leggete l'articolo del sito dell'Unione dei Cristiani Cattolici Razionali che è intitolato "Passione, morte e risurrezione di Gesù: fatti accertati anche dalla storia".
La storia dà ragione a noi cristiani.
Vi consiglio di leggere questa parte dell'articolo:
"ULTIMA CENA. L’ultima cena tra Gesù i suoi discepoli non è oggetto di discussione tra gli studiosi, si accetta la sua storicità ma solitamente ci si divide sul fatto se sia stata o meno un banchetto pasquale. Questo perché i sinottici sembrano apparentemente affermare che Gesù volle celebrare la pasqua ebraica, al contrario di quanto riporta il Vangelo di Giovanni. Il prof. Meier, nel suo celebre “Un ebreo marginale”, ha tuttavia evidenziato che non c’è nessuna contraddizione tra le due fonti perché «se si separano dai racconti sinottici della passione i riferimenti, posteriori o redazionali, alla pasqua presenti attualmente, comprendiamo che l’ultima cena nella tradizione sinottica soggiacente non è un banchetto pasquale analogamente a quanto avviene per l’ultima cena nel vangelo secondo Giovanni» (p. 397). Gesù, infatti, non celebrò la Pasqua ebraica con i suoi discepoli durante l’ultima cena ma, sentendosi braccato dalle autorità ebraiche e romane, «organizzò un solenne banchetto d’addio con la cerchia più intima dei suoi discepoli immediatamente prima della pasqua […] nella casa di qualche sostenitori benestante di Gerusalemme il giovedì verso il tramonto, quando cominciava il quattordicesimo giorno di nisan […]. Se ammettiamo la fondamentale storicità del racconto eucaristico, dobbiamo ammettere che Gesù nell’ultima cena disse alcune cose sorprendenti e senza precedenti che non possono essere spiegatesemplicemente ipotizzando il contesto di un banchetto rituale giudaico […], non sorprende che quanto fece durante il suo ultimo banchetto con la cerchia più intima dei suoi discepoli non coincida esattamente con nessuno rito religioso convenzionale del tempo». Questo è uno dei diversi casi con i quali solitamente si dimostra che il Vangelo di Giovanni, seppur scritto posteriormente e basato su altre fonti indipendenti, spesso risulta essere più affidabile storicamente rispetto ai sinottici.
TRADIMENTO DI GIUDA. Il processo a Gesù inizia in seguito al tradimento da parte di Giuda, secondo il prof. Ehrman, «ci sono ottime ragioniper credere che Gesù sia stato tradito da uno dei suoi discepoli, Giuda Iscariota. Ovviamente, il dato è attestato da una molteplicità di tradizioniindipendenti: il Vangelo di Marco, la Fonte M, il Vangelo di Giovanni e il libro degli Atti. Inoltre, la tradizione sembra soddisfare il criterio della dissomiglianza e non dà l’idea di essere un’invenzione cristiana successiva» (B.D. Ehrman, “Did Jesus Exist?”, HarperCollins Publishers 2012 p. 335).
PROCESSO A GESU’. Per quanto riguarda la descrizione analitica del processo, il prof. Ehrman fatica a trovarlo storicamente affidabile in quantonon c’è nessun testimone nei Vangeli che affermi di aver assistito in prima persona agli eventi descritti (non la pensano così celebri studiosi, come N.T. Wright). Quello su cui può pronunciarsi, tuttavia, è il motivo per cui venne messo in croce: «Un elemento anomalo dei racconti evangelici che narrano la morte di Gesù è che Pilato l’abbia condannato alla crocifissione per essersi definito “re dei giudei”. L’attestazione è multipla e presente in tutte le tradizioni, inoltre soddisfa il criterio della dissomiglianza, perché, da quanto ne sappiamo, è un appellativo che i primi cristiani non usarono mai per riferirsi a Gesù. Non possono aver fabbricato ad arte l’accusa che gli fu effettivamente rivolta, e sembra probabile sia stato quello il suo crimine» (p. 336).
