Ieri, nella puntata della trasmissione televisiva "Quinta Colonna", l'onorevole Daniele Capezzone (Popolo della Libertà) ha detto che questa manovra fiscale fatta dal governo è pessima e che, così com'è, non la voterà.
Sentendo Capezzone, debbo dargli ragione.
Prendiamo, ad esempio, la questione degli immobili.
L'IMU (Imposta Comunale Unica) è stata sostituita dalla TRISE, Tassa sui servizi comunali.
Secondo quanto riportato dalla Gazzetta di Modena, la TRISE peserà in media sulla prima casa per 366 Euro a famiglia.
Essa, di conseguenza, sarà più pesante dell'IMU del 2013, che in media arrivava a 281 Euro, ma peserà meno dell'IMU del 2012, che arrivava a 450 Euro.
Questo calcolo è fatto per una famiglia di quattro persone che vive in un appartamento.
Per le abitazioni come castelli e ville antiche si dovrà pagare anche se questi sono prime case.
Ora, però, sulla casa ci saranno tre tasse, la TRISE, la TASI e la TARI.
La TARI è la Tassa sui rifiuti mentre la TASI e la Tassa sui servizi indivisibili.
La TARI sarà pagata da chiunque abbia aree suscettibili a produrre rifiuti.
La TASI servirà a finanziare servizi come l'illuminazione pubblica.
Quest'ultima partirà da un'aliquota dell'1per mille.
Per esempio, un appartamento che ha per rendita catastale 1000 Euro, si pagheranno fino a 168 Euro.
Per una seconda casa con la stessa rendita si pagheranno fino 1949 Euro, più 200-300 Euro per l'IRPEF fondiaria reintrodotta a sorpresa e la TARI.
La TARI sarà pagata in base al principio del "più inquini più paghi".
I Comuni avranno l'obbligo di coprire con gli introiti della Tari il costo della raccolta dei rifiuti; potranno scegliere se commisurare l'entità della tariffa ai rigidi criteri previsti dalla legge Ronchi con coefficienti che tengono conto della superficie, del numero degli occupanti e dell'attività che è svolta all'interno degli immobili non residenziali o piuttosto sulla base di statistiche municipali sulla produzione dei rifiuti e potranno ridurre il costo per single, residenti all'estero e per le abitazioni occupate saltuariamente.
Ora, però, Capezzone ha fatto notare un'altra cosa: chi ha una seconda casa sfitta e non può affittarla, sarà costretto a pagare sia la vecchia IMU e sia la nuova TRISE.
In pratica, questo signore prenderà una bella batosta.
Inoltre, c'è il problema di chi (come il sottoscritto) vive in affitto ma possiede una casa (ereditata) in un'altra zona.
Le persone in queste condizioni dovranno pagare la TRISE per una seconda casa che (di fatto) seconda casa non è, poiché la casa in cui si abita non è di proprietà.
Inoltre, Capezzone riporta anche che l'aliquota della TASI potrà essere aumentata dai Comuni fino a 2,5 volte.
Per il Ministero dell'Economia, riporta Capezzone, i 3,7 miliardi di Euro di gettito che saranno dati dalla TASI saranno inferiori ai 4,7 miliardi di Euro dati dall'IMU e dalla vecchia TARES.
Il minore gettito sarà compensato dai trasferimenti dati dallo Stato.
Da dove prenderà i soldi quest'ultimo?
La risposta è: da noi cittadini!
Queste sono le testuali parole di Capezzone, che sono state riportate sul giornale "La Notizia", nell'articolo intitolato "Svelato il trucco della Tasi, sarà una maxi stangata. Capezzone fa i conti: i Comuni possono aumentare l’aliquota di 2,5 volte": "Tutto si gioca sul fatto che l’aliquota standard della Tasi è maggiorabile fino a 2,5 volte: il che rende evidente il rischio-stangata-spiega Capezzone-Ma quand’anche per magia i Comuni si limitassero all’aliquota standard, senza aumentarla, il problema resterebbe lo stesso enorme: il gettito sarà comunque superiore di almeno 3 miliardi rispetto a quanto i cittadini pagheranno nel 2013 grazie alla cancellazione di entrambe le rate Imu. Se invece si fosse voluto rispettare l’impegno all’abolizione dell’Imu prima casa anche nel 2014, infatti, il gettito Tasi sarebbe dovuto corrispondere alla differenza tra il gettito Imu+Tares (4,7 miliardi, secondo il Mef) e il gettito Imu 2012 (4 miliardi), quindi a soli 700 milioni.".
Ricordo che Capezzone è presidente della Commissione Finanze alla Camera dei Deputati.
La cosa più sanguinosa è il fatto che questa manovra colpirà i piccoli pensionati.
Ora, il governo ha proposto anche un contributo di solidarietà per i pensionati che prendono più di 90.000 Euro all'anno.
Ora, qui sostengo l'onorevole Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) che ha mandato una bella lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Infatti, il governo del presidente Berlusconi aveva fatto una legge che imponeva il contributo di solidarietà per quei pensionati che prendevano una cifra uguale o superiore ai 90.000 Euro all'anno.
