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domenica 15 ottobre 2017

I polacchi, la nota di Angelo Fazio

Prendo spunto da questa nota dell'amico e collaboratore Angelo Fazio:
"Hai proprio ragione, Antonio! Sono molto legato a questo argomento. Mi ci sono avvicinato per ragioni un po' "sentimentali", perché, come tu sai, il mio prete e polacco e io nell'amicizia ci credo molto. Gli do un valore sacrale. Tuttavia, l'argomento l'ho affrontato in maniera oggettiva, perché mi sono reso conto che i polacchi hanno fatto veramente tanto per la liberazione d'Italia. E questa memoria non dovrebbe fare altro che cementare la storica amicizia fra i nostri due popoli. Italia e Polonia hanno un rapporto specialissimo che è ben indicato dai testi dei due rispettivi inni nazionali. Pochi sanno che (caso unico al mondo!) l'inno italiano cita la Polonia, mentre quello polacco cita l'Italia. Io mi metto sull'attenti ogni volta che penso all'eroismo con la "E" maiuscola del II Corpo d'Armata polacco (inquadrato nelle Forze Armate inglesi e al comando del grande generale Anders), il quale ebbe un ruolo importantissimo nella liberazione d'Italia. La vicenda di questo Corpo fu, a dir poco, eccezionale! Quei ragazzi affrontarono un percorso avventuroso (dopo l'occupazione del loro paese da parte di sovietici e nazisti, si erano andati ad addestrare in Medio Oriente): la loro patria non esisteva più ed essi si battevano per dimostrare al mondo che la Polonia era viva, almeno come entità spirituale, e che si batteva contro il nazismo. Era una vera questione d'onore, quindi. Di loro si parla ancora troppo poco. Io comunque preferisco parlare di questi valorosi militi polacchi che non dei partigiani italiani, tutte le volte che si dibatte sulla nostra liberazione nel secondo conflitto mondiale. Significative sono anche vicende più specifiche di cui vale la pena coltivare la memoria da inquadrare in questa epopea di polacchi in armi, come quella dello stoico sostegno alla rivolta di Varsavia posto in essere con un ponte aereo da Brindisi dagli uomini del 301° Squadrone da Bombardamento della RAF, su cui ho di recente realizzato un mio video. Credo che tutto ciò vada a sostanziare un notevole patrimonio di memoria storica che andrebbe valorizzato.".

Si può dire che un po' invidi Angelo, che ha commentato un mio precedente articolo.
Ovviamente, lo invidio nel senso più bonario del termine.
Non desidero certo il male per Angelo.
Lo invidio po' perché lui riesce a credere nell'amicizia senza riserve.
In questo caso, l'invidia è ammirazione.
Io ho avuto qualche esperienza poco edificante e per questo sono assai guardingo e sospettoso.
Comunque, parlo del tema della Polonia.
Il popolo polacco è un popolo che si è dovuto difendere.
Si è dovuto difendere dai cavalieri teutonici, dalla Germania luterana, dalla Russia ortodossa e dai sovietici.
Eppure, ha sempre resistito.
Ha resistito anche di fronte alla brutta bestia nazista.
Anzi, non solo ha avuto a che fare con essa a casa sua ma l'ha anche combattuta qui da noi.
Se oggi noi siamo liberi, il merito è anche di quei polacchi che hanno combattuto qui da noi e non solo dei partigiani, molti dei quali sono discutibili.
Preferisco cantare l'inno polacco che il canto: "Bella ciao".


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