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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 13 novembre 2014

E l'Italia non cresce!


Cari amici ed amiche,

leggete l'editoriale del direttore Giorgio Mulè su "Panorama" che è intitolato "Non si cresce con questa frittata".
Dell'editoriale è interessante la parte che recita:

"Oramai la frittata è fatta. Mettetevi il cuore in pace e non aspettatevi miracoli dalla legge di stabilità, l’insieme di misure che avrebbe dovuto far uscire un’Italia Sfinita dalle secche della recessione. Panorama ha provato a far cambiare verso a una manovra che ci è apparsa fin dall’inizio sbagliata alla radice. Per tre motivi innanzitutto: perché tradiva clamorosamente l’impegno di tagliare cum grano salis l’enorme montagna della spesa pubblica, perché non stimolava gli investimenti, perché rubava il futuro ai giovani attraverso l’imbroglio dell’anticipo del Tfr e l’incremento delle tasse sui fondi pensione.

Le nostre analisi e le nostre preoccupazioni hanno trovato puntuale riscontro in tutti i pronunciamenti di chi, in Italia e in Europa, è chiamato a dare un giudizio di merito sulla legge di Stabilità: Banca d’Italia, Istat, Unione europea. La nostra crescita, per il 2015, è stata definita a Bruxelles "tiepida", "fragile" o addirittura "molto fragile", gli effetti della manovra sull’economia "nulli" dall’Istat per il biennio 2015-16, perché il governo metterà in circolo denaro aumentando ancora la spesa pubblica, mentre sulle pensioni Bankitalia ha annunciato l’apertura di un potenziale baratro dovuto alla possibilità di intascare il Tfr per i prossimi tre anni
.".

Mi pare logico che la scelta del premier Matteo Renzi di fare mettere il TFR (Trattamento di fine rapporto) in busta paga sia una pessima idea.
Infatti, in queste condizioni, il TFR verrebbe "mangiato" dalle tasse.
In realtà, per fare ripartire l'economia si debbono prendere misure strutturali (e non solo) importanti.
In primo luogo, bisogna tagliare la burocrazia.
Noi abbiamo troppa burocrazia. Ci sono tanti enti ed uffici pubblici (inutili) che prendono tanti soldi pubblici, oltre a rivedere gli enti istituzionali.
Per esempio, sempre su "Panorama" vi è un articolo scritto da Antonio Rossitto e che è intitolato "Tutti i numeri del presidente".
Esso parla del governatore della Regione Sicilia Rosario Crocetta (che è dello stesso partito di Renzi) e dei suoi fallimenti.
Per esempio, sapevate che nel 2013 la spesa corrente in Sicilia è aumentata del 6,3%, arrivando a 16,4 miliardi di Euro?
Sapevate che in tutta la legislatura regionale Crocetta ha nominato ben 33 assessori, ovviamente cambiandoli?
Sapevate che in ventiquattro mesi di governo regionale Crocetta ha cambiato ben quattro Assessori dell'Economia?
Sapevate che la Regione Sicilia spende ben 1,6 miliardi di Euro per stipendi e pensioni?
Sia chiaro, quello della Sicilia è un caso eclatante ma ci sono altre situazioni incresciose in tutta Italia.
Servono tagli severi alla burocrazia e misure di riordino delle istituzioni nazionali e locali, Regioni, Province e Comuni.
Tagliando la burocrazia e gli sprechi si possono ridurre le tasse.
La riduzione delle tasse deve essere consequenziale al taglio della burocrazia,
Noi italiani sappiamo farci veramente male.
Per esempio, in nome dell'"acqua pubblica", nel 2011, con un referendum si è abrogò una legge che avrebbe ridotto i carrozzoni delle aziende municipalizzate dell'acqua, aziende che servono solo a ricollocare i politici non eletti.
Oltre al taglio della burocrazia e delle tasse, serve una seria politica infrastrutturale.
Si devono fare nuove infrastrutture.
Purtroppo, c'è troppa gente che ha diritto di veto.
Bisogna snellire le pratiche per la costruzione di nuove infrastrutture, anche importanti, come TAV (ferrovia ad alta velocità) e ponte sullo Stretto di Messina.
Le infrastrutture creano lavoro e, una volta finite, indotti.
Bisogna anche ripensare la politica energetica.
Tanto per non farci male (ovviamente voglio essere ironico) con un referendum nel 2011 noi dicemmo no all'energia nucleare.
Ovviamente, con il termine "noi" mi riferivo al popolo italiano e non al sottoscritto, che era (ed è) tra coloro che aprirebbero una centrale nucleare anche domani mattina.
Così, noi continuiamo ad importare energie elettrica dall'estero e continuiamo a pagarla cara.
In ultimo, il governo italiano dovrebbe andare in Europa e dire che l'Italia deve avere anche la possibilità di sforare il rapporto Deficit/Prodotto Interno Lordo del 3%, un parametro che oggi non è più sostenibile.
Oltre al governo, l'Italia deve cambiare testa, se non vuole morire.
Cordiali saluti.





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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.