A proposito di blocco navale

Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo del quotidiano "Il Giornale" che è intitolato "L'Australia insegna: militarizzare i mari".
L'Australia è un Paese ricco, dotato di abbondanti risorse naturali e di un sistema molto favorevole alla creazione d'impresa: queste lontane terre, sono da sempre meta e desiderio di migliaia di aspiranti immigrati. Molti di questi possono entrare regolarmente, grazie ad un sistema relativamente flessibile che permette a cittadini di alcuni paesi, di vivere in Australia per un periodo limitato di tempo, tale da permettere la ricerca di un lavoro. Alla scadenza del visto, però, non esistono eccezioni. Senza uno "sponsor", quindi un'azienda che proponga un vero contratto di lavoro, l'immigrato è espulso dal continente, senza deroghe. Questa misura si applica all'italiano, così come al cittadino del Regno Unito, o della Corea del Sud. L'Australia, come ogni economia in crescita, ha bisogno dell'immigrazione, ma alle sue condizioni.
Quindi, parlare di espulsioni facili e blocchi navali non è un'eresia.
Una persona vuole andare in Australia?
Può farlo ma deve essere in regola e deve avere un lavoro regolare.
Sono pronto a scommettere quello che si vuole scommettere che i "pacifisti", i "no global", i "cattocomunisti" (i cattolici che hanno sostituito Gesù Cristo con Che Guevara) e gli "antifascisti" italiani si mettono a dire: "L'Australia è un Paese fascista!".
Io rispondo dicendo che l'Australia non è un Paese fascista ma che è un Paese assennato e che ragiona con il buon senso.
L'immigrazione clandestina non porta nessuna crescita ed anzi destabilizza il Paese che accoglie gli immigrati.
Quei 750 morti dovrebbero essere sulla coscienza dei vari "cattocomunisti", "antifascisti" e "no global" italiani che incoraggiano ogni giorno l'immigrazione clandestina.
Guardate il video che è stato diffuso dal governo australiano.
Cordiali saluti.