L'amico e collaboratore Angelo Fazio mi ha portato all'attenzione questo testo che ha messo sul suo profilo di Facebook.
Esso è intitolato "Cristianesimo, ecologismo e pacifismo" ed è stato scritto da Michele Tuzio.
Esso recita:
"Con l'elezione al Soglio pontificio del card.Bergoglio, è già cominciato nei media il "taglia e cuci" per adattare le parole del nuovo Papa alla propria ideologia e strumentalizzarle per scopi molto diversi o addirittura opposti alle esigenze della dottrina cristiana (vedere - ad esempio - l'articolo pubblicato sul Blog di Beppe Grillo dal titolo "L'importanza di chiamarsi Francesco", dove si arruola il Papa e il Santo di Assisi alle ideologie pauperiste, ecologiste e pacifiste, diverse e a volte opposte all'amore cristiano per la povertà, per la natura e per la pace. )
La presente nota è un estratto dall' omelia del card. Giacomo Biffi ad Assisi, in Santa Maria degli Angeli, il 3 ottobre del 1984, di grande attualità per chiarirsi le idee riguardo alle profonde differenze su certi temi tra il cristianesimo e i suoi nemici.
-La Natura è "il Creato" e non può essere separata dal Creatore. Il vero culto cristiano di Dio non può essere confuso col falso culto pagano di GAIA;
-La pace non può essere separata dalla croce, dalla conversione interiore e dalla salvezza eterna. La pace non è "tranquillità" o indifferenza al bene e al male, al vero e al falso. Il vero nemico della pace è il peccato.
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Il malinteso ecologista
C’è... un malinteso che riguarda l'amore per la natura.
Per san Francesco, la simpatia verso tutti gli esseri nasce dalla limpidità della sua visione di fede.
Il Cantico delle creature — è facile dimenticarsene — è elevato da un uomo che si era « convertito », cioè distaccato dalle cose e dal loro fascino ambiguo, e nella conversione aveva riscoperto con eccezionale lucidità il senso di Dio Padre, causa di tutto ciò che esiste e unica fonte della vita, e il senso di Cristo, Signore, Redentore, Archètipo dell’universo.
Davanti a suo padre secondo la carne, sotto lo sguardo benevolo del vescovo di Assisi, egli pronuncia parole che rivelano la prima di queste due intuizioni fondamentali: « D’ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza».
E l’abitudine a guardare Gesù di Nazaret, crocifisso e risorto, come colui nel quale tutte le cose sono state create, resterà una delle note salienti di tutto il pensiero teologico francescano.
Proprio il sentimento fortissimo della universale paternità di Dio verso tutte le cose consente a Francesco di umanizzare ogni realtà e di ravvisare in ogni essere, anche inanimato, un «fratello» e una «sorella».
E proprio la sua inclinazione a vedere in Cristo il modello e il fine di ogni creazione, lo porta a leggere il mondo come una serie di segni che gli parlano del suo unico amore, il Salvatore crocifisso, e gli si offrono come una specie di iniziale ma vera «epifania» del Figlio di Dio fatto uomo.
Si capisce allora come tra tutte le creature Francesco abbia un’autentica passione per l’uomo, interlocutore di Dio, e in tutti i modi si adoperi per il suo sviluppo spirituale e la sua eterna salvezza.
Scrive di lui san Bonaventura: «Come la pietà del cuore lo aveva reso fratello di tutte le altre creature, così la carità di Cristo lo rendeva ancor più intensamente fratello di coloro che portano in sé l’immagine del Creatore e sono stati redenti dal sangue del Redentore»
San Francesco è lontanissimo da quel naturalismo neutro, laicizzato, che esalta le creature senza riferirle al Dio che le ha chiamate all’esistenza e le sostiene continuamente col suo amore.
Egli rabbrividirebbe davanti a questa visione opaca che non sa leggere in trasparenza in ogni cosa la presenza della sapienza divina.
