Cari amici ed amiche.
Leggete questa citazione di re Umberto II di Savoia:
"La Repubblica si può reggere col 51%, la Monarchia no. La Monarchia non è un partito. È un istituto mistico, irrazionale, capace di suscitare negli uomini incredibile volontà di sacrificio. Deve essere un simbolo caro o non è nulla.".
Ora, sappiamo tutti che la Repubblica nacque con un sospetto di broglio.
Leggete l'articolo de "Il Corriere della Sera" che è intitolato "Monarchia o Repubblica: la calda estate del ’46".
Pare, infatti, che nel 1946 ci fosse stato un broglio. Secondo questa tesi, fu scavalcata la Corte di Cassazione per favorire la Repubblica.
Questo avrebbe evitato una guerra civile.
In Italia, oramai, c'era un Partito Comunista che, pur essendo minoritario, era molto forte.
Non essendo riuscito a portare l'Italia verso il blocco sovietico, il Partito Comunista volle la sua rivincita facendo pressioni per fare sì che l'esito del referendum del 2 giugno del 1946 fosse pro-Repubblica.
Guardando la cartina che ho riportato qui sopra, noi notiamo che la maggiore concentrazione di voti pro-Repubblica fu in quelle Regioni che oggi consideriamo "rosse", come la il Trentino, la Liguria, l'Emilia Romagna, la Toscana, l'Umbria e le Marche.
Qui, infatti, l'affluenza fu alta e fu pro-Repubblica.
Questo quadro caratterizzò esattamente tutta la storia della nostra Repubblica, una storia fondata più sulla "vendetta" che sulla pacificazione.
Il caso paradigmatico fu quello di Sandro Pertini (1896-1990).
Quando fu Presidente della Repubblica (1978-1985), Pertini vietò all'ex-re Umberto II di tornare in Italia.
Dall'esito del referendum, quest'ultimo era in esilio.
Nel 1983, l'ex-re era malato e moribondo.
Questi chiese a Pertini il permesso di tornare in Italia.
Gli scrisse una lettera che incominciava con "Egregio signor Pertini".
Pertini vietò all'ex-re di morire in Italia perché non lo chiamò "Signor presidente".
Pertini non fece questo per una pur formalità.
Sappiamo tutti che a lui non piacevano le formalità. La storia lo dice.
Il mio amico Ettore Alessi, un socialista di vecchia data che oggi è nel Popolo della Libertà di Roncoferraro, mi dice sempre che Pertini diceva che tra compagni ci si dava del tu.
Me lo dice, più che altro, perché io ho l'abitudine di dare del lei alle persone.
Pertini rifiutò di concedere all'ex re di venire a morire in Italia per un suo rancore ideologico.
Se anziché chiamarsi Umberto II di Savoia, il moribondo che gli chiese di morire in Italia si fosse chiamato Tizio Caio Sempronio, Pertini si sarebbe comportato in modo diverso?
Molto probabilmente, sì.
Io, se fossi stato in Pertini, avrei lasciato perdere e avrei fatto rientrare il moribondo in Italia.
Sarebbe stato un atto di "pietas".
Questa Repubblica si fondò su dei compromessi di cui oggi noi paghiamo il prezzo.
Cordiali saluti.
tutto bianco o nero, non c'è nulla da fare con te ed è inutile ogni ragionamento.
RispondiEliminaGiusto per incidens: è ovvio che quell' "egregio signor pertini" fosse carico di significato, poiché era implicitamente chiaro che l'ex re non riconosceva la repubblica. Se pertini doveva fare un passo, lo stesso doveva farlo l'ex re chiamandolo presidente. Si chiama moderazione, caro fucilone, si chiama senso del compromesso, si chiama pace.
Ma tu poi sei talmente fesso che alla fine la butti sempre sul pietismo quando vuoi dare ragione alla tua parte pur in mancanza di motivazioni. Avresti avuto ragione infatti se l'ex re l'avesse chiamato "sign. presidente". Felice infatti sono stato quando ai savoia è stato consentito il rientro in italia (divieto infatti barbaro se riferito ai discendenti).
