Presentazione

Presentazione
Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

venerdì 4 ottobre 2013

I consolati italiani? Non vanno chiusi!



Cari amici ed amiche.

Leggete l'articolo scritto su "Italia chiama Italia" che è intitolato "Italiani all’estero, Sorriso (CGIE) e Ribaudo (Comites NJ) scrivono a Bonino: sbagliato chiudere Consolato di Newark".
Com'è noto, il Ministero degli Affari Esteri ha deciso di chiudere i alcuni consolati italiani.
Augusto Sorriso, esponente del Movimento Associativo degli Italiani all'Estero (MAIE) e membro di Comitato di Presidenza del CGIE, e Paolo Ribaudo, presidente del Comites del New Jersey, hanno scritto la lettera con cui hanno lanciato l'accorato appello al Ministro degli Esteri Emma Bonino, lettera che è riportata su "Italia chiama Italia".
E' interessante la parte della lettera che recita:

"Si è limitata a sottoscrivere un provvedimento voluto da una “casta” interessata al mantenimento dei privilegi a danno dei più deboli, senza un reale risparmio per le casse dello Stato. Se questi sono i provvedimenti di “revisione della spesa” messi in atto anche da altri Ministeri, ci sorge il serio dubbio su dove finirà la nostra Italia. Se riflette attentamente sugli interventi del Sen. Micheloni e dell’ On. Fedi, potrà ben capire che il MAE potrebbe risparmiare solo negli USA diversi milioni di euro invece delle poche centinaia di migliaia di euro derivanti dalla chiusura di Newark, mantenendo intatta la rete di rappresentanza.

E veniamo al motivo di questa lettera. Lei ha liquidato una mal posta, ma utile in ogni caso, interrogazione con argomentazioni completamente errate e prive di verità, non certamente per mala fede, ma sicuramente per poca attenzione ed informazione. Premesso che, come detto attuando lo schema proposto dall’On. Fedi, si risparmierebbero circa quattro milioni di euro, Lei sostiene che il Consolato di New York abbia la capacità di ricevere altri 18.000 connazionali, la informiamo che già oggi, mentre a Newark per la pratica di riacquisto della cittadinanza servono 6-8 mesi, a New York servono quattro-cinque anni. Un appuntamento a Newark si ottiene entro qualche settimana, cosa impensabile a New York.

A parte i problemi di spazio, aggiungere quasi ventimila connazionali a quel Consolato Generale significa farlo scoppiare, con un danno enorme per la grande Comunità newyorkese e irreparabile per i concittadini del N.J. Sa meglio di me che, bene che vada, al C.G. di New York saranno aggiunti solo i dipendenti a contratto di Newark quale rinforzo. Lei ritiene che l’Amministrazione americana possa mai decidere di chiudere l’aeroporto La Guardia perchè è a sole tre miglia dal Kennedy o perchè il Kennedy è ben collegato col centro della città? I collegamenti ferroviari con New York sono pessimi ed un breve (all’apparenza) viaggio al C.G. costerebbe in auto non meno di cento dollari. Inoltre, di quale risparmio parliamo? Esso riguarderebbe solo l’affitto (che spostando la sede di Newark non arriverebbe a 50-60 mila euro annui) e lo stipendio di un diplomatico, che potrebbe essere compensato (vedi On. Fedi) risparmiando sui dipendenti che vengono da Roma che costano minimo cinque volte un dipendente assunto in loco. Per fare un passaporto, gestire un archivio o iscrivere i connazionali non serve un funzionario “romano”.

Lei parla del New Jersey come di un Consolato di poca importanza, ma forse non sa che in questo stato vive la seconda Comunità degli USA (28.000 unità più le migliaia di residenti provenienti da New York e Filadelfia che non hanno trasferito la residenza).
".

Agli autori di questa lettera rispondere in inglese: "I agree!".
Questo è un problema che riguarda gli italiani nel mondo in generale e non solo quelli che stanno negli Stati Uniti d'America piuttosto che quelli che stanno in Canada o in qualsiasi altra parte del mondo, al di fuori dell'Italia.
Per esempio, io ho parlato più volte degli italiani che risiedono a Tacuarembò, in Uruguay.
Le uniche sedi diplomatiche italiane con cui questi italiani hanno a che fare sono l'Ambasciata di Montevideo (il cui sito figura tra link preferiti di questo blog) ed il Consolato di Melo.
In pratica, per avere dei documenti, gli italiani di Tacuarembò devono fare parecchi chilometri.
Grazie a Dio c'è internet ma se per, una sfortunata situazione, le reti non dovessero funzionare bene, questi italiani resterebbero isolati.
I consolati vanno riorganizzati.
Dove c'è veramente eccesso si deve togliere e dove manca si deve aggiungere.
Inoltre, parlando del caso specifico degli italiani in New Jersey, quando si dice "New Jersey" si dice "Italia".
Lì ho anche dei parenti. 
Il New Jersey è una delle zone in cui c'è una forte concentrazione di comunità italiane e italo-discendenti.
Togliere i consolati proprio in una zona simile è davvero demenziale.
Si dovrebbero tagliare altre spese, dentro l'Italia.
Sono d'accordo con coloro che hanno scritto quella lettera.
Cordiali saluti. 









Nessun commento:

Posta un commento

Translate

Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.