Cari amici ed amiche,
in Siria la situazione peggiora di giorno in giorno.
L'ISIS sta per prendere anche Palmyra.
Leggete queste parole riportate sulla pagina di Facebook di Magdi Cristiano Allam:
"ISABELLA MECARELLI - Era previsto: l’avanzata dell’Isis verso Palmira, l’ingresso delle sue truppe in uno dei centri più carichi di storia del Medio Oriente, ma che è anche parte integrante della “nostra” storia, di noi occidentali. Ed ora tremiamo: Palmira è stata la culla di una civiltà che ha saputo contaminare, incrociare, fondere, elementi culturali dei popoli più avanzati dell’antichità, un sito da salvaguardare gelosamente, da conservare per i posteri, che irradia una luce tutta particolare, non solo fisica, quando i suoi monumenti sono investiti dal sole radente del mattino o dagli ultimi raggi del tramonto, perché effonde anche un’aura tutta spirituale, direi quasi morale.
Che succederà adesso? Assisteremo a un nuovo scempio, come tanti altri cui i jihadisti dell’Isis ci hanno quasi fatto abituare? Altre colonne abbattute, monumenti rasi al suolo, che un tempo sono stati tirati su amorevolmente, con un lavoro certosino, da archeologi appassionati?
Ho avuto la fortuna di visitarla nel lontano 1978, quando ancora era possibile viaggiare in quelle zone desertiche da semplici turisti, accolti da una popolazione ospitale e sono andata a rivedere i miei appunti di viaggio, di quel viaggio memorabile che mi ha portato quell’estate in giro per il deserto siriano, in quei luoghi oggi fra i più tormentati della terra.
Partita da Homs, imboccai la via del deserto, quella che conduceva dritta a Palmira, la favolosa città della regina Zenobia. Il manto stradale era costellato di cunette e avvallamenti, per nulla confortevole, specie se paragonato alle comode scorrevoli autostrade del Sahara algerino, dall’asfalto quasi levigato. Lì nel deserto siriano, invece, sembrava di avanzare sulle montagne russe e lungo la strada non transitava nessuno, era anch’essa deserta.
Giunsi di notte e il giorno dopo mi svegliai prestissimo. Dalla finestra uno spettacolo magico: archi e colonnati, disseminati nella valle, investiti dai raggi rosei dell’alba, apparivano in tutto il loro splendore. Il sole radente conferiva una armoniosa plasticità alle rovine, che si stagliavano con un netto profilo contro l’azzurro terso del cielo. Colsi l’incanto di quel momento passeggero, consapevole che nel giro di poche ore tutto sarebbe sbiadito, appiattito dalla luce accecante del mezzogiorno.
Mi trovavo in una conca desertica: al centro dell’avvallamento giaceva Palmira, delimitata da alture, su una delle quali si ergevano le rovine di un castello arabo. Ero impaziente di penetrare nel vivo di quella che pareva una scenografia di teatro. L’aria ancora frizzante acuiva le mie sensazioni, facendomi assaporare più lucidamente tanta bellezza.
Il fascino di Palmira non sta solo nel ricordo del suo passato splendore, nella suggestione che evoca la consapevolezza della sua storia. Sarebbe estremamente attraente anche per chi ignorasse ciò che questo centro ha rappresentato nell’antichità, per chi non conoscesse la leggenda dell’eroica Zenobia, la regina che a lungo tenne testa alle legioni romane, finché non fu sconfitta e condotta a Roma in catene per abbellire e rendere più completo il trionfo dell’imperatore Aureliano.
Entrai attraverso l’arco a tre fornici, percorsi la celebre via colonnata, grandiosa, elegantissima, proprio unica fra i monumenti dell’età classica. Da una certa prospettiva quella strada centrale appariva come una selva infinita di colonne, tutte dotate nella parte alta di mensole, che in passato sorreggevano statue di bronzo o di marmo.
La fantasia lì si impadronisce del visitatore, perché è talmente facile immaginarsi come doveva apparire nella sua integrità questa città mirabilmente raffinata. Gli archeologi avevano rimesso in piedi buona parte del colonnato, ma stavano ancora lavorando, perché solo una piccola parte dell’abitato era venuta alla luce; il resto era ancora celato gelosamente sotto la sabbia.
Il tetrapilon, il grande quadriportico all’incrocio delle due strade principali che si intersecano ad angolo retto, era stato ricostruito. Nelle zone restanti, fra rovine che comparivano allo stato caotico, spiccavano un paio di tempietti, il tempio maggiore dedicato a Baal e la scena del teatro. Tanta confusione era dovuta non solo all’implacabilità del tempo, ma anche al fatto che Aureliano, non pienamente soddisfatto della vittoria, fece pure radere al suolo la città per punirne gli abitanti che avevano osato ribellarsi contro l’Impero.
In una valletta appartata, a ridosso del colle dominato dal castello, sorgevano curiosi edifici, delle torri massicce ed elevate; parevano resti di una cinta muraria, ma non lo erano: si trattava invece di tombe che ospitavano gli antichi cittadini di Palmira. Le stele funerarie che le contrassegnavano si potevano ammirare nel museo locale. Erano sculture dallo stile molto originale, che, basandosi su soggetti ispirati alla tradizione romana, sovrapponevano ad essi forti influssi orientali, riconoscibili nelle ieratiche espressioni dei volti umani e nell’accuratezza dei particolari ornamentali.
Rimarrà tutto questo? Gli archeologi hanno già tratto in salvo molti reperti, dato il pericolo incombente, ma si sa che la violenza inflitta dalla barbarie dell’Isis non ha limiti e solo l’idea che quel patrimonio dell’umanità possa essere oggetto di scempio, dà luogo a una tristezza infinita.".
A Palmyra (o Palmira) ci sono i monumenti risalenti all'Antica Roma.
Purtroppo, ora la città ed il sito archeologico sono in mano all'ISIS.
L'ISIS vuole distruggere il sito archeologico che "non essendo legato all'Islam" è visto come "segno di corruzione".
Una cosa del genere va impedita.
L'ISIS non è diversa da regimi totalitari e criminali come quello nazista o quello comunista.
Ricordiamoci, per esempio, degli orribili roghi dei libri "non consoni al sentire del regime" che i nazisti facevano in Germania.
Pensiamo anche alla distruzione della cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca che avvenne per mano del regime di Stalin il 5 dicembre 1931.
Non c'è alcuna differenza tra questi due eventi molto tristi che ci furono nel passato ed il truce e criminale progetto che l'ISIS si sta proponendo di portare avanti.
Anzi, stando alle recenti notizie, pare che l'ISIS abbia già iniziato quest'opera di distruzione.
La comunità internazionale prenda una posizione netta ed agisca senza se e senza ma.
Se stessimo zitti di fronte a questo scempio, noi tutti saremmo complici di quei criminali che vogliono portare avanti questo folle progetto.
Io non sto zitto.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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