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venerdì 14 novembre 2014

Sicilia, le bellezze d'arte che non si possono vedere


Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo che è stato scritto su "Panorama" da Carmelo Caruso e che è intitolato "Bellezze che non  si possono vedere".
La Sicilia è ricca di tesori d'arte e di cultura.
Eppure, nonostante i 1.545 dipendenti che dovrebbero gestirli e renderli fruibili da parte del pubblico, non possono essere visti perché i musei restano chiusi o perché vengono trascurati.
Esempi di questi ultimi casi sono la chiesa di San Luca a Galati Mamertino, in Provincia di Messina, e la chiesa dei Diecimila Martiri di Palermo che sono chiuse ed in stato di abbandono.
Di questi 1.545 dipendenti, 68 sono a disposizione del Museo Archeologico di Agrigento, 66 visitano la casa natale di Luigi Pirandello, 14 vigilano la Villa del Casale di Piazza Armerina e 25 stanno a guardia del Satiro Danzante di Mazara del Vallo.
Eppure, spesso e volentieri molti musei sono chiusi.
C'è tanto personale che non fa quello che dovrebbe fare, ossia rendere fruibili i beni culturali della Sicilia.
Mancando i soldi per gli straordinari e i bizantinismi del regolamento che prevede l'impiego del personale non oltre il 33% dei giorni festivi, la Sicilia non conserva ma rapisce dipinti e monumenti e fa consumare di solitudine ninfe e Madonne.
L'ex-assessore ai Beni Culturali Maria Rita Sgarlata riporta che ci sarebbero ben 30.000 volontari che potrebbero tenere aperti i musei e che avrebbero ridotto i poteri del personale.
L'ex assessore aveva anche raggiunto un accordo con i sindacati per fare alzare del 50% gli straordinari, prima che il governatore Rosario Crocetta la cacciasse.
Così, la Sicilia perde tante delle potenzialità che ha.
L'articolo di Caruso termina affermando che tutto si sarebbe potuto immaginare meno che si usasse l'arte come rappresaglia.
Questo fa sì che molti chiedano che alla regione vengano tolte le deleghe ai Beni Culturali.
In realtà, la Sicilia è un caso limite di un'Italia che sta andando a pezzi.
Cordiali saluti



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