Leggete questo bellissimo articolo scritto in inglese della mia collaboratrice (che a questo punto potrei definire legittimamente amica) Stephanie Caracciolo Arriera Tamagno che è intitolato "Happy Thanksgiving Day, Canada!!".
A Stephanie dico: "Grazie di esistere, sei fantastica!".
Anch'io, auguro felice Thanksgiving Day al Canada, un Paese che ammiro tanto.
Quando si pensa al Canada, almeno qui in Italia, si pensa al maple syrup (sciroppo d'acero), a cantanti, come Chad Kroeger (voce dei Nickelback) Avril Lavigne o Justin Bieber, o ad attori, come il noto David J.R. Bourne.
Con tutto il rispetto per Avril Lavigne o per J.R. Bourne (che è dovuto), il Canada è ben altro.
Il Canada è un Paese il cui popolo è veramente popolo.
Si sa della nota divisione tra canadesi anglofoni e francofoni.
Si sa della presenza di molti canadesi non di origine anglosassone o francese, come gli italo-canadesi.
Eppure, nella loro diversità, tutti hanno a cuore quella bella bandiera bianca e rossa con quella bella foglia di acero al centro.
Del resto, il loro inno nazionale è dolce da sentire.
Il testo recita in inglese:
O Canada!
Our home and native land!
True patriot love in all thy sons command!
With glowing hearts we see thee rise,
the True North strong and free!
From far and wide.
O Canada, we stand on guard for thee.
Good keep our land glorious and free!
O Canada, we stand on guard for thee.
O Canada, we stand on guard for thee.
Questo è un inno che parla di amore patrio, oltre che di libertà.
Per i Canadesi, il Canada è casa loro.
Quando gli Inglesi presero il Quebec (1763) fu perfettamente conservata la lingua francese e la Chiesa cattolica.
In poche parole, il Quebec entrò a fare parte del Canada quasi in modo naturale.
Per questo, il Canada francofono non si sente inferiore a quello anglofono e non vive il fare parte del Canada come un peso.
Inoltre, i Canadesi possono essere conservatori o liberali ma prima di tutto si sentono Canadesi.
Il Canada è anche un Paese federale.
La pressione fiscale arriva al 33%. E' bassissima!
Dai Canadesi, noi avremmo molto da imparare.
La nostra storia, purtroppo, è caratterizzata da errori.
Nel 1861 ci fu l'unità del nostro Paese ma essa avvenne con guerre e con processi forzosi contro la Chiesa.
Poi, avemmo il fascismo e in seguito la repubblica.
Il popolo italiano non fu mai popolo.
Nel Medio Evo esso era diviso in ghibellini e guelfi.
Dopo l'unità d'Italia, i vinti (ossia quelli che furono al servizio dei Borboni, del Papa o delle altre signorie), vennero puniti dai vincitori, coloro che furono al servizio del Savoia, che non fecero alcuna pacificazione.
Si sarebbe dovuto fare quello che gli Inglesi fecero con il Quebec.
Il fascismo si resse sullo squadrismo.
Nella seconda metà del secolo scorso, il popolo si divise in comunisti ed anticomunisti e non ci fu nessuna pacificazione con i vinti, coloro che, sbagliando, combatterono con i fascisti.
I primi insultavano i secondi, accusandoli di fascismo e di clerico-fascismo e tirando fuori slogan vecchi, triti e ritriti.
Oggi, se pur in forme diverse, questa divisione si ripete.
La sinistra accusa la destra di volere affamare i poveri e viceversa.
Uno come Sergio Marchionne (un italo-canadese) sta cercando di fare qualcosa con la FIAT.
Gli viene impedito di farlo dai sindacati, tenendo bloccata ogni cosa e rischiando di mandare l'azienda a ramengo.
Si accusano gli imprenditori di volere la fame del popolo ed i poveri vengono viziati da questi slogan triti e ritriti.
Si ha paura di cambiare perché se si cambia c'è chi polemizza e lo status quo diventa conveniente.
Inoltre, c'è la solita vecchia storia del nord contro il sud e viceversa!
Qui si è comunisti, socialisti, democristiani, di destra, fascisti e liberali ma ci si dimentica di una cosa: essere italiani!
Nel Medio Evo, quando l'Italia era divisa, gli stranieri ci percepivano come italiani, di qualunque orientamento politico fossimo o da qualunque zona venissimo.
Noi non facemmo (e non facciamo) altrettanto.
Se Canadesi decidessero di annettersi l'Italia (qualora non lo facessero gli Americani) io mi schiererei con loro.
Almeno, impareremmo qualcosa!
Scusate la provocazione ma voglio fare capire che i grandi Paesi hanno senso dell'essere popolo, dell'amare il proprio Paese, del sapere porre rimedio ai propri errori e dell'imprenditorialità.
Il Canada non è un grande Paese ma è un grandissimo Paese.
Noi potremmo diventare un grande Paese ma non lo siamo, perché non abbiamo posto rimedio ai nostri errori.
Comunque: happy Thanksgiving Day, Canada!
Tra l'altro, questa festa ha anche una radice religiosa.
Anche questo dovrebbe farci riflettere.
Cordiali saluti.
Bellissimo articolo! Tutto è assolutamente vero. E tante grazie per le tue parole fra di me. Sei eccezionale Gabriele!
RispondiEliminaAnche tu sei fantastica!
RispondiEliminaQueste parole sono meritate!