non mi riesce di trovare un’altra parola – il referendum. Su un tema che divideva così profondamente gli irlandesi, il governo aveva annunciato qualche cosa di nuovo rispetto al resto del mondo: sarebbe stato il popolo a decidere con referendum. Bellissimo. Solo che il cuore del referendum – dal punto di vista sociologico e politico, non ovviamente da quello giuridico e culturale, perché la dottrina sociale della Chiesa e il buon senso condannano il «matrimonio» omosessuale anche senza adozioni – erano le adozioni. Quando l’idea del referendum è stata proposta, «matrimonio» e adozioni formavano un insieme politicamente indissolubile. Con la legge del 6 aprile 2015, la materia delle adozioni è stata sottratta alla volontà dei cittadini e decisa prima del referendum e per legge. Se questo non è svuotare il referendum della sua sostanza, mi chiedo che cosa sia.
Infatti, che cosa restava da decidere agli irlandesi? Solo se le unioni civili fra persone dello stesso sesso, introdotte in Irlanda nel 2010, dovessero chiamarsi «matrimoni» o no. Le unioni civili irlandesi, come quelle che esistevano in Inghilterra prima che cambiassero nome in «matrimonio» nel 2013 e come quelle che vuole introdurre in Italia il disegno di legge Cirinnà, erano in tutto uguali al matrimonio, salvo l’adozione. Introdotta l’adozione per legge, le unioni civili in Irlanda erano assolutamente identiche al matrimonio in tutto, tranne che nel nome. Certo, i sostenitori del «no» al referendum si sono sgolati a ripetere che i nomi sono importanti. Ma una cosa è votare sulla sostanza delle cose, un'altra sul nome. Il referendum irlandese del 22 maggio lasciava ai cittadini la possibilità di decidere solo sul nome. Non sul resto.".
Massimo Introvigne |
Che il referendum sui matrimoni gay che c'è stato in Irlanda sia stato fatto a carte truccate si vede lontano un miglio.
Il professore Introvigne ha scritto delle cose ovvie.
Noi ci troviamo di fronte ad una minoranza (un insieme di lobbies) che (pur rappresentando un pensiero minoritario) è bene organizzata (per esempio) a livello di intellettuali, di mass media, di partiti e di gruppi finanziari ed industriali.
Questa minoranza riesce così ad agire come se fosse maggioranza.
Pensiamo al caso dei preti pedofili in Irlanda.
Che la pedofilia debba essere condannata è ovvio.
Però, va detto che tale scandalo sia stato cavalcato per screditare la Chiesa cattolica in Irlanda.
A livello mediatico la cosa è stata ingigantita, come se la maggioranza dei preti praticasse la pedofilia, quando in realtà non è così.
Inoltre, il caso dei preti pedofili è stato trattato come se la pedofilia fosse una cosa esclusiva degli ecclesiastici.
Perché (per esempio) non si è parlato (e tuttora non si parla) di quello che accade in certe comunità islamiche in cui fanno sposare delle bambine a degli uomini vecchi?
Questa non è pedofilia, esattamente come quella che praticano quei preti indegni che sono una minoranza e che con quel peccato (che è anche reato) insozzano il loro abito?
Evidentemente, c'è stato un attacco contro la Chiesa.
Inoltre, i partiti, si sa risentono dei consensi.
Il caso delle dimissioni (che il più delle volte sono "spintanee" che spontanee) di esponenti politici irlandesi dai loro partiti è la dimostrazione del fatto che queste lobbies premano su di essi "ricattandoli" sui consensi.
Ora, sulle "unioni civili" va detta un'altra cosa.
Le "unioni civili" sono di per sé delle forme surrogate di matrimoni poiché ad esse sono equiparate.
E' la classica "rivoluzione a marcia lenta" di cui parla il libro "Rivoluzione e Controrivoluzione" del professor Plinio Correa de Oliveira.
In poche parole, si dice che le unioni civili non siano matrimoni ma che semplicemente sono alcuni diritti dati agli omosessuali ma poi si arriva piano piano a renderle eguali ai matrimoni.
Alla fine, si arriva alle adozioni di figli da parte delle coppie gay.
Così, la famiglia è distrutta.
Quindi, bisogna essere attenti.
Coloro che sono contro i matrimoni gay sono maggioranza ma non sono organizzati.
Coloro che sono favorevoli ai matrimoni gay sono minoranza ma sono bene organizzati.
Questo fa la differenza.
Cordiali saluti.
In molti paesi una larghissima fetta dellla popolazione è favorevole ai matrimoni fra persone dello stesso sesso, dire che si tratta solo di minoranze ben organizzate è fasullo. Come ha detto il vescovo di Dublino, prendete atto della realtà, gli anni 50 sono finiti da un pezzo.
RispondiEliminaA parte il fatto che io la penso come il cardinale Burke, la invito a leggere questo articolo http://www.tempi.it/gay-potente-america-sondaggi-tribunali-nozze-omosex#.VWQUqNLtmko.
RispondiEliminaErgo, i sondaggi non sempre dicono il vero.
Esercitarsi ad essere testimonianza tangibile, silenziosa, e pur eloquente, di amore per la castità del cuore, della mente, del corpo di conseguenza, vivendo da cristiani .. cristici.
RispondiEliminaIn politica occorrono persone credibili al di sopra di ogni sospetto e scandalo ... occorre educare le generazioni nascenti a ricordare le virtù dei padri della Chiesa
Occorre questo.
RispondiEliminaTuttavia, bisogna anche farsi sentire.
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