Certo non approverebbe coloro che saccheggiano la natura, la sfruttano con imprevidente egoismo, la usano senza rispetto e senza cordialità; ma avrebbe in orrore anche quel culto degli animali che spesso insorge, come una vana compensazione, in chi avendo smarrito il Padre, vuole in qualche modo difendersi dall’incubo dell’universo vuoto e tenta di ingannare una fame di affetto che non crede più si possa saziare con l’amore verso Dio e verso il prossimo. Il culto ateo della natura finisce troppo spesso coll’essere disumano e disumanizzante; del resto, in tutti i campi càpita non raramente che il rifiuto esplicito della fede conduca a gravi alterazioni della razionalità e del buon senso. Così, in quest’Italia — che pur onora Francesco d’Assisi come suo protettore —troviamo molti che si commuovono al pensiero della strage degli uccellini (ed è un pensiero gentile) e accolgono al tempo stesso tranquillamente come una conquista civile e un diritto garantito dalla legge l’uccisione della vita umana ai suoi inizi (che è un' infamia inqualificabile).
San Francesco salvi il nostro popolo da questa tragica schizofrenia e lo aiuti a capire che non si può amare e rispettare davvero la natura, se non si ama e rispetta la vita dell’uomo; e non si riesce a salvare l’uomo dalle manipolazioni e dagli avvilimenti, se non si ossequia in lui l’immagine viva del Creatore.
Il dissesto ecologico si profila e si afferma nel mondo occidentale quando, smarrito il senso di Dio e della universale signorìa di Cristo, la natura è apparsa come una casa senza padrone, esposta alla rapina di tutti, indifesa di fronte alla incontrollata volontà di dominio di chi ritiene di non avere nessuno sopra di sé a cui rendere conto dei suoi atti e delle sue pretese insaziabili.
Il malinteso pacifista
Un altro malinteso può sorgere a proposito della pace.
L’augurio di pace è il saluto con cui Francesco si presentava e comandava ai suoi discepoli di presentarsi. Di che pace si tratta?
E essenzialmente la pace portata da Cristo, «la pura e semplice e vera pace dello spirito» , che è conseguenza del fatto che siamo stati tutti riconciliati col Padre e perciò non possiamo più litigare neppure tra noi.
La radice di questa pace è dunque lo stato di grazia, che ci è stato donato in virtù della croce di Cristo. Perciò Francesco unisce sempre il tema della pace con quello della salvezza. «Portando in se stesso il segno del patto con il Signore, annunziò agli uomini il vangelo della pace e della salvezza». Essere « figli della pace » ed essere «desiderosi della salvezza eterna» sono per lui due cose intimamente connesse e inseparabili. «Come i profeti annunciava la pace, predicava la salvezza e, con le sue ammonizioni salutari, riconciliava in un saldo patto di vera amicizia moltissimi che prima, in discordia con Cristo, si trovavano lontani dalla salvezza».
Siamo ben lontani da un irenismo che non si preoccupa più di distinguere il vero dal falso, il bene dal male; che tutto inteso ad addolcire i guai della vita presente, perde di vista il nostro destino definitivo; che bandisce da sé ogni discorso sulla necessità della conversione interiore e ogni richiamo alla croce.
È significativo a questo proposito rilevare che Francesco non dimentica mai di combattere il peccato, l’unico grande nemico della pace e della salvezza. La sua connaturale mansuetudine non gli impedisce di esclamare, nello stesso Cantico delle creature: « Guai a quelli che morranno nelle peccata mortali! ».
Difficilmente Francesco si sarebbe lasciato arruolare nell’esercito di coloro che predicano la pace covando in cuore risentimenti, rancori, ideologie di parte; che presentano la pace non tanto come il risultato della conversione interiore, quanto come il sinonimo della resa di fronte al male e della rinuncia a difendere i valori di verità, di giustizia, di libertà, nei quali essi mostrano di non credere più.
Le nostre implorazioni
La rassegna dei malintesi potrebbe continuare. Ma è tempo ormai che la riflessione della mente ceda il posto all’implorazione del cuore. Avvalorata dall’intercessione di san Francesco, salga da questo altare la preghiera per tutti i suoi figli, per la nostra patria, per l’umanità intera.
