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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 10 ottobre 2013

La valenza educativa della "Divina Commedia"

Cari amici ed amiche.

Leggete questa mia poesia:





LU NFERNU (L' INFERNO)

Sheol fù pì l'Abbrei...
unni di l'animi  tinti staci scurdari...
et sempri li xhiammi stannu...
comu di notti...accussì di jornu...
cun lu diavulu cà staci tuttu l'annu...
pirchì chistu eni lu Nfernu...
unni vadi l'anima cuntru Diu...accussì 'n scinniri...
et bonu havi l'omu ad essiri...si di focu nun voli chistu mmernu...
pì sempri...cà faci di cinniri!

Questa mia poesia (scritta in un calco medioevale con una forte influenza siciliana, dato che le mie origini sono siciliane) è ispirata alla "Divina Commedia" scritta da Dante Alighieri.
Che l'opera del noto poeta fiorentino ( 1265-1321) fosse stato un genio, è cosa nota.
Su di lui si dicono molte cose.
Secondo alcune fonti, egli fece riferimento all'esoterismo, specialmente al Manicheismo.
Nell'opera, secondo questo teorema, vi sono due trinità, una trinità di luce che è rappresentata dal Padre di Grandezza, la Madre di Grandezza e il Cristo;  secondo Mani, ossia il Dio Padre, la Vergine Madre e Cristo; secondo Dante, ed una trinità infernale, Satana, il Serpente e la Brama.*
Il Manicheismo influenzò il Catarismo.
Questo ci deve fare pensare che Dante fosse stato a conoscenza del Catarismo.
Tuttavia, nella "Divina Commedia" c'è una forte valenza educativa.
Parliamo dell'Inferno. Dante ipotizzò che il mondo fosse diviso in due emisferi, uno coperto dalle acque ed uno di terra emersa.
Lucifero, l'angelo che si ribellò a Dio, fu confitto al centro della Terra, lontano da Dio.
L'Inferno fu rappresentato come una sorta di struttura ad imbuto, in fondo alla quale vi è Lucifero.
Quando si parla dell'Inferno, con i vari gironi che scendendo mostrano i dannati per i vari vizi, come gli ignavi, gli avari, i simoniaci,  gli ipocriti, i cattivi consiglieri ed i vari traditori, si dice a chi legge che se ci si comporta da traditori, da cattivi consiglieri, da ipocriti, da simoniaci, da avari e da ignavi, si finisce male.
Il male, infatti, distrugge la persona sia la persona che lo prova che chi gli sta vicino.
Il Purgatorio, invece,  venne rappresentato come un ripido monte.
Per alcuni, pare che Dante si fosse ispirato alla rupe di San Leo, noto borgo che si trova in Provincia di Rimini.
San Leo è noto per la sua rocca, che io visitai nel 1996.
Questo monte è diviso in sette cornici (livelli) in cui si espiano i sette peccati capitali.
Così, per esempio, agli invidiosi venivano chiusi gli occhi con il fil di ferro.
Una volta espiati i peccati, le anime potevano andare a a quello che gli ebrei chiamano Gan Eden, il Paradiso terrestre, la Terra prima del peccato originale di Adamo ed Eva. 
Questo ci insegna che, per redimersi, una persona deve soffrire e la sua sofferenza si basa proprio nel sapere affrontare ciò che è la causa del suo peccato.
Questo ci insegna che, per esempio, bisogna superare il proprio limite, per fare il bene.
Per esempio, l'accidioso deve superare l'accidia.
Nell'Inferno e nel Purgatorio, Dante è accompagnato dal poeta latino Virgilio.
Arrivato al Paradiso terrestre,  Virgilio se ne va, in quanto non battezzato, e torna a Limbo, il luogo dell'Inferno più lontano da Lucifero che è riservato a coloro che, pur essendo stati retti in vita, non furono battezzati.
La struttura del Paradiso è costruita sul sistema geocentrico di Aristotele e Claudio Tolomeo.
Mentre l'Inferno ed il Purgatorio sono terreni, il Paradiso è etereo.
Accompagnato dall'amata Beatrice, Dante ascende e contempla Dio, grazie all'intercessione della Madonna chiesta da San Bernardo di Chiaravalle, un santo legato ai cavalieri dell'Ordine Templare e che conobbe i catari.
Questo ci fa capire che sulla Terra c'è tanto male ma che noi non dobbiamo seguirlo, se non vogliamo andare in rovina.
Cordiali saluti. 

* Fonte: Europa Misteriosa, Reader's Digest.

















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Ringrazio un caro amico di questa foto.