Carlo Gianoglio mi ha segnalato la questione dell'Autostrada ferroviaria alpina, per la quale la proroga concessa dall'Unione Europea scadrà quest'anno.
Infatti, il servizio dell'Autostrada ferroviaria alpina è svolto da una società partecipata da Ferrovie delle Stato e dalla società Geodis delle ferrovie francesi.
Ogni giorno, quattro coppie di treni merci spostano TIR per le Alpi, facendo passare il tutto sulla linea storica della Val di Susa.
Il servizio ha già corso il rischio di sospensione perché vi è stato un ritardo da parte del governo italiano di dare i fondi per sostenere questa modalità di trasporto.
Il contributo che Italia e Francia si sono impegnate a trasferire alla società che gestisce l’Autostrada ferroviaria alpina ammonta a 14 milioni di euro. L’Unione Europea ha autorizzato in tutti questi anni l’erogazione dei fondi proprio in virtù del carattere sperimentale e di vantaggio per l’ambiente del servizio, ma considera il contributo un “aiuto di Stato” che, in quanto tale, deve esaurirsi: l’ultima proroga, concessa proprio prima dell’estate, fissa al giugno 2013 l’ultima data utile per lo svolgimento della gara che deve attribuire ad un nuovo operatore la possibilità di continuare a svolgere il servizio senza più contare sulle sovvenzioni.
Ora, oltre alla questione strettamente finanziaria, la linea storica della Val di Susa non è più adeguata.
Qui ci sono due soluzioni: o l'ammodernamento della linea storica o la realizzazione della TAV.
L'ammodernamento della linea storica è la soluzione voluta dai No TAV.
Sì può fare ma non è sostenibile.
Infatti, si dovrebbero costruire nuovi ponti, modificare il tracciato ed alesare le gallerie esistenti.
Inoltre, si dovrebbe fare scorrere la ferrovia su un terrapieno, il che danneggerebbe il paesaggio.
La realizzazione della TAV consiste nel costruire una nuova ferrovia ad alta velocità.
Questa nuova ferrovia verrebbe fatta secondo tutti i parametri europei di sicurezza e di efficienza.
Tra le due soluzioni è meglio la seconda.
Fare una nuova infrastruttura costa meno ed è meno impattante sul piano ambientale che non ammodernarne una esistente.
Oltretutto, quando sarà finita la TAV, la vecchia ferrovia potrebbe restare in funzione (per il traffico minore) o potrebbe essere dismessa e riconvertita ad un altro uso.
Per esempio, potrebbe essere trasformata in una "greenway" , un itinerario cicloturistico.
Quella del cicloturismo potrebbe essere un'opportunità per la Val di Susa.
Quindi, bisogna smetterla con questo "luddismo" (che è tipico dei No TAV) poiché la TAV potrebbe aprire nuove opportunità, oltre a rendere più veloci gli spostamenti tra Francia ed Italia.
Privatamente, Gianoglio mi ha chiesto il perché del non interesse da parte dei privati verso la TAV.
Io penso che il problema sia piuttosto semplice: in Italia non si riesce a fare una seria politica infrastrutturale.
Il caso dei No TAV è il paradigma di ciò.
In Italia tutti vogliono le infrastrutture ma poi, quando c'è chi vuole farle, arriva un comitato di paese che protesta e blocca i lavori.
Questo, insieme alle tasse e alla burocrazia, scoraggia i privati.
Cordiali saluti.
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