Oggi è la festa di Santo Stefano Protomartire.
Le letture delle liturgie di oggi sono:
"[8] Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo.
[9] Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenèi, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano,
[10] ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava.
[12] E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio.
[54] All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
[55] Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra
[56] e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".
[57] Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,
[58] lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.
[59] E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".
[60] Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.
[55] Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra
[56] e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".
[57] Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,
[58] lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.
[59] E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".
[60] Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.
Dal libro degli Atti degli Apostoli, capitolo 6, versetti 8-10,12. capitolo 7, versetti 54-60".
"[1] Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.
[2] In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.
[3] Porgi a me l'orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.
[4] Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.
[5] Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.
[6] Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
[7] Tu detesti chi serve idoli falsi,
ma io ho fede nel Signore.
[8] Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le mie angosce;
[9] non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai guidato al largo i miei passi.
[10] Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno;
per il pianto si struggono i miei occhi,
la mia anima e le mie viscere.
[11] Si consuma nel dolore la mia vita,
i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore,
si dissolvono tutte le mie ossa.
[12] Sono l'obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini,
l'orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
[13] Sono caduto in oblio come un morto,
sono divenuto un rifiuto.
[14] Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda;
quando insieme contro di me congiurano,
tramano di togliermi la vita.
[15] Ma io confido in te, Signore;
dico: "Tu sei il mio Dio,
[16] nelle tue mani sono i miei giorni".
Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori:
[17] fà splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.
[18] Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato;
siano confusi gli empi, tacciano negli inferi.
[19] Fà tacere le labbra di menzogna,
che dicono insolenze contro il giusto
con orgoglio e disprezzo.
[20] Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.
[21] Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda,
lontano dalla rissa delle lingue.
[22] Benedetto il Signore,
che ha fatto per me meraviglie di grazia
in una fortezza inaccessibile.
[23] Io dicevo nel mio sgomento:
"Sono escluso dalla tua presenza".
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.
[24] Amate il Signore, voi tutti suoi santi;
il Signore protegge i suoi fedeli
e ripaga oltre misura l'orgoglioso.
[25] Siate forti, riprendete coraggio, o voi tutti che sperate nel Signore. Salmo 31."
e:
"[17] Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;
[18] e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
[19] E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:
[20] non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
[21] Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. [22] E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 10, versetti 17-22".
[18] e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
[19] E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:
[20] non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
[21] Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. [22] E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 10, versetti 17-22".
Oggi si festeggia Santo Stefano Protomartire, il primo cristiano che diede la propria vita per Gesù Cristo.
Per certo versi, la storia di Santo Stefano fu una di quelle che determinò le incomprensioni tra ebrei e cristiani.
La realtà, però, è ben diversa.
All'inizio, la Chiesa cristiana era bene inserita nel contesto ebraico.
Il primo vescovo di Gerusalemme, Giacomo il Giusto (morto nel 62 AD), fu bene amato dagli ebrei.
Tuttavia, nel mondo ebraico di allora ci fu un'inquietudine.
Infatti, tra gli abitanti di Gerusalemme ci furono coloro che abbracciarono gli usi e costumi ellenici.
Stefano fu uno di questi.
Santo Stefano fu un giudeo-cristiano di lingua greca che abbracciò la fede in Cristo e divenne diacono, per servire i poveri.
Tra gli ebrei di cultura ellenica e quelli di cultura ebraica ci fu una forte tensione.
Stefano iniziò a predicare in nome di Gesù.
La fazione di cultura ebraica reagì e Stefano fu lapidato.
Prima di morire, Stefano fece quello che fece Gesù Cristo, ossia perdonare coloro che lo uccisero.
Anche noi cristiani dobbiamo offrire la nostra vita alla causa di Gesù Cristo.
Io, ad esempio, questa mattina sono andato a messa presso l'Istituto Geriatrico "Antonio Nuvolari" di Roncoferraro, Mantova.
Non stavo bene fisicamente.
Infatti, avevo il colon infiammato.
Eppure, ho voluto rispettare la mia fede e ho voluto fare anche un gesto di vicinanza alle persone ivi residenti.
Per quanto poco possa essere, io ho voluto dare un segno di cristianità in questo Natale sempre più secolarizzato.
