Cari amici ed amiche.
L'amico Filippo Giorgianni mi ha inoltrato questo testo dell'udienza generale di Papa Francesco:
"Ma che cosa può voler dire vivere la Settimana Santa per noi? Che cosa significa seguire Gesù nel suo cammino sul Calvario verso la Croce e la Risurrezione? Nella sua missione terrena, Gesù ha percorso le strade della Terra Santa; ha chiamato dodici persone semplici perché rimanessero con Lui, condividessero il suo cammino e continuassero la sua missione; le ha scelte tra il popolo pieno di fede nelle promesse di Dio.Ha parlato a tutti, senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova, ai potenti e ai deboli; ha portato la misericordia e il perdono di Dio; ha guarito, consolato, compreso; ha dato speranza; ha portato a tutti la presenza di Dio che si interessa di ogni uomo e ogni donna, come fa un buon padre e una buona madre verso ciascuno dei suoi figli. Dio non ha aspettato che andassimo da Lui, ma è Lui che si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure. Dio è così: Lui fa sempre il primo passo, Lui si muove verso di noi. (...) Nella Settimana Santa noi viviamo il vertice di questo cammino, di questo disegno di amore che percorre tutta la storia dei rapporti tra Dio e l’umanità. Gesù entra in Gerusalemme per compiere l’ultimo passo, in cui riassume tutta la sua esistenza: si dona totalmente, non tiene nulla per sé, neppure la vita. Nell’Ultima Cena, con i suoi amici, condivide il pane e distribuisce il calice “per noi”. Il Figlio di Dio si offre a noi, consegna nelle nostre mani il suo Corpo e il suo Sangue per essere sempre con noi, per abitare in mezzo a noi. E nell’Orto degli Ulivi, come nel processo davanti a Pilato, non oppone resistenza, si dona; è il Servo sofferente preannunciato da Isaia che spoglia se stesso fino alla morte (cfr Is LIII, 12). Gesù non vive questo amore che conduce al sacrificio in modo passivo o come un destino fatale; certo non nasconde il suo profondo turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al Padre. Gesù si è consegnato volontariamente alla morte per corrispondere all’amore di Dio Padre, in perfetta unione con la sua volontà, per dimostrare il suo amore per noi. Sulla croce Gesù «mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal II, 20). Ciascuno di noi può dire: “Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me”. Ciascuno può dire questo: “per me”. Che cosa significa tutto questo per noi? Significa che questa è ANCHE LA MIA, la TUA, la NOSTRA STRADA. Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore; vivere la Settimana Santa seguendo Gesù vuol dire imparare ad uscire da noi stessi - come dicevo domenica scorsa - per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto. C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore! Vivere la Settimana Santa è entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. E’ entrare nella logica del Vangelo. Seguire, accompagnare Cristo,rimanere con Lui esige un “uscire”, uscire. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, DALLA TENTAZIONE DI CHIUDERSI NEI PROPRI SCHEMI CHE FINISCONO PER CHIUDERE L’ORIZZONTE DELL’AZIONE CREATIVA DI DIO. Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi, ha posto la sua tenda tra noi per portarci la sua misericordia che salva e dona speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con Lui, non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo “uscire”, cercare con Lui la pecorella smarrita, quella più lontana.Ricordate bene: uscire da noi, come Gesù, come Dio è uscito da se stesso in Gesù e Gesù è uscito da se stesso per tutti noi. Qualcuno potrebbe dirmi: “Ma, padre, NON HO TEMPO”, “HO TANTE COSE DA FARE”, “è DIFFICILE”, “che cosa posso fare io con le mie poche forze, anche con il mio peccato? Con tante cose...”