Riporto questo pezzo dell'articolo:
"La tempesta dei conflitti ideologici e dei regimi totalitari aveva minacciato di spazzare via quella storia e quella cultura. La seconda guerra mondiale aveva però visto la caduta del nazismo e del fascismo, e la ripresa delle democrazie liberali sotto la guida degli Stati Uniti d'America, a cui si contrapponeva ora l'impero comunista sovietico. Fu proprio in questo clima che maturò la Dichiarazione, promossa soprattutto dai paesi occidentali nella commissione ad hoc presieduta da Eleanor Roosevelt, e approvata poi dall'Assemblea con l'astensione dell'Unione Sovietica,di alcuni stati "satelliti" comunisti e dell'Arabia Saudita. La forte ripresa dei principi del costituzionalismo occidentale non poteva piacere né ai regimi dittatoriali ispirati all'ultimo totalitarismo rimasto sulla scena, né ai paesi islamici animati prima dal nazionalismo antioccidentale, poi sempre più permeati dal fondamentalismo religioso. Paesi che, infatti, nei decenni successivi avrebbero sempre più criticato il documento, fino ad arrivare a produrre nel 1981 una Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo, di ispirazione ben diversa da quella del 1948, che fondava i diritti umani nella "legge divina" del Corano.
n realtà nell'epoca della guerra fredda - delle dittature di sinistra e di destra militare - la Dichiarazione del 1948 è rimasta sempre più una testimonianza vuota, un appiglio formale, onorata ma ignorata in larga parte del mondo. In quella della globalizzazione, poi, ad onta dell'idea che il modello liberaldemocratico occidentale si accingesse a diffondersi ovunque nel mondo, la concezione di radice europea, ebraico-cristiana dei diritti è sempre più stata considerata in civiltà non occidentali (in Asia e Africa soprattutto) come espressione di un "imperialismo" politico-culturale.
Conseguentemente, l'appello ai "diritti umani" si è progressivamente trasformato, anche in Occidente, in un riferimento vago, perché scendere nei particolari avrebbe significato sfatare il mito unanimistico di una crescente convergenza politica e giuridica della "comunità internazionale". Per di più, il crescere nei paesi liberaldemocratici di un progressismo sempre più avverso alla tradizione dalla quale essi erano nati ha prodotto una vera e propria auto-castrazione di quegli ordinamenti rispetto ai propri principi fondanti".
Questa Europa si sta condannando al suicidio.
Il relativismo è presente anche negli USA ma in questi ultimi è ancora una cosa elitaria e nella cultura di massa vi è ancora l'attaccamento ai valori più profondi.
Al contrario, nei Paesi europei il relativismo è sdoganato anche nelle masse.
Questo è il guaio.
La cultura progressista ha permeato e pervaso ogni "casamatta" della società dei Paesi europei.
Così, vi è una scuola che vieta di festeggiare il Natale "per non offendere chi non è cristiano".
Si premia e favorisce il lavoro anche durante i giorni di festa, quasi in una visione marxista.
Sia ben chiaro, io sono per il libero mercato e se un'azienda vuole restare aperta anche nel giorno di Natale, non sarò certo io ad impedirlo.
Però, incoraggiare una simile cosa, facendo passare per "cialtrone" chi sceglie di festeggiare mi pare troppo.
La festa non è solo lo stare a casa ma è anche un segno della nostra identità.
Ci deve essere libertà di mercato, come ci deve essere la libertà di festeggiare il Natale, la Pasqua e le altre feste che sono simboli della nostra cultura.
Uno dei modi con cui si uccide una civiltà è toglierle le feste ed i simboli.
Mi viene in mente la Bibbia, precisamente il libro dei Maccabei.
In quel libro, si racconta il tentativo di distruzione della cultura ebraica in Gerusalemme, sotto il re seleucide Antioco IV Epifane (175 a.C.-164 a.C.).
In quel periodo, si trasformò il Tempio di Gerusalemme in un tempio pagano e si tentò di distruggere ogni uso e costume ebraico.
Questa Europa si sta condannando a morte.
Si sta scoraggiando la difesa della propria cultura.
Sia chiaro, non lo si fa con la forza ma semplicemente facendo passare un certo tipo di cultura che parla di "amore" e di "accoglienza" e sostenendo che difendere la propria cultura d'origine sia atto di "fascismo", di "bigottismo" e di "fanatismo cristiano".
Questo pensiero è entrato nelle scuole.
Penso al caso dei presepi non fatti e dei canti di Natale non intonati "per paura di offendere i non cristiani".
Purtroppo, il tema dei diritti umani è strumentalizzato.
Per esempio, si biasima l'Italia, che cerca di bloccare l'immigrazione clandestina, e si boicotta Israele, che si sta difendendo dai terroristi, mentre non si dice nulla (per esempio) di una Turchia che favorisce un regime ostile ai cristiani a Cipro Nord e di un Iran che nega ogni liberà.
Questo è il dramma.
Intanto, per colpa del miraggio di una società multietnica, questa Europa di oggi è in fiamme.
Quanto accaduto a Strasburgo è un segno di ciò.
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