Presentazione

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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 25 aprile 2014

Quando ci sarà una riconciliazione?

Cari amici ed amiche.

L'amico Marco Macrì ha messo su Facebook questa riflessione che faccio mia:
"IL 25 APRILE IO NON FESTEGGIO!
IO RICORDO I 20.000 ITALIANI UCCISI DAI PARTIGIANI!

Il 28 Aprile 1945 a villa Belmonte, il gruppo composto da Mussolini, la Petacci, Valerio, Moretti, Neri, Gianna, Lino e Sandrino arriva al punto in cui è stata lasciata la 1100. Benito Mussolini ha il volto sicuro, adesso. Forse pensa davvero di essere un uomo libero. “Sali”, dice Valerio. “Ma con quel berretto da fascista è una grana”. Mussolini elimina il berretto, ma così mostra la sua notissima testa calva. “E questa qui?” “Prova a calarti la visiera sugli occhi. Forse non si capirà che berretto è”. Partono. In quaranta secondi sono a pochi passi dalla villa Belmonte di Giulino di Mezzegra. Per tutto il breve tragitto i due amanti sono rimasti abbracciati, senza fiatare. Si scende. Claretta forse ha capito. Porge la sua pelliccetta all’autista. “Le lascio questa, tanto a me non serve più…” Il cancello è alto e grigio, fatto a lamiere, e ai lati corre il muretto basso della villa. Valerio è andato di corsa a dare un’occhiata all’altro cancelletto, piccolo, largo un metro e venti, con pilastrini di quaranta centimetri. Ma si è subito reso conto che il posto ideale per un’esecuzione è il cancello grande. Guido e Moretti si allontanano di corsa a sorvegliare le due curve della strada, per fermare chiunque arrivi. Lino e Sandrino arrivano anche loro correndo perché hanno finalmente capito cosa sta per accadere. Ma Aldo Lamperti “Guido” li costringe a fermarsi agitando il mitra e con un’aria assai eloquente. Valerio fa avanzare Mussolini e Claretta fino al cancello. Al primo ordina di fermarsi tra il muretto e il pilastro. Il duce appare ormai senza più volontà: ubbidisce, docile come un agnello. Forse non crede ancora di dover morire, si illude fino all’ultimo. Claretta è scivolata d’impeto al fianco di lui, che dà la schiena al muretto. Risuona ora la voce aspra e secca di Valerio. Il colonnello legge il testo della condanna a morte del criminale di guerra Benito Mussolini: “Per ordine del comando generale del corpo volontari della libertà sono incaricato di rendere giustizia al popolo italiano”. Mussolini probabilmente non ha capito. Guarda con occhi sbarrati, come affascinato, la canna del mitra. Claretta gli butta appassionatamente le braccia sulle spalle, come per proteggerlo. “Togliti di lì”, urla Valerio, “se non vuoi morire anche tu!” Adesso Mussolini ha capito e trema. Ha lo sguardo pieno di muta interrogazione straziante e di dolore, le sue labbra mormorano: “Ma, signor colonnello…” Poco prima Valerio aveva sparato nella piazza di Bonzanigo per provare il suo mitra. Ma ora preme il grilletto e i colpi non partono. Manovra l’otturatore, e ancora l’arma non spara. Arriva di corsa Lampredi, punta la pistola contro il duce, e anche questa assurdamente s’inceppa. Allora arriva su anche Moretti e ha in pugno i lmitra. Mussolini è sempre là, pallido come uno straccio, barcollante, senza più nulla di umano nel suo disperato sfacelo. Chi spara? Valerio o Moretti? La voce popolare sul lago di Como dirà per molti anni che è stato Pietro a fare da giustiziere. Parte una inesorabile raffica di mitra che investe quel Gran Corpo tremante. Il duce si affloscia sulle ginocchia, le raffiche lo hanno investito in pieno petto, rade il muro con il corpo massiccio, la testa è reclinata sul petto. E’ finita. La Petacci si è gettata con tutte le sue forze ad abbracciare l’uomo che sta cadendo, e ha lanciato un urlo terribile. E’ investita anche lei dalle raffiche di mitra, crolla al suolo con un grido, il suo sangue si mescola con quello di Mussolini. I cadaveri di Mussolini e di Claretta, insieme con quelli dei gerarchi fucilati subito dopo da Valerio e Dongo, vennero caricati su un autocarro giallo che alle venti dello stesso 28 aprile si diresse a Milano. Entrò nella città che era buio e faceva freddo. Alle 3.40 del 29 aprile diciotto salme furono scaricate vicino al distributore di benzina di piazzale Loreto, nello stesso luogo dove il 10 agosto 1944 i fascisti avevano fucilato quindici partigiani. Ebbe inizio allora un lugubre e terribile spettacolo. Prima arrivarono pochi passanti incuriositi e increduli, quindi rapidamente andò formandosi attorno ai corpi una folla immensa. Alle prime luci della folla si gettò contro quei cadaveri a pugni, calci e sputi, con urla disumane. Il momento più spaventoso fù quando una donna del popolo si avvicinò al cadavere di Mussolini, la cui testa appariva enormemente ingrossata, e gli sparò contro cinque colpi di pistola urlando: “Questi per i miei cinque figli morti nella tua guerra!” Il furore non conosceva ormai più limiti. I loro cadaveri vennero issati su un traliccio e il popolo poté assistere per lunghe e interminabili ore allo spettacolo macabro di quegli impiccati che dondolavano a testa in giù.
Italiani, trucidati senza alcun processo...
".

