Magna Charta Libertatum che si trova in Codnor Castle |
"Johannes Dei gracia rex Anglie, Dominus Hibernie, dux Normannie, Aquitannie et comes Andegavie, archiepiscopis, episcopis, abbatibus, comitibus, baronibus, justiciariis, forestariis, vicecomitibus, prepositis, ministris et omnibus ballivis et fidelibus suis salutem. Sciatis nos intuitu Dei et pro salute anime nostre et omnium antecessorum et heredum nostrorum ad honorem Dei et exaltacionem sancte Ecclesie, et emendacionem regi nostri, per consilium venerabilium patrum nostrorum, Stephani Cantuariensis archiepsicopi, tocius Anglie primatis et sancte Romane ecclesie cardinalis, Henrici Dublinensis archiepiscopi, Willelmi Londoniensis, Petri Wintoniensis, Joscelini Bathoniensis et Glastoniensis, Hugonis Lincolniensis, Walteri Wygorniensis, Willelmi Coventriensis, et Benedicti Roffensis, episcoporum; magistri Pandulfi domini pape subdiaconi et familiaris, fratris Aymerici magistri milicie Templi in Anglia; et nobilium virorum Willelmi Mariscalli comitis Penbrocie, Willelmi comitis Sarisberie, Willelmi comitis Warennie, Willelmi comitis Arundellie, Alani de Galewey a constabularii Scocie, Warini filii Geroldi, Petri filii Hereberti, Huberti de Burgo senescalli Pictavie, Hugonis de Nevilla, Mathei filii Hereberti, Thome Basset, Alani Basset, Philippi de Albiniaco, Roberti de Roppel., Johannis Mariscalli, Johannis filii Hugonis et aliorum fidelium nostrum.
1. In primis concessisse Deo et hac presenti carta nostra confirmasse, pro nobis et heredibus nostris in perpetuum quod Anglicana ecclesia libera sit, et habeat jura sua integra, et libertates suas illesas; et ita volumus observari; quod apparet ex eo quod libertatem electionum, que maxima et magis necessaria reputatur Ecclesie Anglicane, mera et spontanea voluntate, ante discordiam inter nos et barones nostros motam, concessimus et carta nostra [illa carta data 21É novembris anno Domini 1214; confirmatio papae Innocentii tertii 30É martii anno Domini 1215] confirmavimus, et eam obtinuimus a domino papa Innocentio tercio confirmari; quam et nos observabimus et ab heredibus nostris in perpetuum bona fide volumus observari. Concessimus eciam omnibus liberis hominibus regni nostri, pro nobis et heredibus nostri in perpetuum, omnes libertates subscriptas, habendas et tenendas eis et heredibus suis, de nobis et heredibus nostris.".
Questo testo è la prima parte della Magna Charta Libertatum.
Questo documento fu fatto firmare da re Giovanni Senza Terra nel giorno 15 del mese di giugno del 1215, a Runnymede.
Questa carta fu la prima costituzione moderna.
In essa furono riuniti il diritto romano (che fu trasmesso tramite il "Corpus Iuris Civilis" di Giustiniano), il diritto canonico (ossia le norme della Chiesa) ed una "legge del Paese".
Questa "legge del Paese" prevede queste cose:
- Il re non possa imporre nuove tasse, senza il consenso del Parlamento, il Commune consilium regni.
- La garanzia che nessun uomo possa essere processato senza un regolare processo presso una corte di pari.
- L'istituzione di una commissione di venticinque baroni che avrebbe dovuto fare guerra al re, qualora questi avessi infranto i suoi solenni impegni.
- La proporzionalità della pena rispetto al reato.
- L'integrità e la libertà della Chiesa d'Inghilterra.
Questa costituzione già portava in sé alcuni principi moderni.
Il primo fu il garantismo giuridico.
Secondo questo principio, una persona non poteva essere mandata in galera senza un giusto processo e la pena doveva essere commisurata al reato.
In pratica, secondo questi principi, un caso come quello di Alessandro Sallusti sarebbe fuori dal mondo.
Il secondo fu la laicità.
Questa laicità fu positiva poiché garantiva alla Chiesa la libertà e pur sancendo una separazione tra religione e politica, riconosce alla prima una dignità pubblica.
Il Parlamento, infatti, era formato da arcivescovi, abati, conti e grandi baroni, da convocarsi entro 40 giorni.
Tutto questo sistema andò in crisi con la decisione di re Enrico VIII di rompere con la Chiesa di Roma (1534) e di sottoporre la Chiesa anglicana al controllo della corona.
Il principio di libertà della Chiesa fu infranto, come denunciò San Tommaso Moro, ed anche il principio della pena proporzionata al reato.
Ad esempio, rifiutarsi di riconoscere il re come capo della Chiesa inglese significava tradire il re e si poteva finire in galera ed essere giustiziati.
Anche la dissoluzione dei monasteri (1536-1540) portò ad un cambiamento nel Parlamento.
Il Parlamento fu secolarizzato.
Agli abati si sostituirono i nuovi baroni e conti della nobiltà Tudor, una nobiltà allineata alle istituzioni protestanti.
La Chiesa fu sotto il controllo del re.
Questo generò uno squilibrio tra la corona e le altre istituzioni, squilibrio che un secolo dopo portò alla Guerra Civile e all'uccisione di re Carlo I Stuart.
Oliver Cromwell (1599-1658) portò il giustizialismo.
In un certo senso, quanto accadde nel XVI secolo inglese fu un'anticipazione di quello che accadde in Francia un secolo dopo e nell'Europa dei secoli a venire.
Il Medio Evo non fu un'epoca buia.
Forse, quella di oggi è un'epoca veramente buia.
Cordiali saluti.
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