Del resto, ci sono cristiani che subiscono vere e proprie persecuzioni, come nel caso della Nigeria.
Anche in Terra Santa, Israele, la situazione è da tenere sotto controllo.
Qui sopra, ho riportato una foto che mi è stata inoltrata dall'amico Fabio Trinchieri.
Questa foto mostra un quadro di Banksy che è intitolato "Natale 2012".
Esso mostra il muro che taglia il cammino da Nazareth a Bethlehem.
Ora, io non posso non capire Israele, che ha eretto quel muro.
Quel muro serve a proteggere il popolo dello Stato di Israele, tra cui i cristiani residenti nel luogo, dagli attacchi dei terroristi.
Oggi, noi viviamo in un periodo di odi e guerre, rancori e furti.
Noi cristiani ci troviamo nel mezzo.
Essere cristiani vuole dire essere testimoni di Cristo.
Dobbiamo essere testimoni di Cristo anche a costo della nostra ma non come fanno certi musulmani (che si fanno saltare per aria) ma nelle opere e donando sé stessi.
Certo, essere cristiani ha anche un costo.
Io, per esempio, ho visto saltare delle amicizie.
Questi miei amici, mi hanno emarginato, qualcuno di loro, mi ha irriso.
Però, non bisogna serbare l'odio, anche se ciò è difficile.
Spesso, il rancore è la via più breve.
Termino, facendovi leggere questo brano che l'amico Giovanni Covino (SEFT) mi ha inviato attraverso Facebook e che è intitolato "Le armi della carità. Dai «Discorsi» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo":
"Primo martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato subito dopo la nascita di Gesù. Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto, ne proclama la divinità, gli affida il suo spirito, perdona ai suoi uccisori. Saulo testimone della sua lapidazione ne raccoglierà l'eredità spirituale diventando Apostolo delle genti. (Mess. Rom.)
Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato.
Ieri infatti il nostro Re, rivestito della nostra carne e uscendo dal seno della Vergine, si è degnato di visitare il mondo; oggi il soldato, uscendo dalla tenda del corpo, è entrato trionfante nel cielo.
Il nostro Re, l'Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote; infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li ha rinvigoriti perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio.
Quel che ha portato, lo ha distribuito, senza subire menomazioni; arricchì invece mirabilmente la miseria dei suoi fedeli, ed egli rimase pieno di tesori inesauribili.
La carità, dunque, che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La carità che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato.
Stefano quindi per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva dovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giudei che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano. Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti.
Sostenuto dalla forza della carità vinse Saulo che infieriva crudelmente, e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore.
La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole.
Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha seguito per le preghiere di Stefano.
Quanto è verace quella vita, fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, perché la carità esulta in tutt’e due. Sì, la carità di Stefano ha superato la crudeltà dei Giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine dei peccati, per la carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il regno dei cieli.
La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine.
Perciò, fratelli, poiché Cristo ci ha dato la scala della carità, per mezzo della quale ogni cristiano può giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la carità, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.".
Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato.
Ieri infatti il nostro Re, rivestito della nostra carne e uscendo dal seno della Vergine, si è degnato di visitare il mondo; oggi il soldato, uscendo dalla tenda del corpo, è entrato trionfante nel cielo.
Il nostro Re, l'Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote; infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li ha rinvigoriti perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio.
Quel che ha portato, lo ha distribuito, senza subire menomazioni; arricchì invece mirabilmente la miseria dei suoi fedeli, ed egli rimase pieno di tesori inesauribili.
La carità, dunque, che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La carità che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato.
Stefano quindi per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva dovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giudei che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano. Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti.
Sostenuto dalla forza della carità vinse Saulo che infieriva crudelmente, e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore.
La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole.
Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha seguito per le preghiere di Stefano.
Quanto è verace quella vita, fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, perché la carità esulta in tutt’e due. Sì, la carità di Stefano ha superato la crudeltà dei Giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine dei peccati, per la carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il regno dei cieli.
La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine.
Perciò, fratelli, poiché Cristo ci ha dato la scala della carità, per mezzo della quale ogni cristiano può giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la carità, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.".
Riflettiamo!
Cordiali saluti.
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