l'amica Francesca Padovese ha messo sul suo blog "Stand Up and Fight" un articolo preso da "La Nuova Bussola Quotidiana" che è intitolato "Cristiani in Iraq, una doppia catastrofe".
Ringrazio Francesca, che dà spunti interessanti anche per questo blog.
L'articolo inizia in questo modo:
"È ormai evidente che ai cristiani iracheni, insieme ad altre minoranze, è stato inferto un colpo mortale al cuore delle loro vite e della loro esistenza, attraverso la cacciata di centomila cristiani con la forza, o rubando i loro possedimenti, i soldi, i documenti, o occupando le loro case. E questo solo per essere cristiani!
Ho visitato i campi profughi nelle province di Erbil e Dohok e quello che ho visto e ascoltato è oltre ogni immaginazione!
Dal 6 agosto a oggi non si è vista ancora una soluzione concreta immediata per la crisi che abbiamo di fronte. Non solo: continua il flusso di fondi, armi e combattenti per lo Stato Islamico. Malgrado stiamo vivendo una campagna organizzata di eliminazione dall’Iraq, la coscienza del mondo non è ancora pienamente consapevole della gravità della situazione.
Ora è già iniziata la seconda fase del disastro: la migrazione di queste famiglie in diverse parti del mondo: in questo modo si svuota la storia, l’eredità e l’identità di questo popolo.
Sfollamento e migrazione hanno un grande impatto su di noi, sia per i cristiani che per i musulmani. L’Iraq sta perdendo una componente insostituibile della sua società, quella cristiana; quindi comincia la scomparsa di una tradizione autentica!".
Il problema è evidente.
Noi ci troviamo di fronte ad un terrorismo islamico sempre più aggressivo.
Questo terrorismo punta a distruggere tutto ciò che non è islamico e si diffonde anche attraverso la rete.
I suoi metodi ricordano quelli del nazismo.
Noi ci troviamo di fronte ad una simile minaccia ma la comunità internazionale dorme di fronte ai soprusi perpetrati dai terroristi.
I cristiani in Iraq (e in Medio Oriente) stanno pagando il prezzo di questa latitanza della comunità internazionale.
Anzi, tra noi c'è anche ci cerca il dialogo con i terroristi.
Una cosa del genere non solo non è ammissibile ma è un punto a favore dei terroristi.
Per loro, il dialogo è segno di una nostra resa.
In tale senso, anche il riconoscimento della Palestina da parte dello Stato di Città del Vaticano può essere interpretato dai terroristi in questo modo.
Cordiali saluti.
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