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domenica 23 dicembre 2012

Dal sito "Tracce.it": Se laicité non fa rima con liberté

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo di Ubaldo Casotto che è intitolato "Se laicité non fa rima con liberté":


"Il cardinale Angelo Scola, nel tradizionale discorso alla città di Milano per Sant’Ambrogio ha usato parole difficilmente equivocabili sull’uso ambiguo che oggi si fa della "neutralità" dello Stato. Ricordando come la «libertà religiosa» e la «laicità dello Stato» abbiano il loro atto di nascita nell’Editto di Milano del 313 d.C. (Anche se lo definisce un “inizio mancato”), l’arcivescovo ha chiesto di ripensare «il tema della aconfessionalità dello Stato» minato dal «sostegno dello Stato a una visione del mondo che poggia sull’idea secolare e senza Dio»,spacciando per "neutralità" quella che è invece l’adesione a «una delle varie visioni culturali» e che «attraverso la legislazione diviene cultura dominante». La radice culturale di questa "evoluzione" è, secondo il cardinale, «nel modello francese di laicité».Piero Ostellino, già direttore del Corriere della Sera e intellettuale di formazione e pensiero liberali, ha ascoltato e letto le parole del cardinale e ne condivide l’attacco al laicismo transalpino: «La laicità dello Stato francese è una forma di religione alla rovescia, frutto del giacobinismo e della rivoluzione, nei confronti della quale un liberale ha una certa diffidenza. Il torto della laicité non significa però che il cardinale abbia ragione».

In che cosa non condivide i giudizi dell’arcivescovo di Milano?
Nel suo discorso c’è anche l’associazione tra la negazione della laicità dello Stato e i problemi sociali affrontati dalla socialità della Chiesa. Rispetto al problema della convivenza tra le religioni io mi trovo più d’accordo con quanto detto da papa Wojtyla, e mi sembra che il cardinale Scola non lo tenga abbastanza in considerazione.

Che cosa disse Giovanni Paolo II?
Disse che la convivenza tra le religioni va giudicata sulle conseguenze sociali delle medesime. Su questo, più che sul livello teologico dove alcune posizioni sono inconciliabili, si può fondare il dialogo. Giudicare dalle conseguenze sociali delle singole religioni comporta anche una riflessione sull’integrazione degli immigrati.

Si spieghi.
Chi viene in Italia deve accettare di vivere in un Paese dove non esistono o non ci dovrebbero essere conseguenze sociali a causa della propria professione religiosa. Sta accadendo invece esattamente il contrario, arriva un immigrazione che erge i principi religiosi a leggi dello Stato. Questo non è accettabile in uno Stato liberale.

Come riformulerebbe allora il principio di aconfessionalità dello Stato?
La neutralità dello Stato è di fronte alla libertà di coscienza dell’individuo. La libertà religiosa è per me una declinazione della libertà di coscienza. Condivido la polemica del cardinale nei confronti del laicismo francese, ma non mi pare ci siano i presupposti per estenderla all’Italia, dove lo Stato non ha fatto della laicità una religione come successo nella Parigi giacobina. Nel nostro Paese non abbiamo trasformato la neutralità dello Stato in "neutralità attiva".

Il cardinale Scola certamente non confonde Roma con Parigi, ma parla di una “evoluzione” che ha nella laicité le sue radici. Cita al proposito il caso della riforma sanitaria di Obama che impone a ospedali e scuole religiose polizze di assicurazione sanitaria che includano contraccettivi, abortivi e sterilizzazioni.
Questa è un’intromissione dello Stato sociale dovuta al fatto che Obama è stato eletto grazie a una mutazione antropologica avvenuta negli Stati Uniti. L’America dei bianchi protestanti anglosassoni, che avevano fatto ricca la nazione con lo spirito di iniziativa di ciascuno di loro, è diventata una società diversa. L’immigrazione latino americana la rende più simile all’Europa. Quando Obama vuole imporre alle organizzazioni cattoliche quello che sta cercando di imporre si comporta più da giacobino che da liberale. E lo fa non perché l’immigrazione latino-americana sia giacobina, ma perché è quella che rivela maggiore insicurezza di fronte alla vita e quindi ha bisogno di maggiore assistenza.

