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sabato 21 ottobre 2017

Referendum, non facciamo casino

Su "Il Corriere della Sera", vi è un articolo che parla del referendum che ci sarà domani qui in Lombardia ed in Veneto:
Vi riporto questo stralcio dell'articolo:

"Una parte del mondo cattolico, alcuni grandi nomi dell’imprenditoria veneta e della finanza milanese, molti intellettuali, la sinistra politica e la Cgil. È il partito di chi domani si terrà «consapevolmente» lontano dalle urne (in Veneto) e dai tablet (in Lombardia) dei referendum autonomisti. È il fronte del No che in questo caso si mischierà col più ampio popolo dell’astensione. La famiglia politica più divisa è quella del Pd. Nonostante l’orientamento astensionistico della maggioranza degli iscritti e di tanti dirigenti, i sindaci veneti e lombardi hanno preso posizione per il Sì, pur rimarcando la distanza dalla «propaganda leghista». Per una volta non è nemmeno questione di correnti e gli stessi renziani sono divisi sulla strategia: a Milano il segretario cittadino voterà Sì, quello regionale diserterà i seggi. Il ministro(e numero due del partito) Maurizio Martina guida il fronte degli scettici: «Con la questione del residuo fiscale, ci si avvia verso una versione quasi secessionista. C’è bisogno di tutto fuorché di una deriva catalana». Nel centrodestra si registrano pochi dissidenti rispetto alla linea maggioritaria del Sì, ma il fragoroso No di Giorgia Meloni ha provocato una mezza crisi nella giunta lombarda e una prima crepa nel fronte «sovranista» che dovrà mettere insieme Lega e discendenti di An.".

Trovo che sia davvero stupido fare certi paragoni.
Il paragone fatto da Maurizio Martina è davvero sciocco, come sono insensate le prese di posizione di altri personaggi, come l'imprenditore Luciano Benetton.
In Lombardia e in Veneto non si chiede la secessione dall'Italia.
Se così fosse stato, io sarei stato tra coloro che si sarebbero opposti ad una cosa simile.
Oltretutto, qui in Italia un referendum secessionista è incostituzionale ed illegale.
Questo referendum, invece, è pienamente costituzionale e legale e con esso Lombardia e Veneto non chiedono la secessione ma una semplice autonomia che (tra le altre cose) la Costituzione già riconosce ma che ad oggi non è applicata.
Semmai, sarebbe proprio discorso fatto da Martina a rischiare di fare sì che ci sia una questione simile a quella che c'è oggi in Catalogna.
Infatti, anche se è vero il fatto che gli indipendentisti catalani abbiano agito (e tuttora stiano agendo) nella totale illegalità, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy avrebbe dovuto comportarsi diversamente, concedendo il referendum e facendo una sua proposta di autonomia alternativa a quella indipendentista di Puidgemont.
Sembra quasi che certe élite dell'attuale classe dirigente (costituite da gente che frequenta i salotti buoni e che è di destra nel portafoglio ma nel contempo vuole fare qualcosa di sinistra) abbiano paura del voto.
Questi sono i tecnocrati europei.
Di voto non si muore.



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