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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 25 maggio 2015

In divisa ma incapaci di agire



Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo di copertina scritto di "Panorama" che è stato scritto da Giorgio Sturlese Tosi e che è stato intitolato "In divisa con le mani legate".
L'articolo inizia così:

""Meglio un brutto processo che un bel funerale" .
Era il matto che, vent'anni fa, veniva insegnato agli allievi delle scuole di Polizia.
Oggi, il primo obiettivo è evitare il processo.
Il dibattito parlamentare sull'imminente introduzione del reato di tortura, con il suo carico di articoli ambigui e capaci di criminalizzare un banale colpo di manganello inferto ad un black bloc che resiste all'arresto, la condanna della Corte di Strasburgo ed il decreto svuotacarceri, stanno influendo drasticamente sul modo di pensare, e di lavorare, dei 93.500 poliziotti e dei 103 mila carabinieri".

A prescindere dal motivo della condanna dell'Italia da parte della Corte di Strasburgo, i fatti avvenuti nel 2001 nella Scuola "Armando Diaz" di Genova, una cosa va detta.
Che la tortura debba essere condannata è cosa ovvia ma qui in Italia si tende a passare da un  estremo all'altro.
La tortura non può essere accettata.
Però, la legge che il Governo vuole fare approvare dal Parlamento rischia di fare passare per tortura anche una semplice manganellata data da un poliziotto ad un facinoroso esponente dei centri sociali che spacca una vetrina o a un tifoso esagitato che resiste ai pubblici ufficiali.
I nostri carabinieri ed nostri poliziotti hanno paura di agire.
La dimostrazione di ciò c'è stata.
Basti pensare a quello che è accaduto a Milano ove i poliziotti volevano intervenire per fermare i facinorosi esponenti dei centri sociali che spaccavano le vetrine e compivano ogni atto di violenza ed i loro capi li hanno fermati.
Qui noi rischiamo di trovarci con gente che compie ogni nefandezza e con una polizia che rischia di essere processata se cerca di fermarla.
Addirittura, come riporta "Il Giornale", la sinistra vuole proporre l'imposizione dei numeri identificativi sui caschi dei poliziotti.
Così, un poliziotto che magari cerca di fermare un black bloc può essere meglio identificato, processato e mandato in galera con più facilità mentre il black bloc potrà continuare a spaccare le vetrine dei negozi e a bruciare le automobili,
Sono stato ironico ma non c'è niente da ridere.
Anzi, c'è da piangere.
Si vuole rendere la polizia incapace di agire.
Cordiali saluti.


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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".