Sul sito "Orwell Indipendentemente", vi è un articolo intitolato " Scandalo: si premia ancora “l’amor di Patria”".
Riporto uno stralcio di questo articolo, che è stato scritto da Guido Giraudo:
"Oggi sede del Museo reggimentale dell’Associazione (riconosciuto dalla Regione Lombardia), questo antico casale è stato la dimora natale e, poi, l’ultimo ritiro del maggiore Fulvio Balisti, una di quelle grandi figure di italiani totalmente ignorate dai libri di scuola. Volontario in entrambe le Guerre mondiali, segretario particolare di d’Annunzio a Fiume, pluridecorato, mutilato nella eroica battaglia di Bir el Gobi, Fulvio Balisti, nel difficile dopoguerra italiano, si ritirò tra i vigneti di Ponti di Mincio (“esule in Patria”, da cui il nome di Piccola Caprera). Ed è qui che ospitò, per anni, tanti dei “suoi ragazzi”: giovani ex-combattenti che avevano conosciuto la guerra, la prigionia, l’esilio, le sofferenze. Sono stati, poi, quei “ragazzi” che, alla sua morte, hanno trasformato la casa in Museo onorando la sua volontà:
«Vi lascio questa casa perché rimaniate onesti e viviate in povertà francescana.
Vi lascio questa casa perché abbiate un luogo per riunirvi e onorare la Patria».
Fin qui la storia che spiega il contesto in cui è nato, 11 anni fa, il concorso “Amor di Patria”, voluto dal professor Antonio Caramaschi (scomparso pochi mesi orsono), che prevede la possibilità di inviare opere originali e inedite in diverse sezioni: ricerca storica, testo poetico, argomento narrativo, opera figurativa, linguaggi musicali. Va anche detto che, sebbene “ignorato” dalla stampa, anche locale, il Concorso vanta i patrocini di una dozzina di comuni (tra cui Verona) e della Regione del Veneto.
Eppure, quello che manca, ormai completamente, sono le scuole… Il Concorso era nato soprattutto per i ragazzi delle scuole medie e medie-superiori e, per anni, il professor Caramaschi ha battuto a tappeto le direzioni scolastiche di molte province. Anche il suo successore, il professor Giovanni Perez, di Verona, ha cercato di coinvolgere gli insegnanti. Impossibile: la parola “Patria” è ormai considerata un tabù nelle nostre scuole.
Quand’anche un direttore scolastico accetti di proporre il Tema, immediatamente insorgono i consigli di istituto “presidiati” da salde maggioranze di insegnati ex-sessantottini e tutti, assolutamente conformisti, fedeli alla neolingua globalista: inclusione, accoglienza, multicultura, meticciato, gender… Quando arriva loro il testo con gli “spunti di riflessione” hanno una crisi di orticaria, leggiamolo:
«Patria come terra dei Padri, come memoria storica senza la quale non si hanno radici e non si ha un passato né un futuro: si è, quindi, sottomessi a chi ha una più forte identità e un più profondo senso di appartenenza. Patria: la terra di un popolo che, a sua volta, si fa Nazione e Stato e i cui membri si sentono profondamente legati da vincoli di sangue, storico-religiosi, spirituali e culturali. Patria italiana: senti di appartenervi?».
Cose da pazzi! Dopo che il patriottismo è stato “scomunicato” (ovviamente) anche da papa Francesco (ma non era così nel magistero di San Giovanni Paolo II), dopo tanta fatica per mettere dietro la lavagna, nel ruolo di “cattivi”, concetti come: identità, radicamento, senso di appartenenza… questi dissennati se ne vengono fuori riproponendo i «vincoli di sangue, storico-religiosi, spirituali e culturali»?".
Dato che io ho partecipato al succitato concorso letterario (con una mia poesia) dico la mia opinione.
Ogni volta che si parla di "amor di patria", di difesa dei propri valori, di amore per la propria storia e difesa della propria cultura, vi è sempre il rompiscatole che evoca Benito Mussolini o Adolf Hitler e che si mette a fare del terrorismo psicologico.
Io penso che sia arrivata l'ora di finirla.
Io ho partecipato a quel concorso (e lo farò anche il prossimo anno, a Dio piacendo) anche se non ho potuto partecipare alla premiazione, a causa di quanto mi è accaduto nell'incidente di due settimane fa.
La premiazione si è tenuta a Ponti sul Mincio, in Provincia di Mantova.
Io ho scritto la mia poesia incentrata su un tema inerente all'amore di patria.
Eppure, non sono fascista.
Io sono sempre stato un conservatore-liberale, cattolico e dichiaratamente sostenitore di Israele.
Tra Mussolini e Churchill, ideologicamente, sono assai più vicino a Churchill.
Amare la propria storia, la propria cultura ed i propri valori non è fascismo.
Dirsi prima di tutto italiani non è fascismo ma è buonsenso.
Questi soloni del "politicamente corretto" sono pronti a schifarsi dell'amore di patria in nome del "mondialismo" e dell'europeismo acritico.
Questi "signori" dovrebbero andare a farsi visitare da uno psicologo.
Infatti, essi vedono il male quando si parla in difesa della propria identità storica, culturale e religiosa.
Essi vedono nelle processioni dei santi (che si fanno specialmente al Sud) qualcosa che "stona con la cultura moderna".
Quando una persona parla in difesa della propria cultura, essi la aggrediscono e con spocchia la accusano di "fascismo".
Quando una persona dice di essere contro l'immigrazione clandestina, esse la accusano di "razzismo".
Quando una persona dice che la sovranità dell'Italia deve essere difesa, esse la paragonano ad Adolf Hitler.
Addirittura, queste persone vorrebbero "purgare" l'insegnamento della cultura nelle nostre scuole.
Basti pensare al fatto che qualcuno di questi individui abbia proposto di vietare l'insegnamento della "Divina Commedia" di Dante Alighieri, che in certi ambienti è bollata come "xenofoba" ed "islamofoba".
Queste persone che sostengono il mondialismo e questa (pessima) Unione Europea odiano il nostro Paese, pur essendo nate e cresciute in esso.
Queste persone sono italiane ma odiano gli altri italiani.
Ciò è veramente triste e dovrebbe essere oggetto di studio.
Mi sa che tra le fobie dovrebbe essere contemplata anche la "fascismofobia".
Si sa che le fobie sono delle paure immotivate.
Queste persone che vedono il fascismo ovunque dovrebbero andare da uno psicologo.
Il fascismo deve essere storicizzato.
Non c'è più.
Non è corretto rievocarlo ad ogni piè sospinto.
Non è corretto rievocarlo quando si critica questa (pessima) Unione Europea, quando si parla di difesa della propria storia, di protezione dei propri confini o semplicemente per un concorso letterario, come in questo caso.
Dunque, cerchiamo di non cadere veramente in basso.
Trasformare un evento culturale in un caso politico è davvero assurdo.
Oltretutto, questo concorso è patrocinato da tanti Comuni (tra i quali vi è quello di Roncoferraro) e quindi non si capisce dove sia il male.
Quanto a Papa Francesco, ho appena mandato a "La Civetta" un articolo che lo tratta.
Certamente, la questione di questo Papa non può essere elusa, poiché qualche malessere nel rapporto con il suo magistero c'è.
Questo ci deve fare riflettere.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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