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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 16 giugno 2013

Due parole sull'omofobia

Cari amici ed amiche.

Un mio amico ha letto su Twitter un post della Presidentessa della Camera Laura Boldrini.

Esso recita:

"Pride. Ce lo chiede l'UE: l'Italia deve prevedere finalmente tutele per le vittime e leggi per diritti a coppie omosessuali".

Il mio amico le ha risposto:

"E le tutele per imprenditori e operai non ve le chiedono l'Europa".

Ora, io vorrei esprimere un parere.
Qui c'è chi vuole fare una legge sull'omofobia.
Per esempio, c'è chi vuole fare una legge che preveda pene più severe per chi picchia un omosessuale.
Ora, posto il fatto che già ci siano delle gravanti per chi (ad esempio) picchia una persona per motivi di razza, fede religiosa, per l'orientamento sessuale o per qualsiasi altra condizione personale, fare una legge di questo tipo creerebbe un vulnus.
Ad esempio, vengo picchiato io, che non sono omosessuale.
Poniamo caso che il motivo sia politico.
Il mio aggressore subisce una certa pena.
Viene picchiato allo stesso modo un omosessuale.
L'aggressore potrebbe subire una pena maggiorata.
Paradossalmente, una legge del genere lederebbe il principio di eguaglianza.
Inoltre, sui diritti delle coppie omosessuali e delle coppie di fatto eterosessuali, basterebbe istituire un contratto privato (dal notaio) che prevederebbe la possibilità di ereditare da parte in uno dei due partners dall'altro e la possibilità di stabilire una comunione di beni, in cambio di coabitazione, fedeltà reciproca e di mutua assistenza.
Non sarebbe un contratto equiparato al matrimonio.
Il matrimonio gay prevederebbe anche la possibilità di avere la pensione di reversibilità da parte del coniuge che rimane vedovo.
Se si istituisse una legge che favorisce il matrimonio gay, di conseguenza, sarebbe scassato il sistema pensionistico.
Inoltre, vi sarebbe anche la questione delle adozioni.
E' giusto che solo le famiglie possano adottare e la famiglia è formata da un uomo e da una donna e si fonda sul matrimonio.
Termino, segnalandovi una petizione che è intitolata "Si dimetta il ministro Cécile Kyenge: ha giurato il falso".
Io l'ho firmata.
La petizione è stata promossa dal partito di Magdi Cristiano Allam "Io amo l'Italia".
Nell'assumere il suo incarico, domenica 28 aprile al Quirinale, aveva pronunciato la formula rituale: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione”.
Ma nella sua prima conferenza stampa a Palazzo Chigi venerdì 3 maggio ha detto che “non potrei essere interamente italiana”, ciò che è incompatibile con il giuramento di esercitare le sue funzioni nell'interesse “esclusivo” della nazione. Queste le sue testuali parole: “Sono italo-congolese e, tengo a sottolinearlo, sono italo-congolese perché appartengo a due culture, a due paesi che sono dentro di me e non potrei essere interamente italiana, non potrei essere interamente congolese, ciò giustifica anche la mia doppia identità, ciò giustifica ciò che io mi porto dietro. Questa è la prima cosa con cui io vorrei essere definita”.
Per la prima volta nella storia della Repubblica viene designato un ministro che non si sente del tutto italiano e che non intende neppure diventarlo perché si concepisce come depositario di una doppia identità nazionale, italo-congolese, sostenendo candidamente di appartenere a due paesi e a due culture. In aggiunta alla chiara incompatibilità costituzionale e politica nell'affidare un ministero della Repubblica a un cittadino che non si riconosce né intende riconoscersi nell'identità italiana nella sua integralità, la Kyenge incarna lo stravolgimento della nostra cultura e della nostra tradizione circa il concetto di cittadinanza, di società, di Patria e di nazione.
Firmate!
Cordiali saluti.



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Beatrice Venezi boicottata perché è di destra

Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screenshot del Corriere della Sera.