L'amico Andrea Casiere mi ha fatto avere questo testo intitolato "Destra e Sinistra".
Il testo è stato scritto da Gustave Thibon e fa parte della prefazione della sua opera intitolata "Ritorno al reale".
Esso recita:
«Spesso mi è stato chiesto: “Siete di destra o di sinistra?”. In questi casi, rispondo immediatamente al mio interlocutore: “Che cosa intendete per destra e per sinistra?”. Le risposte che ottengo mi confermano nell’opinione che le nozioni di destra e sinistra sono avviluppate, nello spirito della maggior parte dei mortali, in una inverosimile nuvola di pregiudizi e di illusioni.
«Personalmente ricordo di essermi fatto trattare, nello stesso giorno, da odioso reazionario perché affermavo che troveremmo la salvezza soltanto nella creazione di una nuova aristocrazia, e da terribile socialista perché esprimevo qualche dubbio sulla legittimità della proprietà puramente capitalistica.
«A nostro avviso due grandi fonti di errore contribuiscono, in questo campo, a confondere e sviare gli spiriti.
«La prima consiste nel considerare certi problemi sociali che hanno un contenuto eterno non più, come converrebbe, in funzione delle leggi essenziali della natura umana, ma unicamente dal punto di vista di quel mostruoso – e relativamente recente – accidente costituito dal dominio assoluto del denaro. Vi è in ciò una inesauribile miniera di equivoci. Da un lato, troppi uomini di destra, pontefici e profittatori del capitalismo, si immaginano di incarnare i valori di ordine e di stabilità; dall’altro, troppi uomini di sinistra, dissimulando i loro istinti di sovversione sotto il velo di un ideale di giustizia e di progresso, sono fin troppo felici di scuotere, attraverso il falso ordine borghese e la tirannia del denaro, le nozioni eterne di autorità e gerarchia.
«Affermiamo la necessità di una sana élite dirigente, indipendente dai risucchi e dal capriccio delle masse? Subito ci si tratta da nemici del popolo, si lega la nostra causa a quella delle potenze finanziarie o dei borghesi oziosi e degenerati. Si dimentica soltanto una cosa: che l’élite di cui parliamo ha così pochi rapporti con la pseudo-aristocrazia dei padroni e dei profittatori del momento, che è ancora quasi tutta da creare!
«Rimproveriamo ad una certa ideologia di destra di non avere altro fine oltre a quello di salvare, con la scusa di opporsi all’anarchia, certi vantaggi esclusivamente materiali e finanziari. Ma proviamo un’eguale repulsione per quell’ideologia di sinistra che mira unicamente a reclamare per tutti gli uomini gli stessi sordidi vantaggi. In ambedue i casi, il primato assoluto della materia e del denaro radice fatale di ingiustizie, di depravazione e di conflitti – non viene minimamente scosso.
«Le nostre ambizioni sono più profonde. Noi vogliamo un rifacimento centrale della società che, a tutti i gradi della scala sociale, assicuri agli uomini una larga indipendenza nei confronti del denaro. In altri termini, vogliamo sostituire, come criterio dello sforzo di un uomo e del suo posto nella gerarchia, i valori vitali e spirituali ai valori finanziari. Siamo così poco borghesi, nel senso spregiativo del termine, che, lungi dal voler imborghesire il popolo (Péguy aveva già denunciato questa tara di un certo socialismo), vorremmo disimborghesire lo stesso borghese.
«Se il socialismo consiste nel frenare gli eccessi del capitalismo liberale a profitto delle comunità e delle gerarchie naturali, siamo socialisti. Ma se consiste nel distruggere il capitalismo liberale a profitto di un capitalismo di Stato più estraneo ancora ai bisogni profondi dell’uomo, non siamo più socialisti. Se si tratta di riassorbire il proletariato permettendo a ciascuno di svolgere un ruolo organico in una società organizzata e di sviluppare la propria personalità nel proprio lavoro, siamo d’accordo. Ma se si tratta di sostituire l’insicurezza dei proletari con la morta sicurezza di una polvere di funzionari senza ambiente umano e senza legame vivente con il loro compito, più sradicati e più irresponsabili ancora dei borghesi egoisti, tutto ciò che sappiamo dell’uomo e tutto ciò che amiamo nell’uomo insorge contro tale forma di “progresso”.
«Il capitalismo è come una tavola dove cibi adulterati vengono serviti ad un piccolo numero di uomini. Sfortunatamente, troppi rivoluzionari non hanno altra ambizione che quella di moltiplicare all’infinito il numero dei convitati a quell’impuro festino. Quanto a noi, vogliamo rovesciare la tavola, al fine di servire agli uomini un alimento più umano.
«Il secondo errore consiste nello stabilire un’opposizione assoluta tra la destra e la sinistra, quando queste due nozioni, nella misura in cui corrispondono ad un oggetto reale, si compenetrano e si completano nell’unità della vita.
«È uno strano abuso quello di incollare su ogni testa pensante un’etichetta inamovibile di uomo di destra o di uomo di sinistra. In realtà, nessuna autentica guida dell’umanità, è di destra o di sinistra in modo assoluto e definitivo: è di destra o di sinistra secondo i tempi, i luoghi, le circostanze e le diverse realtà con cui ha a che fare.