EPISODIO DI BARABBA. Pilato, indeciso sul da farsi, domanda alla folla se preferisce liberare Gesù o Barabba, noto malfattore della città. E’ un episodio molto conosciuto, soddisfa il criterio della molteplice attestazione e, secondo il prof. Meier e molti altri studiosi, «è uno dei più antichi strati del primitivo racconto della passione» (p. 399). E’ giusto per questo considerare la sua alta probabilità storica, sopratutto dopo che numerosi studiosi -come Richard L. Merritt- hanno rilevato che nel mondo antico era abbastanza diffuso l’uso di liberare qualche prigioniero in occasione delle feste. Il prof. N.T. Wright, tra i principali studiosi del Nuovo Testamento del mondo anglosassone, ha sostenuto -tramite i testi dello storico romano Tito Livio- la certezza storica dell’uso di liberare prigionieri a Pasqua. I governatori romani si comportavano così per accontentare le folle e mostrare rispetto verso le feste ebraiche (N.T. Wright, “Gli ultimi giorni di Gesù”, San Paolo 2010, p.28).
CROCIFISSIONE. Nessuno studioso serio nega la storicità della crocifissione di Cristo, il prof. Ehrman ha infatti spiegato che «è assai improbabile che i primi seguaci di Gesù, essendo ebrei palestinesi, abbiano inventato di sana pianta l’idea del messia crocifisso, il criterio della dissomiglianza è perciò soddisfatto. L’asserzione trova molteplici attestazioni in tutte le nostre tradizioni (Vangelo di Marco, Fonti M e L, Vangelo di Giovanni, epistole paoline, testi di Giovanni Flavio e di Tacito). Se ciò di cui siamo alla ricerca sono solide probabilità, questa è una tradizione che vanta un alto grado di probabilità. Gesù è stato crocifisso!» (p. 191).
MORTE E SEPOLTURA. Per quanto riguarda la datazione, possiamo dire che la data più probabile della morte di Gesù secondo la maggioranza degli studiosi è il 7 aprile del 30 d.C., i motivi sono diversi e accenniamo soltanto al fatto che si è arrivati a questa conclusione sopratutto scartando le ipotesi meno probabili (il confronto solitamente avviene tra il 29, il 30, il 32 e il 33 d.C.). Il prof. Ehrman ha riconosciuto che, grazie alle lettere paoline scritte verso la metà degli anni Trenta, le notizie sui fatti che hanno caratterizzato la morte e la sepoltura di Gesù così come li conosciamo oggi, «risalgono probabilmente a un paio di anni circa dopo la morte di Gesù» (p. 132), ovvero vicinissime agli eventi. Secondo il prof. Jacob Kremer, ritenuto il più importante biblista del 20° secolo, «la maggior parte degli esegeti considera saldamente affidabili le dichiarazioni bibliche relative al sepolcro vuoto» (J. Kremer, “Die Osterevangelien Geschichten um Geschichte”, Katholisches Bibelwerk 1977, pp. 49-50). Il prof.Raymond Brown, docente emerito presso l’Union Theological Seminary di New York, ha più volte mostrato l’alta probabilità storica della sepoltura organizzata da Giuseppe d’Arimatea, «dal momento che una creazione cristiana immaginata dal nulla sul fatto che un membro Sinedrio ebraico abbia fatto una cosa così onorevole è quasi inspiegabile, conoscendo l’ostilità nei primi scritti cristiani verso le autorità ebraiche, responsabili della morte di Gesù. Mentre l’alta probabilità non corrisponde a certezza, non vi è nulla nelle fonti pre-evangeliche sulla sepoltura di Gesù da parte di Giuseppe d’Arimatea che potrebbe non farla considerare storica» (R. Brown, “The Death of the Messiah”, 2 vols. Garden City 1994, 1240-1241).