A quanti si onorano del suo nome e della sua eredità, il Signore conceda il dono della fedeltà agli insegnamenti e agli esempi del Poverello di Assisi; del coraggio di proporne la figura vera senza lasciarsi prendere dalla tentazione facile degli addolcimenti e delle mondanizzazioni; di annunziare a tutti il Salvatore crocifisso, nostra pace e nostra riconciliazione.
Per l’Italia domandiamo come grazia che ritrovi la sua antica anima cristiana e la concordia che nasce non dal compromesso ma dal comune possesso della verità.
A tutta l’umanità la divina misericordia assicuri la pace; non la pace plumbea e apparente che talvolta consegue al trionfo della prepotenza, ma quella che proviene dall’affermazione di una sostanziale giustizia e di una reale fraternità.".
Sul pacifismo, mi viene da citare la lotta tra San Michele e l'angelo ribelle Lucifero.
Ora, San Michele non affrontò Lucifero con le bandierine della pace e mettendosi a gridare "peace and love".
San Michele affrontò Lucifero facendogli la guerra e buttandolo giù dal cielo.
Con questo ragionamento, voglio farvi capire che esiste anche la "guerra giusta", ossia una guerra con cui si combatte il male.
Con questo, non voglio fare un inno alla guerra ma voglio fare capire a tutti che il pacifismo è semplicemente un non combattimento contro il male.
Nolente e volente, chi non combatte contro il male è complice del male stesso, un po' come quei tedeschi che sapevano della Shoah ma che non fecero nulla o quei russi che all'epoca dell'Unione Sovietica sapevano dei gulag sovietici e non facevano nulla
Riguardo all'ecologismo, anche qui c'è un equivoco.
Per esempio, è sano ecologismo non inquinare l'acqua e l'aria o non distruggere i boschi.
Questo, però, non implica il rifiuto della realizzazione di opere utili per l'uomo...ed anche per l'ambiente.
Per esempio, sapevate che i NO TAV sbagliano a non volere la ferrovia ad Alta Velocità Lione-Torino.
Essi dicono che sarebbe più ecologico ammodernare la ferrovia esistente.
Ciò è sbagliato.
In primo luogo (e questo è un dato di fatto), ammodernare un'infrastruttura esistente può costare di più che non costruirne una nuova.
Questo è detto da molti del settore.
In secondo luogo, non è detto che ammodernare un'infrastruttura esistente sia meno impattante della realizzazione di una nuova.
Anzi, si è calcolato che, oltre a costare di più, ammodernare la linea storica della Val di Susa sarebbe più impattante dal punto di vista di ambientale e paesaggistico.
Per esempio, la sede della ferrovia dovrebbe essere sopraelevata, con un terrapieno.
Anche la questione dell'energia nucleare è spesso trattata male da certi movimenti.
Molti fanno del terrorismo psicologico sull'energia nucleare.
Però, per esempio, ricordo che anche le altre fonti inquinano.
Basti pensare a quei Paesi che usano ancora il carbone.
Qui in Italia, per esempio, ci sono le centrali termoelettriche, che funzionano a metano.
Noi dobbiamo prendere il metano da altri Paesi e quindi dobbiamo farlo pompare dal sottosuolo, con i problemi connessi.
Una centrale nucleare fatta a regola d'arte non crea problemi.
Del resto, la Germania vuole fare una marcia indietro per quanto riguarda la sua precedente decisione di dire no al nucleare.
Anche riguardo al pauperismo, va detta una cosa.
Gesù non insegnò ad odiare i ricchi o le ricchezze in quanto tali.
Gesù insegnò a non mettere le ricchezze al primo posto.
La ricchezza vista come bene utile a fare del bene alla gente non è negativa.
Quindi, smettiamola di tirare San Francesco per il saio, strumentalizzandolo per fini politici!
Cordiali saluti.
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