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martedì 1 ottobre 2013

Stati Uniti d'America, democrazia non è sinonimo di egualitarismo!



Cari amici ed amiche.

L'amico Angelo Fazio mi ha segnalato questa sua riflessione sui Padri fondatori degli Stati Uniti d'America:


"Si pensa all'America e ai suoi padri fondatori associandoli sempre alle origini dell'odierno principio di democrazia.Pochi sanno che, però, se c'è qualcosa che gli autori del "The Federalist" o i redattori della costituzione americana guardavano con sospetto, questa era proprio la democrazia! James Madison, John Adams, Alexander Hamilton e altri avevano paura di qualunque cosa che avesse anche solo il vago sentore della democrazia. Questa si sarebbe imposta un po' ovunque nel mondo occidentale nei periodi successivi, ma per loro equivaleva a "plebe in armi", "rivolta" o "tumulto".I n particolare Adams (importante padre costituente dell'America e secondo presidente della sua storia), riteneva che le società egualitarie non sono mai esistite e che in ogni tessuto sociale vi sono necessariamente un potere monarchico, uno aristocratico (rappresentato dalle élites) e uno democratico (della massa popolare) che cercano di equilibrarsi.
L'antica repubblica romana, a detta di Adams, era il sistema di governo che meglio aveva controbilanciato i suddetti poteri e allora, i padri fondatori dell'America, tentarono di riprodurne i principi nello schema istituzionale che stavano creando.Per questo, crearono un sistema politico che accorpasse a sé un presidente con poteri forti (che riproduceva le tendenze monarchiche), un senato forte (che rappresentasse le istanze della parte aristocratica della nazione) e una camera bassa (che invece vedeva confluire le aspirazioni della massa popolare).
Diversi studiosi asseriscono che "l'America non è una democrazia, bensì una repubblica".
Poi si sa che le cose cambiarono a partire dai mutamenti sociali degli anni '20 del XIX secolo.
Il punto di partenza del cambiamento fu l'elezione di un presidente con spiccate tendenze democratiche come Andrew Jackson.
Si narra un aneddoto significativo di ciò: alla festa d'inaugurazione del mandato presidenziale di Jackson, il salone di gala della Casa Bianca venne imbrattato dagli stivali sporchi di terriccio di tanti gentiluomini del sud accorsi in massa a quel ricevimento.
In seguito, ci fu un progressivo confluire di tendenze ugualitarie sia fra i movimenti populisti che fra quelli conservatori.
Così, nel corso del XIX secolo, ci fu un aumento sempre più marcato dei diritti politici e divenne necessario, per il politico americano, andare alla ricerca del voto dei residenti del più sparuto villaggio dell'estrema provincia. 
Dunque, il sistema politico degli Stati Uniti, si avvicinò gradualmente sempre più  a quello che è oggi, ovvero quello da molti ritenuto il paradigma della democrazia liberale più avanzata.".

Gli Stati Uniti d'America di oggi sono il prodotto di un lungo processo storico.
La democrazia americana è molto solida ma non fondata sull'egualitarismo.
Certo, i cittadini hanno eguali diritti e doveri (ottenuti grazie al processo enunciato da Angelo) ma lo Stato non impone che essi abbiano eguale condizione ma, al contrario, fa sì che ognuno possa realizzare le proprie ambizioni possa contribuire a suo modo al bene del Paese.
L'egualitarismo, infatti, è contro natura perché, in nome dell'eguaglianza, esso tende ad innalzare chi non ha meriti né capacità e frustra chi li ha. 
Questa è la vera essenza dell'"essere americani".
Cordiali saluti.
 

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".