Infine quanto ai savoia: non sono i miei reali, poiché hanno invaso la mia terra. E hanno talmente cancellato la cultura del sud, (trasformadola in un'appendice malata di quella del nord perennemente alla ricerca di un'identità con quest'ultima considerata quella "giusta") che nel referendum i sì per la monarchia furono paradossalmente maggiori al sud. Odio la corona savoia, cavour e garibaldi soprattutto per questo: noi siamo mediterranei e abbiamo una cultura semplicemente diversa da quella del nord, e non siamo dunque cittadini di serie b che dobbiamo scimmiottare quelli del nord, come se noi fossimo "quelli sbagliati". Ma tu, probabilmente, nemmeno capisci cosa voglio dire: un po'perché sei del nord, un po' perché sei un po' fesso.
Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia e qualcun'altro scrive loro altri libri, li fornisce di un'altra cultura, inventa per loro un'altra storia. Dopo di che il popolo incomincia lentamente a dimenticare quello che è stato e il monto attorno a lui lo dimentica ancora piu' in fretta".
(Milan Kundera)
PS monarchia savoia?!??! ma tu sei pazzo?! dei piemontesi a comandarmi senza averli eletti!?!?
Sappiamo tutti la storia dei Savoia e dell'Unità d'Italia.
RispondiEliminaIo sono stato tra quelli che hanno contestato certa storiografia pro-Garibaldi ed è tutto pubblicamente scritto.
Dopo di che, nel caso di Pertini, io dico che egli avrebbe dovuto avere pietà!
Se fossi stato in Pertini, io mi sarei messo una mano sul cuore e avrei lasciato perdere ed avrei concesso ad un vecchio moribondo di morire in Italia.
Se era vecchio e moribondo gli sarebbe bastato dire "signor presidente". Non capisco perché pertini avrebbe dovuto fare un passo in avanti e l'ex re no. Ma è ovvio che se tu fossi stato repubblicano avresti detto che pertini aveva fatto bene. Purtroppo sei fatto così: non giudichi i comportamenti ma chi li compie. E questo te l'ho detto mille volte. Ed è per questo che con te è inutile discutere: proprio perché non ragioni per principi generali ti contraddici in continuazione: oggi un fatto è giusto, domani è sbagliato perché l'ha compiuto chi appartiene alla parte avversa alla tua.
RispondiEliminaQuanto alla tua opinione sull'unità d'italia la conosco e per fortuna se ne comincia finalmente a parlare.
Umanamente, Pertini sbagliò.
RispondiEliminaAvrebbe dovuto lasciare perdere e fare rientrare l'ex-re in Italia.
Avrebbe fatto anche un gesto di riconciliazione.
A te piace molto il rancore ideologico.
Sai solo odiare!
ovviamente non hai risposto: perché pertini avrebbe dovuto fare un passo e l'ex re no? Per te i passi li devono fare sempre gli altri e mai quelli appartenenti alla tua fazione. E' questo il punto: è inutile dialogare con te e infatti non rispondi. E sempre lì a buttarla sull'odio e bla bla bla...ma piantala e rispondi alle domande che uno ti fa! io ho motivato, che c'entra l'odio! é inutile, totalmente inutile: i cattivi sono sempre gli altri, tu e i tuoi gli eterni buoni vittime dei cattivi. che noia!
RispondiEliminaL'ex re era una vecchio moribondo!
RispondiEliminaA un moribondo non si nega l'ultimo desiderio.
Esiste la pietas!
ma la richiesta di pietas presuppone in chi la richiede una posizione in cui nulla può fare e che quindi si affida completamente nelle mani misericordiose dell'altro. Invece lì non andò così: l'ex re poteva "fare" ossia poteva chiamarlo semplicemente "presidente" e tutto gli sarebbe stato dovuto. Invece col suo comportamento non ha chiesto pietas ma ha dimostrato ostinazione.
RispondiEliminaFucilone, la pace si fa in due: ognuno deve fare un passo, ognuno deve fare una concessione. E nel caso di specie l'ex re voleva che lo facesso solo pertini. Alla faccia del vecchio moribondo!
Ma tanto si sa perché scrivi queste cose: come al solito tu non giudichi comportamenti ma chi li compie. E dunque, a parti esattamente invertite, tu avresti scritto che pertini avrebbe dovuto chiamarlo "re".
Dai è così, sei il solito.
E infine ti chiedo: ma perché pertini doveva fare un passo e l'ex re no?
E' questa la domanda.
Pertini era il Presidente della Repubblica.
RispondiEliminaIn quanto tale, egli avrebbe avuto il potere di fare rientrare l'ex re.
Inoltre, non è chi vince colui che deve avere pietà?
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