Cari amici ed amiche.
L'amico Angelo Fazio mi ha fatto avere questo testo:
"Ci sono storie che dispongono di una straordinaria forza d’urto, dotate di una prorompente capacità di fare breccia nei nostri cuori e nelle nostre menti, anche abbattendo le più solide mura dell’impegno contingente e che ci spingono (anzi, ci obbligano!) a dedicare un po’ del nostro tempo a certe riflessioni.
Conseguentemente, le nostre risorse cognitive si focalizzano su certi valori che io definirei “eterni”, ovvero pregnanti di generosità e altruismo fuori dal comune e che, perciò, ci conducono a investigare con rinnovato vigore e interesse quella parte buona della creatura umana, che, in fondo, è innata e nessuna forza oscura può estromettere dal nostro mondo.
Questo, malgrado nella società d’oggi pare che a fare notizia sia solo il male, mentre il bene è segregato a minuscoli trafiletti dell’attenzione generale.
Ecco perché, un evento come quello avvenuto a fine gennaio del 2013, avendo come teatro le alte vette (evidentemente non solo materiali!) della Valle dell’Ossola, in Piemonte (non distante dalla Svizzera), è passato, se non inosservato, quasi.
Eppure in quel bel luogo dell’Italia settentrionale si è ripetuto (mi sento di dirlo con profonda convinzione!) il prodigio, il miracolo, il martirio che, ad Auschwitz nel 1940 ebbe come protagonista San Maxmilian Kolbe.
Magari, il contesto non sarà lo stesso, ma il gesto compiuto da un generoso pastore della montagna di nome Walter Bevilacqua è riconducibile allo stesso nobile principio che guidò il Cavaliere dell’Immacolata, ovvero “vita in cambio di vita”.
Grazie a Dio, ci ha pensato la solerte stampa locale del Piemonte e la coscienziosità di alcuni miei contatti di Facebook (che hanno parlato dell’argomento sulle loro bacheche) a farmi conoscere tale vicenda con tutto il suo carico di valore, contenuto in un gesto di straordinaria umanità, molto semplice, eppure difficilmente pareggiabile.
Il gesto di un sessantottenne schivo e solitario, tuttavia dal cuore d’oro, che rinuncia al trapianto del rene che gli salverebbe la vita, argomentando che lui non ha una famiglia e che, quindi, quel rene deve andare a chi, invece, una famiglia ce l’ha, per cui, (secondo le pulsioni del suo cuore), ha diritto più di lui a vivere.
Un gesto eroico di chi rinuncia alla vita in favore dei fratelli: difficile immaginare un atto di altruismo maggiore di questo.
"Sono solo, non ho famiglia. Lascio il mio posto a chi ha più bisogno di me. A chi ha figli e ha più diritto di vivere. Io sono solo, è giusto così": queste le sue argomentazioni per giustificare tale scelta.
In questi giorni gli impegni non mi sono mancati. Dopo la recente laurea, sto specializzandomi in geopolitica e, dunque, sono indaffarato fra i dossier di politica estera e lo studio delle crisi internazionali; ecco spiegato perché sono stato costretto a esiliarmi, con grande rammarico, dal mio profilo di Facebook.
Tuttavia, (come detto in precedenza), per me certi valori alti, che guardano all’eterno sono molto attraenti e non potevo evitare che la storia piemontese di fine gennaio causasse dentro la mia profondità una fascinazione particolare, uno scossone interiore, un rimescolio di sentimenti, un’infinita gratitudine, un’ammirazione determinata verso questo grande uomo.
Insomma, il gesto di Walter Bevilacqua ha suscitato in me emozioni forti e prorompenti!
E questo non solo per il nobile gesto, che è di quelli colossali, e che accorpa a sé una forte spinta verso l’infinito.
Il mio ragionamento non si ferma a questo, ma (almeno per quanto mi concerne) mi conduce ad un epopea e ad un mondo straordinario, il mondo che prende forma nel contesto in cui Walter Bevilacqua ha condotto la sua esistenza terrena e le sue preziose peculiarità.
Un mondo fantastico, popolato da uomini come lui: schivi e solitari fra le montagne, altruisti dal nobile cuore, capaci di gesti di generosità incommensurabile.
Infatti Walter ha compiuto un gesto che consta di un forte significato di Redenzione del genere umano, un sacrificio estremo che ha portato alle altrettanto estreme conseguenze tutta una serie di valori, esaltando alla luce del sole un animo nobile, coltivato all’ombra del silenzio delle montagne, nel divenire di una vita condotta secondo certi criteri.
Egli aveva optato per una vita solitaria, senza sposarsi mai, dedicandosi esclusivamente alla montagna e agli animali. E, al rinomato altruismo (da tutti gli amici testimoniato) Walter univa una instancabile dedizione verso ciò che amava (si dice che egli era un gran lavoratore e che non si fosse mai preso una vacanza in tanti anni di attività di pastore delle montagne).
Nonno Camillo lo aveva avviato fin da giovanissimo a quel genere di vita e i sentimenti maturati lungo tale percorso sono stati messi alla prova all’atto finale del suo pellegrinaggio terreno; essi, al momento giusto, hanno preso la forma di qualcosa di prezioso e inestimabile.
Un mondo di purezza , cui fanno d’emblema le bellezze del creato, il candore suscitato da quei paesaggi che ispirano valori eterni e alti come la montagna stessa e che conducono alla trascendenza.
Un mondo di uomini silenziosi, semplici e umili!