. Spesso CI ACCONTENTIAMO DI QUALCHE PREGHIERA, DI UNA MESSA DOMENICALE DISTRATTA E NON COSTANTE, di QUALCHE gesto di carità, ma NON abbiamo questo coraggio di “uscire” per portare Cristo. Siamo un po’ come san Pietro. Non appena Gesù parla di PASSIONE, MORTE e risurrezione, di DONO di sé, di amore VERSO TUTTI, l’Apostolo lo prende in disparte e lo rimprovera. Quello che dice Gesù SCONVOLGE I SUOI PIANI, APPARE INACCETTABILE, METTE IN DIFFICOLTÀ LE SICUREZZE CHE SI ERA COSTRUITO, la SUA idea di Messia. E Gesù guarda i discepoli e rivolge a Pietro forse UNA DELLE PAROLE PIÙ DURE dei Vangeli: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu NON pensi secondo Dio, ma SECONDO GLI UOMINI»(Mc VIII, 33). Dio pensa sempre con misericordia: non dimenticate questo. Dio pensa sempre con misericordia: è il Padre misericordioso! Dio pensa come il padre che attende il ritorno del figlio e gli va incontro, lo vede venire quando è ancora lontano… Questo che significa? Che tutti i giorni andava a vedere se il figlio tornava a casa: questo è il nostro Padre misericordioso. E’ il segno che lo aspettava di cuore nella terrazza della sua casa. Dio pensa come il samaritano che non passa vicino al malcapitato COMMISERANDOLO o guardando dall’altra parte, ma SOCCORRENDOLO senza chiedere NULLA in cambio; senza chiedere se era ebreo, se era pagano, se era samaritano, se era ricco, se era povero: non domanda niente. Non domanda queste cose, non chiede nulla. Va in suo aiuto: così è Dio. Dio pensa come il pastore che dona la sua vita per difendere e salvare le pecore. La Settimana Santa è un tempo di grazia che il Signore ci dona per aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, delle nostre parrocchie - che pena tante parrocchie chiuse! - dei movimenti, delle associazioni, ed“uscire” incontro agli altri, farci NOI VICINI per portare la luce e la gioia della nostra fede. USCIRE SEMPRE! (...)".
Ringrazio Filippo, un ragazzo di grande acume e gli auguro una felice Pasqua.
Io penso che seguire Gesù sul Calvario non significhi fare come fece San Pietro, quando disse che non l'avrebbe mai rinnegato e poi lo rinnegò.
Seguire Gesù sul Calvario significa operare.
Una persona che può fare il bene e non lo fa non opera secondo quello che disse Gesù.
Anzi, commette peccato.
Una persona che "non si sporca la mani" per fare il bene non segue Gesù sul Calvario.
Una persona che di fronte al male nega le sue responsabilità non segue Gesù sul Calvario.
Forse, Papa Francesco voleva dire questo.
Del resto, lui è un gesuita.
Nei secoli, i gesuiti fecero delle opere uno dei cardini della professione di fece, in contrapposizione con i protestanti ed i giansenisti che invece basavano tutto sulla fede e sulla Scrittura o che puntavano sulla predestinazione, quasi deresponsabilizzando l'uomo.
Io, per esempio, ho scelto di fare politica.
L'ho fatto perché voglio agire per il bene degli altri e di me stesso.
Lo stesso discorso si può fare per chi sceglie il volontariato o per chi vuole farsi prete.
A volte, però, basta poco per fare del bene.
Basta anche dire una parola buona a chi è afflitto.
Fare il bene, però, non significa rinfacciarlo.
Mia nonna, buon'anima, diceva sempre : "Fai del bene e scordati e fai del male e pensaci!".
Il bene vero è quello gratuito.
Non si fa del bene per il tornaconto.
A volte si può sbagliare anche cercando di fare del bene.
Si può credere di fare del bene e invece si commettono degli errori.
Questo è il prezzo del volere agire per il bene.
Però, quando si fa del bene agli altri, anche togliendo qualcosa a sé stessi, si esce sempre vincitori.
La migliore vittoria è quella sul proprio egoismo.
Queste sono le chiusure di cui ha parlato Papa Francesco.
Se non si superano queste chiusure, le Messe e le preghiere potrebbero essere inefficaci.
Alla fede devono corrispondere opere degne di essa.
Termino, facendovi vedere questo video dell Tradizioni di Barcellona Pozzo di Gotto che mostra i rituali pasquali del luogo.
Cordiali saluti.
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