RISURREZIONE. Abbiamo mostrato qualche tempo fa che c’è la possibilità di avanzare prove indirette a conferma della storicità della risurrezione di Gesù, mentre per quanto riguarda le prove dirette occorre riconoscere che in linea generale i miracoli possono essere affermati con certezza per sola fede. «Benché sia un avvenimento reale avvenuto a Gesù Cristo», ha spiegato il prof. Meier, l’evento della risurrezione «non è avvenuto nel tempo e nello spazio e perciò non dovrebbe essere chiamato storico» (p.186). Possiamo però approcciarci ad esso indirettamente attraverso vari argomenti: è noto agli storici, ad esempio, che quello della risurrezione di Cristo è un racconto molto antico, come spiegato dalprof. Ehrman quando ha ammesso la testimonianza di esso nelle lettere di San Paolo, scritte prima dei Vangeli. Lo studioso americano ha inoltre usato numerose pagine contro i negatori della storicità dei Vangeli, spiegando che l’evento della risurrezione da loro descritto è unico e originale in tutta la storia della letteratura precedente: «La morte e la resurrezione di Gesù sono un evento unico, tra le antiche divinità del Vicino Oriente non si riscontra nulla di simile. Chiunque pensi che Gesù si stato plasmato prendendo a modello tali divinità deve portare qualche prova -di qualunque genere- che gli ebrei palestinesi furono influenzati» da quei racconti. In ogni caso, «le differenze tra Gesù e gli dei di morte e rinascita dimostrano che Gesù non fu plasmato con le loro caratteristiche, persino nel caso che ai suoi tempi ci fossero persone che parlavano di quelle divinità» (p. 234,235). Uno studioso, ben poco cristiano come il teologo Hans Küng, ha riconosciuto che «non fu la fede dei discepoli a risuscitare Gesù ma fu il resuscitato a condurli alla fede» (H. Küng, “Essere cristiani”, Rizzoli 2012, p.421).".
Tutti questi riferimenti parlano di un'esistenza storica d Gesù Cristo.
In passato ci furono tante figure avvicinabili a Gesù Cristo ma nessuna di queste durò fino ad oggi.
Cito come esempio Mitra, una divinità greco-romana (ma di origini orientali) che fu venerato soprattutto a partire dal I secolo BC e che fu affine a Gesù Cristo.
Mitra fu venerato anche dall'imperatore Costantino I (274 AD-337 AD), prima che abbracciasse la causa del Cristianesimo.
Il culto di Mitra scomparve mentre il Cristianesimo è ancora oggi presente.
Di Cristo parlano anche fonti non cristiane, come gli scritti di Giuseppe Flavio (37 AD-100 AD) o quelli di Sesto Giulio l'Africano (160/170 AD-240 AD) che scrisse di uno storico greco di nome Tallo, il quale visse nel I secolo AD e parlò di un'eclissi nel giorno in cui fu crocifisso Gesù Cristo.
L'Islam nacque da una corrente gnostica (ed eretica) del Giudeo-Cristianesimo.
Inoltre, i riferimenti storici della Bibbia coincidono con la realtà.
Anche la Sacra Sindone, la reliquia ritenuta più vicina a Gesù Cristo può essere effettivamente autentica.
Infatti, essa ha pollini antichi di piante della zona della terra di Israele, come la Gundelia tournefortii, reca sugli occhi della figura umana due monete (com'era d'uso nelle sepolture dell'epoca di Gesù), le ferite della figura umana ricordano quelle di Gesù Cristo e (dulcis in fundo) l'immagine non risulta dipinta ma come impressa da una forte emissione di energia.
O nei secoli passati c'era chi conosceva la tecnica della fotografia oppure c'era stato un fatto straordinario, come una resurrezione.
Vi invito a leggere l'articolo del sito "Storia in rete" che è intitolato "L'uomo della Sindone è Gesù di Nazareth".
Dunque, avete ancora dei dubbi?
Gli atei mi insultino pure ed i satanisti mi mandino pure i loto malefici ed i loro strali.
Io non mi schiodo dalle mie convinzioni.
Cordiali saluti.
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