Di mutazione antropologica parla anche Scola quando descrive l’evoluzione dell’«equilibrio si cui tradizionalmente si reggeva il potere politico». Da tempo è venuto meno il riconoscimento generale di strutture antropologiche costitutive dell’esperienza religiosa come «la nascita, il matrimonio, la generazione, l’educazione e la morte».
Ha perfettamente ragione, come uomo religioso e anche sotto il profilo laico: il matrimonio o una serie di altri meccanismi di convivenza sociale o di principi di carattere etico politico appartengono alla nostra civilizzazione prima ancora che a una singola religione. Che poi la nostra civilizzazione sia a sua volta figlia del cristianesimo è un dato storico e non sociologico e non vedo perché dovremmo negarlo. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è una cattiva parodia del matrimonio, che è invece uno dei capisaldi della nostra civilizzazione indipendentemente dalla natura religiosa che questo istituto può avere. Sotto questo profilo, è vero, anche da noi c’è un laicismo che si spinge fino oltre la negazione non di principi di carattere religioso ma antropologici e culturali che non ha molto senso.

In una società plurale il cardinale sottolinea la necessità di una tensione «al bene pratico comune dell’essere insieme», alla «vita buona» e al «principio di comunicazione». Sul bene comune si rischia spesso la retorica…
E non solo. Nel nome del bene comune si possono commettere, e si sono commessi, delitti. Così come sono stati commessi nel nome della libertà. Parlare del bene comune da posizioni culturali diverse vuol dire cercare di capirsi. «Vita buona» è la vita che valga la pena di essere vissuta, nel senso che chi non ce la fa da solo possa essere assistito e aiutato. Resta il fatto che le civilizzazioni più progredite e che hanno prodotto condizioni di vita e ricchezza migliori sono quelle all’interno delle quali l’individuo ha una capacità di iniziativa e non si affida sempre soltanto alla Stato.

Non pensa che il concetto di persona…
Assolutamente sì. Il liberalismo è debitore al cristianesimo proprio del concetto di persona. Quello di Gesù Cristo è un messaggio di liberazione che ha posto al centro della fenomenologia sociale e dell’interesse politico la persona. E’ il baluardo della nostra libertà: finché l’uomo è un fine e non un mezzo siamo ancora una comunità libera.".

Questo articolo porta una riflessione di Piero Ostellino sulla laicità dello Stato.
L'articolo è stato scritto sul giornale "Tracce.it".
L'anno prossimo si celebrerà l'anniversario dell'Editto di Milano, l'editto emanato dall'imperatore romano Costantino I che permise ai cristiani di praticare liberamente il culto nell'Impero Romano.
L'editto fu emanato nel 313 AD.
Ora, mi pongo una domanda?
Quel decreto emanato 1.700 anni fa è ancora valido?
Purtroppo, molti hanno frainteso il principio della libertà di culto che fu sancito da quell'editto con un rifiuto della religione o con l'erezione dello Stato a religione.
Questa è l'origine di quello che sta accadendo in Francia.
In pratica, c'è un ritorno al paganesimo.
Nell'Impero Romano, l'imperatore era anche il pontefice massimo, colui che reggeva la vecchia religione politeista romana.
Ora, quella religione non fu molto diversa da quella della dea Ragione, il culto proposto nella Francia della rivoluzione del 1789.
In questa logica, a celebrare i matrimoni ed i funerali deve essere lo Stato.
A formare le coscienze deve essere sempre lo Stato, attraverso la scuola pubblica.
Si ammettono l'aborto e l'eutanasia.
La festa religiosa viene soppiantata da quella civile.
Il cittadino deve diventare un "fedele" dello Stato.
Se non lo fa viene additato come "eretico".
Il cittadino è "libero", a patto che non dica nulla di troppo diverso da quello che dice lo Stato.
L'imperatore Costantino non volle ciò e se tornasse si vergognerebbe di questa Europa.
Cordiali saluti.




23 commenti:

  1. fucilone scusami, ma la cittadinanza è formata si a da religiosi che da atei e allora è giusto che stato non schieri con nessuna delle due categorie. Quanto ai religiosi sono liberi di sposarsi in chiesa e di farsi fare un funerale religioso. Allo stesso modo chi è ateo è libero è libero di sposarsi al comune (a proposito, al nord oggi i matrimoni civili sono la maggioranza!) e di farsi celebrare un funarale civile. Vogliamo forse a questi ultimi imporre matrimonio e funerale religioso? Cioè innanzitutto spiegami ciò, perché altrimenti è inutile scrivere a vanvera.
    A proposito, auguri laici (ahhaha scherzo)...buon natale.

