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lunedì 13 aprile 2015

Genocidio armeno, scontro Papa-Turchia



Cari amici ed amiche,

dei testi del discorso e dell'omelia di Papa Francesco nella messa che era stata celebrata domenica per i fedeli armeni riporto questa parte:

SALUTO DEL SANTO PADRE FRANCESCO ALL'INIZIO DELLA CELEBRAZIONE

Cari fratelli e sorelle armeni,
cari fratelli e sorelle!

In diverse occasioni ho definito questo tempo un tempo di guerra, una terza guerra mondiale ‘a pezzi’, in cui assistiamo quotidianamente a crimini efferati, a massacri sanguinosi e alla follia della distruzione. Purtroppo ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi –, oppure costretti ad abbandonare la loro terra.

Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: “A me che importa?”; «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9; Omelia a Redipuglia, 13 settembre 2014).

La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come «il primo genocidio del XX secolo» (Giovanni Paolo II e Karekin II, Dichiarazione comune, Etchmiadzin, 27 settembre 2001); essa ha colpito il vostro popolo armeno – prima nazione cristiana –, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi. Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo. E più recentemente altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia. Eppure sembra che l’umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente. Sembra che l’entusiasmo sorto alla fine della seconda guerra mondiale stia scomparendo e dissolvendosi. Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore; e così ancora oggi c’è chi cerca di eliminare i propri simili, con l’aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori. Non abbiamo ancora imparato che “la guerra è una follia, una inutile strage” (cfr Omelia a Redipuglia, 13 settembre 2014).

Cari fedeli armeni, oggi ricordiamo con cuore trafitto dal dolore, ma colmo della speranza nel Signore Risorto, il centenario di quel tragico evento, di quell’immane e folle sterminio, che i vostri antenati hanno crudelmente patito. Ricordarli è necessario, anzi, doveroso, perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!

Vi saluto con affetto e vi ringrazio per la vostra testimonianza.

Saluto e ringrazio per la sua presenza il Signor Serž Sargsyan, Presidente della Repubblica di Armenia.

Saluto cordialmente anche i miei fratelli Patriarchi e Vescovi: Sua Santità Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di Tutti gli Armeni; Sua Santità Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia; Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX, Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici; e i due Catholicossati della Chiesa Apostolica Armena e il Patriarcato della Chiesa Armeno-Cattolica.

Con la ferma certezza che il male non proviene mai da Dio, infinitamente Buono, e radicati nella fede, professiamo che la crudeltà non può mai essere attribuita all’opera di Dio e, per di più, non deve assolutamente trovare nel suo Santo Nome alcuna giustificazione. Viviamo insieme questa Celebrazione fissando il nostro sguardo su Gesù Cristo Risorto, Vincitore della morte e del male!



Ora, queste parole hanno creato tensione con la Turchia che accusa il Papa di avere preso una posizione politica.
La Turchia nega il genocidio armeno.
A mettere altro pepe ci ha pensato anche Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha detto che il governo non può prendere posizione ufficiale in merito alla questione e che un governo non può stabilire quale evento sia da definire genocidio.
A Gozi vorrei dire che la Shoah fu un un genocidio, come lo furono uccisione degli italiani nelle foibe in Venezia Giulia e in Istria e come lo fu quello che accadde agli Armeni all'inizio del secolo scorso.
Fu genocidio anche quanto accaduto agli ebrei in Renania nel 1095, come quello che accadde a Costantinopoli nel 1453.
Con il termine "genocidio" si intende definire l'eliminazione fisica o sottomissione di un gruppo etnico, razziale o religioso.
Questo lo dice l'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Io non capisco il governo che ha timore di dire che quello che accadde nell'Impero Ottomano nel 1894 e nel 1915.
Dai turchi dell'epoca, gli Armeni erano visti come una minaccia.
Infatti, secondo loro (i turchi dell'epoca) gli Armeni avrebbero complottato con la Russia per farle conquistare Costantinopoli, in quanto cristiani ortodossi.
Questa teoria non fu diversa dalle assurde che erano in voga nella Germania nazista contro gli ebrei.
Questo dimostra la doppiezza del nostro governo.
Evidentemente, si vuole a tutti costi che la Turchia entri nell'Unione Europea.
Il problema è che la Turchia deve diventare una vera democrazia e deve accettare di riconoscere anche il genocidio armeno.
Il massacro degli Armeni non può essere definito altrimenti.
Papa Francesco ha detto che la Chiesa deve usare il linguaggio della franchezza.
Io sono d'accordo.
Cordiali saluti.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.