La Corte Costituzionale aveva cassato quella legge poiché "ledeva il principio di eguaglianza".
Faccio notare che i giudici della Corte Costituzionale sono pensionati d'oro, quei pensionati che prendono somme uguali o superiori ai 90.000 Euro all'anno.
Questa è la lettera (presa dal sito "Destra.it) dell'onorevole Meloni:
"Illustre Signor Presidente della Repubblica,
Ci rivolgiamo a Lei per ottenere una Sua
autorevole valutazione riguardo una questione che investe la Corte
Costituzionale, il massimo organo di garanzia del nostro ordinamento.
Come noto, il comma 5 dell’articolo 135 della Costituzione stabilisce
che “la Corte elegge tra i suoi componenti, secondo le norme stabilite
dalla legge, il Presidente, che rimane in carica per un triennio, ed è
rieleggibile, fermi in ogni caso i termini di scadenza dall’ufficio di
giudice”.
La Carta prevede, quindi, che la carica
di Presidente della Consulta sia di natura elettiva e che il mandato
duri, di norma, tre anni, o anche sei anni in caso di rielezione. A
fronte di ciò, invero, una prassi più che consolidata negli anni vuole
che, volta a volta, venga indicato alla carica di Presidente il membro
più anziano di nomina, che cessa dalla carica prima della scadenza del
triennio per termine del mandato di giudice costituzionale. In
molti casi la Presidenza è assunta per pochissimi mesi, forse nemmeno
necessari per istruire ed organizzare il lavoro connesso alla funzione.
Ne consegue che, salvo rarissime eccezioni, tutti i giudici della Corte
cessano il loro incarico con la carica di Presidente.
Tale
circostanza, tuttavia, determina, a favore del Presidente cessato, il
beneficio di ottenere un trattamento pensionistico ed una indennità
maggiorate rispetto al diritto acquisito sino all’assunzione della
carica presidenziale.
Pur comprendendo che tale comportamento
rientra nelle potestà dell’Organo e nei profili di legittimità, ci
chiediamo e Le chiediamo, Illustre Presidente, se tutto questo non
risulti essere una “elusione” di quanto stabilito dai Costituenti,
finalizzata non al miglior funzionamento della Corte, ma all’ottenimento
di un vantaggio personale da parte dei suoi membri.
La circostanza appare stridere con la
giusta ma dolorosa riforma pensionistica che impone alle giovani
generazioni il diritto al vitalizio commisurato e limitato all’entità
dei contributi effettivamente versati, ma diviene addirittura odiosa,
ove si rammenti che la stessa Corte Costituzionale ha recentemente
ritenuto, con sentenza 116/2013, di bocciare il contributo di
solidarietà sulle “pensioni d’oro” e sancito che le stesse sono di
fatto intoccabili anche per il futuro. Comprese quelle scaturite grazie
alla “rotazione” della Presidenza adottata dalla Corte stessa.
In questa drammatica fase dell’economia,
in cui l’intera Nazione è chiamata a grandi sacrifici, non vi è chi non
veda – Signor Presidente – come il sistema autoreferenziale instaurato
all’interno della massima Corte rischi, se non di tradire lo spirito
della Costituzione, certamente di far perdere prestigio e credibilità
alle Istituzioni, acuendo quello iato tra i cittadini e lo Stato che
Ella ha più volte autorevolmente denunciato all’attenzione della
politica tutta.
Alla luce di quanto esposto, ed in
considerazione della Sua affermata e riconosciuta sensibilità, Le
chiediamo, Signor Presidente, di voler esercitare il Suo alto ruolo di
indirizzo verso i membri della Consulta perché cessi definitivamente una
consuetudine che non si addice al prestigio della Corte Costituzionale.
Questo Suo autorevole intervento sarebbe, altresì, di stimolo alle
Istituzioni tutte per mettere definitivamente fine a tutte le pratiche
similari che consentono, grazie ad anacronistiche norme, a pochi ma
influenti privilegiati di vedersi riconosciuta dallo Stato una “pensione
d’oro” non corrispondente agli effettivi contributi versati e spesso,
purtroppo, neppure ai servigi offerti alla Nazione.
Con stima ed osservanza.
Giorgia Meloni.".
Giorgia Meloni.".
L'attuale governo presieduto da Enrico Letta ha riproposto la norma del contributo di solidarietà.
L'avrà fatto sapendo che la Corte Costituzionale boccerà questo provvedimento.
Il problema è qui si è cambiato il nome alle tasse ma la sostanza non è cambiata!
Almeno, noi italiani, avremmo il diritto di sapere dove andranno a finire tutti questi soldi che dovremo pagare.
Noi italiani non sappiamo nulla.
Anzi, il governo ha fatto sapere di questa manovra economica prima alle istituzioni dell'Unione Europea di Bruxelles, alla faccia della nostra sovranità.
Ci stanno prendendo in giro?
Noi italiani non sappiamo nulla.
Anzi, il governo ha fatto sapere di questa manovra economica prima alle istituzioni dell'Unione Europea di Bruxelles, alla faccia della nostra sovranità.
Ci stanno prendendo in giro?
Cordiali saluti.
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