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  2. ah, in francia c'è una laicità che assolutamente non condivido. Ma lì ha precise origini storiche (come sicuramente saprai) così come avviene in inghilterra per la chiesa di stato.
    Saluti

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  3. Un conto è lo Stato non schierato con le religioni...un altro è lo Stato che vuole creare una sua "religione".
    Per esempio, volere sopprimere le feste religiose ed il mettere in risalto quelle civili non è segno di neutralità dello Stato.
    Uno Stato "neutrale" non può non tenere conto della cultura della maggioranza del popolo.

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  4. Ringrazio degli auguri e ricambio.
    Ti auguro buon Natale, la festa della nascita di nostro Signore.

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  5. io non voglio assolutamente sopprimere le feste religiose, ci mancherebbe, perché ti ripeto la laicità deve includere e non escludere. Però alcune cose non mi piacciono: es. se proprio si deve scegliere meglio che sia festa il 2 anziché il 1 novembre. I morti sono di tutti, i santi solo dei religiosi.
    La religione dello stato deve essere quella del rispetto della dignità dei cittadini che lo formano, quale consacrata nelle varie carte che riconoscono i diritti umani (alla cui stesura ha contribuito anche la dottrina della chiesa).
    Saluti.
    PS però non mi hai risp sui matrimoni e funerali: chi è ateo è libero di non farseli celebrare in chiesa?

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  6. Però, chi è ateo non può dettare legge su una maggioranza non atea.
    Quanto ai Santi, essi sono un esempio per tutta l'umanità.
    Quindi, il 1 novembre non si tocca!

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  7. ma infatti chi è ateo come me non vuole imporre nulla alla (presunta) maggioranza.
    Io dico che chi è religioso deve potersi sposare in chiesa e avere un funerale religioso.
    Chi è ateo deve potersi sposare laicamente e avere un funerale civile in aderenza alle proprie convinzioni.
    Io ho esposto le mie idee ma non ho ancora capito le tue: secondo te sarebbe giusto impormi un matrimonio e un funerale religioso se non credo? e se sì perché?
    Riguardo alle feste, non ho detto di dover sopprimere la festa dei santi ma che, se proprio si deve scegliere, è più giusto quella dei morti visto che sarebbe una festa di tutta la collettività nessuno escluso. Inoltre trovo veramente assurdo che il 2 novembre non sia festa. Secondo te , invece, dovendo scegliere quale sarebbe più giusta?
    Due domande precise per due risposte precise. Sono più che altro curioso di capire quelli che la pensano come te e con la risposta di prima davvero non dà elementi.
    Saluti.

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  8. Io sono per la difesa della religione!
    Oggi ad essere attaccati siamo noi cristiani e non voi atei!
    Le statistiche parlano chiaro!
    Ergo, io sono per la difesa del matrimonio cristiano, delle feste cristiane e del diritto alla vita.
    Uno si vuole sposare in municipio? Nessuno gli dice niente!
    Ma oggi siamo noi cristiani ad essere attaccati e non voi atei, che fate tanto vittimismo!
    I numeri parlano chiaro.

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  9. fucilone, stai parlando di attacchi, vittimismo ecc....ma chi ti sta attaccando?! Ma vedi che dai sempre risposte aggressive? "Noi", "voi", "attacchi", "vittimiscmo"...per la miseria, ti ho fatto una semplice domanda! Forse ti sto insultando per la tua religione oppure parlo di spaccarti la faccia per le tue convinzioni religiose? Cerca di rientrare nei ranghi della ragione e della moderazione! Io non sono un animale che attacca solo perché sono ateo ma pretendo rispetto per le mie idee come ne pretendo per le tue. Compris?
    Il problema è che fai di tutte le erbe un fascio ed è come se io facessi dei credenti un unico fascio: ci sono invece ENORMI distinguo...come in tutti i settori della società.
    Comunque ho compreso che non toccheresti la libertà dei singoli cittadini di sposarsi in municipio e di morire "civilmente". Mi fa piacere, perché in caso contrario sarebbe stato davvero il colmo.
    Ma non hai risposto alla seconda domanda: dovendo scegliere, è più giusto che sia festa il 2 o l'1 novembre? E perché? Ovviamente devi considerare che buona parte della popolazione non è cattolica o non religiosa in generale, mentre tutti hanno dei morti. Ma ti chiedo appunto di motivare, perché sicuramente avrai delle (buone) ragioni.
    Saluti.
    PS io sono ateo ma assolutamente non sono contrario alle feste cristiane. Vedi ad es. il natale: guai a chi me lo tocca!E' una festa che appartiene a tutti poiché per alcuni è una festa religiosa e per altri una festa culturale...e fin quando sarà così per la maggioranza è giusto che sia festa. Lo stesso vale per i morti: è osceno che non sia festa! Quindi comincia a fare dei distinguo anziché di vedere il marcio e l'estremismo dappertutto. Perché poi, se proprio vogliamo dirla, sei tu che su molti argomenti non hai idee moderate.

