Ne riporto questo stralcio:
"Provate a immaginare cosa sarebbe la cultura italiana senza l’apporto dato dagli ebrei. Non avrebbe, ad esempio, l’indagine del profondo dell’animo di Zeno Cosini né l’adamantina poesia di Umberto Saba né la purezza lessicale di Primo Levi. Se l’Italia fosse stata judenrein, sarebbe stata priva di alcune delle sue migliori intelligenze scientifiche, umanistiche e politiche: Cesare Lombroso, Tullio Levi-Civita, Carlo Rosselli, Rita Levi-Montalcini, Sion Segre Amar, Carlo Levi, Alberto Moravia, Vittorio Foa, Giulio Bolaffi, Edoardo Weiss, Vittorio Dan Segre, Giorgio Israel e numerosi altri.
Gli ebrei italiani diedero un enorme contributo non solo alla cultura, ma anche al Risorgimento. Su dodicimila volontari della Seconda guerra d’indipendenza, ben quattrocento erano ebrei. I Mille di Garibaldi non sarebbero stati mille senza gli otto ebrei che parteciparono alla spedizione. Il primo colpo di cannone per aprire una breccia a Porta Pia fu sparato da un ebreo, Giacomo Segre. Cinquemila ebrei presero parte alla Prima Guerra Mondiale, la metà dei quali erano ufficiali. Quattrocentoventi morirono in battaglia, settecento vennero decorati. Il generale Roberto Segre fu tra gli artefici della vittoria durante la Battaglia del solstizio, attraverso l’impiego della tattica della «contropreparazione anticipata», con cui l’artiglieria della parte in difesa non si limita ad attendere il tiro di preparazione avversario, ma lo anticipa.
Possono sembrare cifre esigue, ma sono rilevanti considerata l’entità numerica complessiva della comunità ebraica italiana".
Cavaliere si è limitato a parlare del XIX e del XX secolo.
Io, invece, parlo anche di ciò che ci fu prima.
Per esempio, la Mantova del Rinascimento vide un buon 8% di vita culturale prodotta da ebrei.
Inoltre, deve essere ricordato che se non ci fossero stati gli ebrei, non ci saremmo manco noi cristiani.
Dunque, gli ebrei rappresentano una parte molto importante della cultura occidentale ed italiana.
Se gli ebrei italiani non ci fossero più sarebbe un fatto molto grave.
Purtroppo, i numeri non sembrano confortanti.
Per esempio, come riporta il medesimo articolo di Cavaliere, il calo della comunità ebraica di Trieste è stato molto forte.
Nel 1931, la comunità giuliana contava cinquemila persone.
Oggi, ne conta solo cinquecentoventi.
Lo stesso calo si manifesta nelle altre comunità.
Infatti, da una parte, la comunità ebraica italiana risente della secolarizzazione, come risentiamo di tale processo anche noi cristiani, e, dall'altra, vi è la questione dell'Islam.
La venuta di migranti di religione islamica ha creato insicurezza tra gli ebrei italiani, per la questione mediorientale.
Così, molti ebrei italiani vanno in Israele.
Ora, questo ci deve fare preoccupare tutti, ebrei e non.
Per l'Italia, perdere le comunità ebraiche equivale a perdere un pezzo molto importante della sua storia.
Anzi, la perdita delle comunità ebraiche sarà il segnale della nostra fine come civiltà.
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