Sulla rivista "Jesus", ho letto un articolo scritto da Vittoria Prisciandaro e Iacopo Scaramuzzi che è intitolato "La sfida della Terza Repubblica" .
Esso parla dei cattolici in politica.
Dell'articolo è interessante la parte che recita: "Per i cattolici in politica è il ritorno al passato? Il canto del cigno? O si apre una fase nuova?".
Io temo che si apra una fase nuova ma negativa.
Che il Parlamento che è stato recentemente eletto sia il meno cattolico di tutti i tempi è cosa risaputa.
I cattolici in politica, però, sono anche divisi.
Vi sono i cosiddetti "cattolici adulti", come il nuovo sindaco di Roma Ignazio Marino.
Questi "cattolici adulti" si professano come conformi alla Chiesa ma ritengono che la loro fede non debba avere alcun riverbero sulla vita pubblica.
Questo li porta, per esempio, ad avere un posizione favorevole all'aborto o ai matrimoni gay.
Io, da cattolico, non sarei mai favorevole all'aborto o ai matrimoni gay.
La mia non è una posizione preconcetta o contro i gay ma io agisco in conformità rispetto a ciò in cui credo.
Se io fossi pro-matrimoni gay o pro-aborto, sarei contro ciò in cui credo e chi si professa ateo o o fedele ad un'altra fede mi potrebbe dire: "Cosa distingue voi cattolici da noi?".
Il cattolico deve difendere la famiglia e la vita.
Un cattolico impegnato in politica che non fa ciò non è coerente con ciò in cui crede.
Per il cattolici oggi la vita è assai più difficile.
Tendono ad andare avanti solo quei cattolici che "seguono la moda".
Questo rischia davvero di portare il cattolicesimo all'irrilevanza.
Cordiali saluti.
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