Difatti, solo poche persone erano a conoscenza della scelta di Walter, fra cui il parroco della chiesa di San Biagio di Domodossola, don Fausto Frigerio, che lo ha rivelato durante una sua omelia, indicandolo come esempio mirabile di sacrificio da seguire.
Un mondo che rimanda al romitaggio (e perché no?) a certi aspetti romanzeschi della vita.
Un mondo che, in altre parole, merita l’attenzione; ovvero, merita di essere conosciuto fino in fondo, almeno per quanto concerne quella categoria di persone, per le quali certi gesti significativi sono ancora degni di essere amati e vissuti.
Un sentimento molto complesso, il mio, che meritava di prendere la forma di qualcosa di piu’ definito e questo, malgrado il momento non sia certo per me scevro da sforzi d’indagine verso eventi che, dal punto di vista intellettuale e accademico, sono focali.
Allora, presa la decisione di abbandonare momentaneamente i dossier di geopolitica per dedicare un po’ dei miei sforzi e del mio tempo ad omaggiare il gesto del pastore Bevilacqua (la geopolitica può aspettare di fronte a certe cose!), come poteva tradursi questo mio deciso interesse?
In una banale poesia? Certamente! E difatti non ci ho messo molto a buttare giu’ una poesia dedicata alla memoria di un grande uomo. Ma questa non è una novità. Io di poesie ne scrivo veramente tante.
Ritenevo che stavolta la poesia (che ho intitolato “Eroe del silenzio”) doveva prendere una forma piu’ sostanziale, piu’ adeguata alle specifiche circostanze dell’evento. Così, ho pensato che era cosa giusta farla evolvere in un video, avventurandomi in un’impresa per me tutta nuova.
L’ho fatto nella maniera che da sempre mi è consona, con parole forti, accompagnate da immagini altrettanto forti che indicano tutto ciò che mi suscita il gesto eroico di Walter: purezza, candore, tendenza all’alto.
Il tutto rappresentato dalla bellezza prorompente del Creato e dalla certezza della ricompensa sovrannaturale per coloro che nell’Eternità dei Cieli godono della Corona dei Giusti e dei Martiri.
Ho selezionato le immagini del video, prendendole qua e là dal web, cercando di fare in modo che le foto fossero coerenti con ogni singolo verso della mia poesia. Il tema del video è il generico riferimento alla vita solitaria delle montagne, senza alcun riferimento al luogo geografico dove sono avvenuti siffatti eventi.
Infine, ho tentato di consolidare il tutto con musiche che spero siano all’altezza del mio intendo. Trattasi di colonne sonore del cinema: una di Steve Jablonsky e l’altra di Trevor Jones, tratte rispettivamente da “The island” e da “L’ultimo dei Mohicani”. La seconda ho dovuto sdoppiarla perché era troppo breve.
Spero di non aver fatto un lavoro troppo hollywoodiano. Credo che le colonne sonore siano una delle poche cose che si salvino nel cinema odierno.
Mi auguro che chi vedrà questo video possa, almeno intuire ciò che provo: le sensazioni forti suscitate in me da codesta vicenda piemontese. E che lo spettatore possa idealmente essere condotto nel bel mondo di purezza e candore che credo di intuire come sussistente dietro una così grande umanità e un grande gesto come quello di Walter Bevilacqua.
Spero che questo nome sia ricordato degnamente e con tutta l’onorabilità che merita, (in maniera tutt’altro che banale), e che questo gesto possa far germogliare giusti valori negli animi delle persone, come esempio meraviglioso di sacrificio estremo, altruismo e amore verso l’altro.
Infine, due parole di critica verso Walter Bevilacqua. Egli ha donato la sua vita per “coloro che hanno famiglia”, adducendo la ragione che la sua esistenza solitaria valesse di meno rispetto a quella di altri.
Ma su questo punto (almeno su questo), Walter si sbagliava di grosso!
Come uomini, sappiamo che nessuna vita vale meno di altre. Come cristiani, possiamo affermare con irremovibile convinzione, che la sua vita è divenuta una gemma, resa preziosa dal martirio di un giusto e che può fungere da esempio per altri animi generosi. Un gigantesco dono da affidare alla memoria collettiva!
D’ora in poi, quando penserò al coraggio e all’altruismo, il nome e il volto che mi verranno alla mente, saranno quelli di Walter Bevilacqua. E questa è una solida certezza per il mio futuro!
A te, piccolo-grande uomo della montagna dal cuore d’oro!
Con affetto, gratitudine e immenso rispetto!".
Ora, io avrei voluto farvi vedere anche il video che è stato girato dallo stesso Angelo.
Purtroppo, non ho potuto.
Chi vuole vederlo, segua il link http://www.facebook.com/photo.php?v=433173560098100.
Ora, Walter Bevilacqua è stato un eroe!
Egli era un pastore delle montagne piemontesi ed era malato di reni.
Egli aveva bisogno di un trapianto ma preferì dare la precedenza a chi aveva famiglia, moglie e figli.
Qui vale la frase del Vangelo di Matteo (capitolo 16, versetti 24-28) che recita:
"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".".
Walter fece esattamente questo.
Egli perse la propria vita per salvare il suo prossimo.
Nel suo prossimo, infatti, Walter vide Gesù Cristo.
Tra l'altro, Cristo stesso finì sulla Croce per salvare noi.
Walter fece della sua vita la vita di Cristo.
Egli prese la sua croce (accettando la sua malattia) e salì sul suo Calvario.
Egli morì per dare ad altri la vita!
Questo è il gesto più estremo.
Noi dobbiamo riflettere su questo.
In questa società egoista, chi fa gesti come questo è veramente coraggioso.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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