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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 13 settembre 2019

La questione dei confini

Quando si parla di stato italiano e di regione fisica italiana si parla di due cose distinte.
La regione fisica italiana è l'insieme di territori che è delimitato a nord ed ad ovest dalla catena delle Alpi e ad est dal Golfo del Quarnaro, che è il golfo che separa l'Istria dal Cherso.
Inoltre, comprende anche la Corsica e Malta.
Della Corsica, parlerò su "La Civetta", perché è un caso che merita di essere approfondito su quella rivista.
Già da ciò, si evince la distinzione tra regione italiana e stato italiano.
Ci sono territori che fanno parte della regione italiana ma non dello stato italiano.
I territori sono la zona di Nizza e Mentone, il Principato di Monaco, Monginevro, il Canton Ticino, l'Istria, la Repubblica di San Marino, la Corsica, Città del Vaticano e Malta.
Ci sono anche territori che non fanno parte della regione italiana ma che sono parte dello stato.
I territori sono la Val di Lei, con il Comune di Piuro, la Val di Livigno, la Val d'Uilina, la Valle del Valmiur,  la testata della Valle del Drava, la Valle di Sesto, il Lago di Predil, la Val Canale farebbero parte della regione alpina (Svizzera, Liechtenstein ed Austria) ma sono parti dello stato italiano.
Anche le Isole Pelagie (ad eccezione di Linosa) non fanno parte della regione italiana ma fisicamente sono parte del territorio del Nordafrica.
Ora, ad esclusione degli stati sovrani, come San Marino e Città del Vaticano, vi è una questione dei confini tra lo Stato italiano e gli altri Paesi.
Per esempio, la Corsica è francese dal 1768.
Eppure, i Corsi non sono francesi ma sono una popolazione parte di quelle italiane.
I corsi stessi dicono: "Noi ùn semu francesi!".
Il dialetto corso è un dialetto toscano con influssi liguri e che ha affinità anche con il sardo logudorese e persino con il siciliano.
Questa situazione creò (e tuttora crea) tensioni in Corsica, dato che nei secoli i francesi tentarono di francesizzarla, ed ancora i Corsi sentono Parigi come una potenza dominatrice.
Fino al 1859, la lingua corsa fu lingua ufficiale.
Poi, il francese la sostituì. Comunque, quello della Corsica sarà uno dei temi che (a Dio piacendo) tratterò su "La Civetta".
Non parliamo poi dell'Istria e delle vicende del secolo scorso, dopo la II Guerra Mondiale.
Evidentemente, un problema c'è.
Penso che difendere quello che è rimasto di italiano in queste terre sia un atto doveroso.
L'Italia dovrebbe muoversi di più.
Questo non vuole dire fare la guerra alla Francia o alla Croazia ma (semplicemente) significa cercare di normalizzare certe situazioni.
Ricordo che il 5 settembre 1946 fu fatto un accordo tra i ministri degli Esteri d'Italia e d'Austria Alcide De Gasperi (3 aprile 1881-19 agosto 1954) e Karl Gruber (3 maggio 1909-7 febbraio 1995) che permise all'Alto Adige di mantenere la lingua tedesca come lingua ufficiale, assieme all'italiano e al ladino.
Non si potrebbe fare una cosa del genere con la Francia, per esempio,  in merito alla Corsica?
I Corsi vogliono mantenere la loro lingua. Molti di loro vogliono anche riallacciare i rapporti con l'Italia.
Si dovrebbe dare a loro una simile opportunità.
Io temo che non sarà così.
Anzi, si teme già che la Francia voglia prendersi nuovamente il mare vicino alla Sardegna e che (con questo governo) l'Italia non faccia nulla.






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