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  10. Io sono per la difesa di tutte le feste religiose, compresa quella del 1 novembre, la Festa di Tutti i Santi.
    Ricordati di una cosa, vi sono i Santi, ossia persone che fecero della loro vita un'imitazione di Cristo e che sono riconosciute come tali dalla Chiesa, ma il concetto di santità può essere esteso a tutte quelle persone che in vita si sono comportate degnamente, anche senza la canonizzazione da parte della Chiesa.
    Quindi, il discorso vale anche per i morti.
    Del resto, non serve un giorno specifico (il 2 novembre) per ricordare i defunti!
    Purtroppo, l'Unione Europea vuole togliere tutte le feste che hanno connotazione religiosa, Natale compreso.
    Sono un moderato ma non sono un relativista!

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  11. spesso essere relativista significa non essere moderati perchè si parte dalla prospettiva di aver ragione o di avere convinzioni ontologicamente superiori a quelle degli altri. E ciò è tipico proprio delle religioni. Ma lasciamo stare, il punto non è questo.
    Le persone devono avere un giorno solenne per poter ricordare i propri defunti e ciò anche se essi non erano stinchi di santo!Quindi non c'entra niente ricordare i morti nel giorno dei santi!
    La venerazione dei morti è una questione di civiltà perché unisce tutti i cittadini e non mi venire a dire che per ricordarli non occorre un giorno specifico perché lo stesso allora varrebbe per i santi. Quindi la tua obiezione non calza. Dovresti dire altro!
    Ti ripeto: tra santi e morti è giusto che siano festeggiati i morti perché questi ultimi appartengono a tutti, i santi soltanto ad alcuni. Infatti per alcuni non tutti i santi sono "santi": es. per me giovanni paolo II non lo sarà mai.
    Ma ti ripeto, niente di contrario alla festa dei santi (sentimento condiviso da tante persone) ma se proprio si deve scegliere è intollerabile che non siano festeggiati PUBBLICAMENTE i morti per "fare spazio" ai santi.
    Saluti.

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  12. I defunti possono essere commemorati in qualsiasi momento.
    Basta pregare per loro, fare dire una messa in loro suffragio, fare delle commemorazioni o ricordarli nel pensiero.
    Per esempio, i defunti della mia famiglia non si trovano qui, dove abito io.
    Alcuni di loro sono in Abruzzo ed altri in Sicilia.
    Io li commemoro quando vado in quei posti.
    Quindi, io non vedo il problema.

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  13. Riguardo al Beato Giovanni Paolo II, non guardare la storia dell'incontro con Pinochet ma guarda anche tutto il resto!

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  14. e perché i santi non possono essere commemorati in qualsiasi momento?
    Cerca di avanzare motivazioni calzanti.
    Riguardo all'ex papa, io credo che uno sia santo al 100% e non per la maggior parte delle cose che ha fatto. Il suo grave torto (il che non lo fa assolutamente un santo e sono libero di pensarla così) non è quello di aver incontrato pinochet (anzi è importante incontrare i dittatori proprio per una questione di "conversione") ma di aver taciuto (se non avallato) su tutte le dittature del sud america, a differenza di quel che ha fatto in europa con l'urss. Quindi lui per me è stato un politico (con i tipici meriti, demeriti e compromessi che questa posizione porta con sé).
    Ma come vedi, le diverse e legittime opinioni che abbiamo sulla sua figura fa sì che il giorno dei santi sia una festa parziale, non di tutti. Non ci sono affatto contro, per carità, ma trovo ingiusto porla al posto di una festa di tutti quanti (e che ricorda tra l'altro la propria famiglia).
    Saluti.
    PS cmq il punto è che non mi hai spiegato perché è giusto festeggiare i santi al posto dei morti. Sii più ordinato nelle risposte e più pertinente. La motivazione che mi hai dato non regge perché infatti potrei dirti lo stesso (e così ho fatto) dei santi.

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  15. Vai avanti ancora con questa storia di Pinochet.
    Ma non la finisci?
    Papa Giovanni Paolo II è stato un grande Papa.
    Da giovane, lottò contro il nazismo.
    Poi, ha fatto cadere il comunismo.
    Il bene che ha fatto è stato assai grande!
    Sui Santi, ti ricordo che la maggior parte degli Italiani è cattolica.
    La festa di Tutti i Santi fa parte della nostra tradizione.
    Tu sei una minoranza.
    Le minoranze meritano rispetto ma non possono dettare legge.
    I Santi sono un modello per tutti noi.