«Bousset, per esempio, è a destra quando proclama il diritto divino dei re? Ma è a sinistra quando denuncia l’egoismo omicida dei ricchi? Significa essere a sinistra prendere le parti del vero popolo che soffre e che lotta? Ma significa essere a destra opporsi alla canaglia (e questa canaglia non comprende necessariamente solo dei poveri…) avida di distruggere e di dominare?
«In ultima analisi, le nozioni di sinistra e di destra hanno soltanto un’importanza molto relativa. Ciò che è capitale, è realizzare una sintesi vitale dei diversi elementi (libertà e autorità, eguaglianza e gerarchia, ecc.) che le due opposte ideologie ricoprono. Ogni educatore degno di questo nome si sente duro di fronte ad un bimbo viziato e tenero di fronte ad un fanciullo martire. Lo stesso amore per il fanciullo detta questi due atteggiamenti in apparenza contrari. Un buon carrettiere spinge la ruota in salita e frena in discesa, e questi due gesti testimoniano di una egual cura per la buona marcia del veicolo. Lo stesso per la destra e per la sinistra. Là dove l’impalcatura sociale minaccia di crollare verso destra, noi ci portiamo verso sinistra per tentare di ristabilire l’equilibrio, là dove minaccia di crollare verso sinistra, noi ci portiamo verso destra. A coloro che ci accusassero di relativismo e di opportunismo, e ci rimproverassero di non prendere nettamente partito per questo o quel movimento di destra o di sinistra, noi risponderemmo che da sempre abbiamo preso partito per il centro di gravità dell’edificio».
In questo contesto, non posso non parlare del centrismo.
Oggi, qui in Italia, si parla di una Chiesa cattolica e di un mondo cattolico pronti a sostenere Mario Monti o quei partiti e movimenti che più lo sostengono, la sinistra di Pier Luigi Bersani.
Questo è il centrismo, ossia l'idea un'idea di moderatismo che prevede la possibilità di schierarsi con questo o con quell'altro schieramento "in nome del bene comune".
In realtà, il centrismo (che è un'idea figlia della cultura democristiana) è la vera rovina del cattolicesimo.
Secondo questo modo di pensare, verrebbe "cristianizzato" ciò che cristiano non è.
La cosa è sotto gli occhi di tutti.
Quando parla di "alleanza tra moderati e progressisti" , il leader dell'Unione di Centro Pier Ferdinando Casini parla di quelle posizioni di compromesso tra il mondo cattolico e chi punta a fare quelle rivoluzioni che, secondo i libro del professor Plinio Correa de Oliveira "Rivoluzione e Controrivoluzione" possono avere "marce veloci o lente".
In particolare, questa posizione favorisce la "Rivoluzione a marcia lenta", di cui il succitato libro dice:
"B. La marcia lenta
Lentamente, nel corso di più di quattro secoli, le correnti più moderate del protestantesimo,
avanzando di eccesso in eccesso, per tappe successive di dinamismo e di inerzia, vanno tuttavia
favorendo gradatamente, in un modo o nell'altro, la marcia dell'Occidente verso lo stesso punto
estremo (vedi parte II, cap. VIII, 2)".
In pratica, quelle idee che in passato il mondo cattolico combatteva penetrano gradualmente in esso.
In nome del "bene comune" si cercano compromessi ed il mondo cattolico ci casca in pieno.
Il mondo cattolico si divide tra chi abbraccia queste posizioni e chi le rifiuta.
Così, chi vuole portare la Rivoluzione (la sinistra) può avere il potere grazie a quei cattolici "moderati" che altro non sono che "utili idioti".
E' evidente che il governo Monti abbia favorito la sinistra.
Nato come governo tecnico, il governo Monti ha di fatto abdicato alle posizioni della sinistra.
Guardate il video qui sotto, in cui l'onorevole Angelino Alfano spiega la presa di distanza da parte del Popolo della Libertà dal governo Monti.
Basti pensare al mancato approdo di una riforma della giustizia che porti il principio di responsabilità civile dei magistrati.
Basti pensare alla scellerata scelta di votare a favore del riconoscimento della Palestina all'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Basti pensare anche al tentativo di abolire di fatto le feste fatto dal governo Monti.
Era evidente che questo governo guardasse a sinistra.
Chi nel mondo cattolico sostiene il governo Monti vuole un'alleanza con la sinistra e crede di moderarla.
In realtà, in questa alleanza, a comandare sarebbe sempre la sinistra.
Per questo motivo, il cattolico non può essere centrista.
Il centrismo è nemico del cattolicesimo.
Esso è nemico del cattolicesimo perché abbraccia quelle idee che sono estranee al pensiero cattolico e perché legittima le posizioni di chi attacca la Chiesa e la accusa di un attaccamento al potere tale da indurla a schierarsi con chi è contro ciò a cui essa crede.
I veri cattolici sono coloro che la pensano come i vandeani e non coloro che la pensano come chi si schierò con il "clero costituzionale" nella Francia della Rivoluzione.
Cordiali saluti.
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