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mercoledì 3 ottobre 2012

La Cappella di Ghadam e la morte nell'arte

Cari amici ed amiche.


L'amico Ivan Vassallo ha messo su Facebook un'immagine che mi ha molto interessato.

L'immagine in questione mostra la Cappella di Ghadam, un luogo di culto di Malta.
Ora, guardando la foto, noterete che l'edificio è adorno di ossa umane.
Ci sono altri casi di chiese adorne con ossa umane.
A Roma, per esempio, vi è la Chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini.
Questa chiesa, che si trova in via Veneto, ha la cripta adorna di ossa umane.
Persino il lampadario è fatto di ossa.
Le ossa sono di uomini poveri che non potevano permettersi una sepoltura decente.
Oltre alle ossa, ci sono anche dei corpi di frati mummificati, come quelli delle Catacombe dei cappuccini di Palermo.
All'ingresso della cripta vi è una scritta che recita:

"Noi eravamo quello che voi siete, e quello che noi siamo voi sarete".

Un altro esempio è la Basilica-Santuario di San Luigi Gonzaga a Castiglione delle Stiviere che si trova in Provincia di Mantova.
Qui vi è il teschio di San Luigi Gonzaga in bella vista.
Ora, questo teschio non è solo un oggetto di devozione, una reliquia, ma ha anche un'altra funzione, quella di ricordarci della caducità della vita.
Lo stesso discorso può valere per l'Ossario di San Martino della Battaglia (una frazione del Comun e di Desenzano, in Provincia di Brescia) e per l'Ossario di Solferino (che si trova a Solferino, in Provincia di Mantova).  
Un discorso simile si può fare per la Cattedrale di Otranto (Lecce) che ospita le ossa delle vittime dell'attacco turco del 1480.
Quindi, anche la Cappella di Ghadam aveva questa funzione di ricordarci la caducità della vita terrena.
Ho usato il verbo "avere" coniugato all'imperfetto perché questa cappella venne distrutta da un bombardamento delle potenze dell'Asse, durante la secondo guerra mondiale.
I teschi e le ossa compaiono nel'arte sacra e non solo.
Ora, vi invito a guardare l'immagine qui sotto.

Questo è un quadro di Hans Holbein il Giovane (1497-1543) che mostra due ambasciatori francesi.
Focalizzate la vostra attenzione sulla figura in basso.
Se provate a guardarla spostandovi verso la vostra sinistra, noterete che essa ritrae un teschio.
Quindi, la morte compare nell'arte più di quanto si possa immaginare e non solo nei "Trionfi della morte" del XIV secolo.
Termino con una mia poesia che parla di alcuni scheletri trovati in un pozzo di Parigi.
Questi scheletri appartenevano a dei preti uccisi durante la Rivoluzione francese.

IL POZZO DELL’IGNOMINIA

A rammentare in caput Galliae…
ove in Revolutio infamia…
agra e ignominia furono…
per le acque pria sta il pozzo;

e allorché aureo il Giglio...
non bona semper d’essa falce…
ché di nefasto plena anche recise…
a Iddio pugna mosse il reprobo;

e ché pii in fovea tale…
con rege da egli in Caelum messo…
in devotio culpa vedente…
di clerici le carni gettò…
e al Padre ego per esecrabili…
i lerci e essi rivolvo in prece.

L'arte ci ricorda ogni cosa, anche la morte.
Cordiali saluti


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