Premetto, io non ho simpatie per il fascismo.
Sono anche un anti-nazista convinto.
Infatti, io sono un conservatore di destra (cattolico e sionista) e non mi riconosco per niente nel fascismo e nel nazismo.
Anzi, li condanno.
Però, quanto accaduto nel 1945 fu davvero drammatico.
Ci fu una guerra mondiale e ci furono bombardamenti.
Proprio qui a Roncoferraro, in Provincia di Mantova, il bombardamento fu pesante.
A Villa Garibaldi, frazione del Comune di Roncoferraro, il bombardamento provocò la morte di 24 persone ed il ferimento di tante.
Il paese fu praticamente distrutto, come dimostra la foto d'epoca che è qui sotto e che è stata riportata su Facebook da don Giovanni Telò, parroco di Villa Garibaldi di Roncoferraro, e che io mi sono permesso di prendere e mettere su questo blog.
La guerra è sporca poiché porta morti e feriti, oltre alla distruzione di cose.
Però, bisogna capire il perché di questa guerra.
Il perché è molto semplice: questa guerra fu causata da un'ideologia criminale quale fu il nazismo, un'ideologia che minacciò l'Europa e fece morire tante persone innocenti.
Questa guerra, però, fu anche una guerra tra italiani.
Non fu solo una guerra tra fascisti ed antifascisti.
Infatti, nelle fazioni c'erano divisioni.
Non tutti gli antifascisti volevano portare la democrazia.
Basti pensare a quello che accadde in Emilia-Romagna, in cui i partigiani cattolici venivano massacrati da quelli comunisti.
Proprio questi ultimi si macchiarono di crimini non meno immondi ed odiosi di quelli dei nazisti.
I partigiani comunisti furono non meno criminali dei nazisti.
Era chiaro il loro intento: eliminare non solo il fascismo ma anche gli avversari nelle file degli antifascisti, come i cattolici ed i liberali, per portare in Italia il comunismo e legare il nostro Paese all'Unione Sovietica.
Essi fecero stupri e crimini atroce.
Basti pensare alla loro complicità con i partigiani jugoslavi che infoibarono gli italiani in Venezia Giulia, in Istria e in Dalmazia.
A quella gente non interessava la democrazia.
Anche il trattamento che riservarono a Benito Mussolini dimostrò ciò.
In uno Stato di diritto e con una democrazia compiuta Mussolini sarebbe stato processato e punito secondo il diritto e la legge e non sarebbe stato fucilato ed appeso a testa giù tra gli sputi e gli insulti della folla.
Ricordiamo anche la strage di Oderzo (in Provincia di Treviso) o quella di Pescarenico (in Provincia di Lecco), che furono stragi operate da partigiani comunisti.
Per lungo tempo, parlare di questi crimini è stato quasi un tabù.
Anzi, ancora oggi è così.
Dopo la guerra, infatti, in Italia non ci fu nessuna riconciliazione.
Ci fu solo un compromesso tra democristiani e comunisti ma nel popolo non ci fu nessuna riconciliazione.
Ancora oggi, è così.
Chi, per esempio, parla dei crimini dei partigiani viene accusato di "revisionismo" o di "fascismo".
Ancora oggi, durante le feste del 25 aprile, quando vedo sventolare tante bandiere rosse o tante bandiere "arcobaleno" dei pacifisti mi viene voglia di non festeggiare.
Queste bandiere non portano la pace nel nostro popolo né nel mondo.
Io non sono fascista e sono ostile al nazismo...ma non canterò mai "Bella ciao", la canzone che fu cantata anche da coloro che fecero crimini assurdi in nome della libertà.
Piuttosto, canterei l'inno americano, l'inno britannico, il bellissimo inno canadese, quello australiano o l'Hatikvah israeliana.
Senza gli Americani, gli Inglesi, i Canadesi, gli Australiani e la Brigata Ebraica, l'Italia sarebbe rimasta in mano ai tedeschi o sarebbe caduta in mano ai comunisti.
Cordiali saluti.







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