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  16. I morti possono essere ricordati sempre, pregando per loro, facendo fare delle messe in loro suffragio o ricordandoli laicamente.
    I morti sono legati alle singole famiglie o alle singole persone.
    I Santi, invece, sono legati alle comunità.

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  17. 1-giovanni paolo II non ha fatto nulla contro le dittature del sud america che sono state sanguinarie quanto l'urss. E se ha taciuto l'ha fatto per motivazioni politiche. Sarà stato pure un grande papa (dipende ovviamente dai punti di vista) ma è altra cosa essere un santo.
    2-sul fatto che gli italiani siano in maggioranza cattolica avrei molto da dire. Diciamo che formalmente è così solo perché praticamente tutti siamo stati battezzati e quindi risultiamo essere cattolici (compreso me stesso). Inoltre battezzare i figli e sposarsi in chiesa è molto spesso un'usanza culturale: io stesso credo di battezzare i miei figli e di sposarmi in chiesa.
    3-prova a chiedere agli italiani se per loro siano più importanti i santi o i morti. Quindi la fesa dei morti è decisamente più sentita e più importante.
    4-la festa dei morti riguarda tutti e anche ammesso e non concesso che la maggioranza sia cattolica, a te manca un passaggio sulla concezione della democrazia ossia il secondo pezzo: democrazia significa governo della maggiorna, sì, ma nel rispetto delle minoranze. Ma nel caso specifico ti ripeto: per gli italiani è decisamente più importante commemorare la mamma, il padre o un figlio defunto piuttosto che i santi!
    Quindi festeggiare i santi al posto dei morti è solo retaggio di uno Stato non completamente laicizzato che finisce per non rispettare i propri cittadini...ossia se stesso.
    Saluti.

    RispondiElimina
  18. inoltre tutti le città hanno un santo protettore che viene giustamente festeggiato, quindi la tua motivazione sull'opportunità della festa dei santi (al posto di quella dei morti) a causa del legame con la comunità non calza.
    Credo che questa sia la motivazione forse più convincente di tutte: i santi già si festeggiano, quindi è assurdo non festeggiare i morti per festeggiare due volte i santi.
    Non trovi?

    RispondiElimina
  19. I morti sono materia delle famiglie.
    Le feste dei Santi, invece, aggregano le comunità.
    Qui da me c'è un esempio.
    Oggi si festeggia Sant'Antonio Abate, il patrono degli animali.
    Si fanno celebrazioni che uniscono le comunità.
    Il cattolicesimo è un elemento fondante della nostra civiltà.
    Quanto a Papa Giovanni Paolo II, stai sbagliando.
    Egli condannò ogni dittatura.

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  20. non sei stato preciso sulla risposta infatti su ciò che dici già ti ho risposto e sono andato oltre: i santi già si festeggiano nelle varie comunità, quindi se è festa il 1 novembre significa festeggiarli due volte e non è giusto se poi non c'è nessuna festa per i morti.
    Saluti.

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  21. La tua polemica è strumentale!
    I morti sono affare di famiglia.
    Lo vuoi capire?
    La festa di Ognissanti, invece, è una festa per tutti.
    I Santi sono dei modelli di virtù, per chi crede.
    Ti ricordo, ancora una volta, che la maggioranza è ancora cattolica!

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  22. non sei stato preciso nella risposta: non mi hai spiegato perché, se i santi già si festeggiano nelle singole comunità, non è opportuno fare festa il 2 anziché l'1 novembre.
    Se insisto è perché tu stesso hai MOTIVATO col legame territoriale. Ma io sul punto ho ribattuto: proprio per la rilevanza del legame dei santi con le comunità è giusto e opportuno che sia festa nelle varie città.
    Dunque dovresti dare un'altra motivazione. E' facile concludere dicendo: "ciò che dici è strumentale". Motiva! e ricorda che ragionare non significa "rompere l'anima": chi la pensa così dimostra di essere allergico al confronto.
    PS "la maggioranza è cattolica": forse festeggiare i morti è anticattolico?!?!?

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  23. Se fossi allergico al confronto non mi sarei nemmeno sognato di fare un blog.
    Il mondo dei santi è complesso.
    Ci sono i santi patroni di città e di professioni.
    Ci sono santi che proteggono da malattie e da calamità naturali.
    La figura del santo è quella dell'intercessore tra Dio e l'uomo.
    La celebrazione di Ognissanti ci ricorda tutto ciò.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".