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venerdì 6 ottobre 2017

Brano preso dal "Vademecum per negare la cristianofobia", di Giuliano Guzzo




Ringrazio l'amico e collaboratore Angelo Fazio di questo articolo preso dal blog di Giuliano Guzzo:

"Il vademecum per negare la cristianofobia prevede almeno cinque passaggi, cinque sistematiche strategie non necessariamente alternative ma, anzi, spesso complementari. Vediamole in sintesi. La prima è quella di cambiare le carte in tavola presentando la vittima come colui che per primo ha provocato. L’aggredito portava al collo un crocifisso? O forse ha osato rivendicare con orgoglio la propria fede cristiana? Allora il primo vero aggressore è stato lui, perché non ha avuto rispetto delle altre sensibilità religiose. Il politicamente corretto stabilisce infatti che tutti abbiano diritto ad avere una propria fede religiosa inclusi i cristiani i quali, però, farebbero più di altri meglio a non manifestarla con troppa convinzione, altrimenti potrebbero scatenare reazioni per le quali saranno ritenuti corresponsabili.
Quando c’è la possibilità, nell’immediatezza della diffusione di una notizia, che in effetti la vittima possa essere divenuta tale per via della propria fede cristiana, un secondo modo per negare la cristianofobia è quello di ricordare che sì, insomma, comunque anche la Chiesa si è resa responsabile di tanti crimini. Segue nell’ordine, di solito, il sommario e originalissimo richiamo al processo di Galileo Galilei (1564-1642), al rogo di Giordano Bruno (1548-1600), alle Crociate, ai pedofili preti e a qualunque cosa sia utile a far apparire quel pugno, quell’oltraggio e quell’offesa poca cosa. Di più: l’insistito sottolineare le responsabilità passate – vere o presunte – di persone ricollegabili al Cristianesimo non solo è finalizzato a ridimensionare ogni nuovo atto d’odio contro i cristiani, ma serve quasi a giustificarlo. Come a dire: chi la fa l’aspetti.
Un terzo trucco per far letteralmente sparire l’odio anticristiano dalla cronaca è quello poi, dinnanzi ad una aggressione che ha per vittima uno o più cristiani, di puntare il dito sulla poca chiarezza delle dinamiche e delle ragioni di simili atti di violenza. Tizio alza le mani su Caio maledicendolo per la propria fede religiosa? Sempronio imbratta di scritte una chiesa o prende a male parole un sacerdote? Guai – è l’ammonimento del nostro immaginario (ma non troppo) vademecum – a dare per scontato qualcosa, perché nulla è mai come sembra. Soprattutto se di mezzo c’è una vittima di fede cristiana. Di qui la fioritura delle ipotesi più disparate e sotterranee, dall’instabilità mentale dall’aggressore al richiamo ad episodi che hanno preceduto l’accaduto e che ne costituiscono le vere ragioni. L’importante, anche qui, è che di odio anticristiano non si parli.
Nell’eventualità l’attacco ai cristiani fosse vibrato tramite un film, uno spettacolo teatrale, una scultura, un dipinto, una canzone o una vignetta, una quarta strategia per negarne l’altrimenti evidente dimensione anticristiana è quella di parlare, se non apertamente di capolavoro, quanto meno di opera d’arte. La produzione artistica diventa così l’intoccabile veicolo di diffusione di contenuti blasfemi e vergognosi dinnanzi ai quali qualsivoglia critica da parte dei cristiani viene subito bollata come liberticida: oltre al danno, la beffa. Per la verità un certo rispetto verso la sensibilità religiosa – specie se di mezzo c’è la religione musulmana – inizia a farsi largo anche in ambito occidentale, ma questo non vale per il Cristianesimo contro cui qualsivoglia aggressione non fisica viene facilmente presentata come legittima satira o, appunto, perfino come arte.
Il quinto ed ultimo modo per ridimensionare ad oltranza la gravità dell’odio anticristiano è quello di negare una relazione tra i fatti. Si verificano più atti contro la sensibilità cristiana? Ammesso e non concesso che la gravità di questi venga riconosciuta e che la genesi degli stessi venga ricondotta effettivamente ad odio anticristiano – cosa assai difficile, per le ragioni sin qui esposte – occorre fare il possibile per evitare che si parli di un collegamento, di un clima. Così, per esempio, basta una battuta infelice o comunque censurabile su persone di diversa etnia o orientamento sessuale per far parlare rispettivamente di allarme razzismo o omofobia, ma decine di aggressioni, non sempre solo verbali, a persone di fede cristiana non sono sufficienti neppure a legittimare il termine cristianofobia, sintesi di un fenomeno che non si vuole ammettere, di una persecuzione che avanza con la miglior alleata possibile: l’indifferenza.”.

Sono perfettamente d'accordo con queste parole.
Ringrazio nuovamente Angelo.
Noi ci troviamo di fronte ad un'Europa che ha rinnegato completamente ogni riferimento alle sue radici giudaico-cristiane, in nome del "politicamente corretto".
Così, i nostri libri di storia dipingono l'Illuminismo e la Rivoluzione francese come "esempi di civiltà" (quando esempi di civiltà non furono, visto, per esempio, il Terrore giacobino) mentre si dipinge il Cristianesimo come "portatore di inciviltà" e come "esempio di oscurantismo".
Tengo a ricordare, per esempio, che fu la Chiesa a salvare le opere classiche degli autori greci e latini.
Non si dice, per esempio, che quando ci fu la Crociata dei Tedeschi del 1096, il vescovo di Magonza cercò di salvare gli ebrei dal massacro che i "crociati" capeggiati da Emich di Leiningen perpetrò.
Ricordo che nel 1090 l'imperatore Enrico IV fissò dei diritti per gli ebrei.
Non si dice, per esempio, che (per quanto possa avere fatto anche dei crimini) l'Inquisizione non fece più morti di altri regimi ed organi simili.
In Danimarca, il re luterano Cristiano III (1503-1559) perseguitò i cattolici.
Inoltre, non si parla dei Turchi Selgiuchidi che perseguitarono i cristiani, dopo che nel 1071 sconfissero i Bizantini a Manzicerta ed arrivarono a Gerusalemme.
Non si parla neppure di quello che fecero i Turchi Ottomani nella basilica di Hagia Sophia a Costantinopoli, quando entrarono nella città il 29 maggio 1453.
Essi sgozzarono donne e vecchi in preghiera, preti che dicevano messa e stuprarono i bambini.
Tutto questo, in nome del "politicamente corretto" non si può dire.
Se lo  si dice, si diventa "razzisti", "xenofobi", "nazisti","revisionisti" e quant'altro.
Secondo questa mentalità, noi italiani, europei ed occidentali, dobbiamo "sentirci" in colpa verso gli altri.
Per esempio, dobbiamo "sentirci in colpa" per le Crociate, quando furono i Turchi a minacciare l'Europa, con l'attacco ai Bizantini in Manzicerta.
Per i buonisti, noi dobbiamo "sentirci in colpa" riguardo anche riguardo al colonialismo. Peccato (per i buonisti) che anche gli Arabi praticarono il colonialismo e lo schiavismo.
Questo "doverci sentire in colpa" ci ucciderà.
Da qui nasce la negazione della cristianofobia.



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