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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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sabato 15 dicembre 2018

Contro-jihad

Faccio un po' di contro-jihad.
Sappiamo tutti che vi è un pericolo di islamizzazione dell'Europa.
A tale proposito, vi invito a leggere un'intervista a Daniel Pipes,  storico, analista, giornalista e presidente del think tank Middle Est Forum, da anni segue con attenzione ciò che accade nello scenario politico europeo, su "Controverso".
L'intervista è stata fatta da Niram Ferretti.
Di essa, riporto questo piccolo stralcio:

"La schiettezza paga pedaggio. Ad esempio, Thilo Sarrazin, ex senatore socialdemocratico tedesco e membro del board della Bundesbank, nel 2015 pubblicò Deutschland schafft sich ab (“La Germania abolisce se stessa”) in cui sosteneva che i bassi tassi di natalità tedeschi e gli alti livelli di immigrazione musulmana avrebbero trasformato radicalmente la società tedesca; a causa di ciò dovette dimettersi dal comitato esecutivo della Bundesbank. Il famoso storico francese Georges Bensoussan ha affermato recentemente che l’antisemitismo è una caratteristica culturale permanente della società islamica e, come conseguenza, è stato trascinato in tribunale con l’accusa di razzismo. Il politicamente corretto rischia forse di favorire l’agenda islamista?

Decisamente. Il giro di vite islamista dato in Occidente alla possibilità di una discussione franca sull’Islam, e le questioni correlate, hanno avuto inizio con il noto editto di Khomeini su Salman Rushdie nel 1989. A quel tempo, la sinistra si trovava abbastanza solidamente dalla parte di Rushdie. Norman Mailer affermava: “È nostro dovere formare dei ranghi dietro di lui e dichiarare al mondo che se dovesse mai essere assassinato, sarà nostro obbligo metterci al suo posto. Se dovesse essere ucciso per una follia, anche noi dobbiamo essere uccisi per la stessa follia”. A trent’anni di distanza, la sinistra non offrirebbe questa solidarietà. Il suo rifiuto di una discussione franca sull’Islam si integra perfettamente con il rifiuto degli islamisti.

Qual è la sua ricetta per combattere il politicamente corretto?

Incoraggiare più conservatori a diventare intellettuali.

La sinistra accusa regolarmente i leader dei partiti civilizzazionisti di fascismo. Ad esempio, Matteo Salvini, il leader della Lega italiana e Ministro degli Interni che ha come sua priorità frenare l’immigrazione incontrollata, è raffigurato come un erede di Benito Mussolini. Come giudica questa accusa?


È ridicola. Con il suo accento sul potere dello Stato come una fede vivente, il fascismo distrugge la civiltà occidentale, mentre Salvini e altri civilizzazionisti vogliono salvarla. Intelligenti, questi progressisti: accusano qualcuno di volere il contrario di ciò che egli vuole realmente. Anch’io l’ho sperimentato sulla mia pelle; un esempio recente è stato quello di venire considerato di estrema destra. E sa chi lo ha fatto, tra tutti quelli che potevano accusarmi? I discendenti dei nazisti, i media tedeschi e quelli austriaci".


Qui in Europa c'è un grosso problema.
Non si vuole capire che l'Islam non solo un fatto religioso.
Infatti, l'Islam è anche un fatto politico e sociale.
Nell'Islam non c'è distinzione tra sfera temporale e sfera spirituale.
Questo è il punto.
Per la visione musulmana, tutto quello che accade nel mondo è espressione dell'Islam.
Si è equiparata la moschea alla chiesa o alla sinagoga e si è paragonato l'imam al prete cattolico o al pastore protestante.
Però, l'Islam non ha una Chiesa organizzata.
Il Corano è letto direttamente dal fedele e non vi è un'esegesi di esso.
Nel Corano vi sono frasi apertamente ostili agli ebrei e a noi cristiani.
Per esempio, gli ebrei sono paragonati alle scimmie e noi siamo definiti "idolatri"  e (per la visione islamica) tutti quanti dovremmo essere castigati dalla collera divina.
Purtroppo questo è il legame tra Islam e terrorismo, che c'è.
Molti musulmani dicono che sul Corano vi sia scritto che non si debba fare fare male agli altri.
Ciò è vero ma un'altra sua sura dice che gli altri a cui non si deve fare del male siano i musulmani.
Per la visione islamica più intransigente, il mondo è diviso in due parti: Dar al Salam e Dar al Harb.
Dar al Salam è la zona di pace, che è identificata con la zona in cui l'Islam è maggioranza, tanto la si definisce anche come "Dar al Islam".
Dar al Harb è la "zona di guerra", la zona in cui ci sono i kaffir da combattere.
I "kaffir" siamo noi cristiani, gli ebrei e tutti coloro che i musulmani più fanatici ritengono miscredenti.
Ora, il problema dell'Europa è che purtroppo ci sono i buonisti, coloro che sono per l'accoglienza senza se e senza ma, coloro che ritengono i migranti nuovi "proletari" da difendere.
Su "Panorama" vi è un articolo di Marcello Veneziani che è intitolato "Il comunismo di ritorno".
Vi riporto questo suo piccolo stralcio:

"Non c’è giorno che non venga evocato il fascismo: come se fosse dietro l’angolo, sul punto di tornare; o eterno, come sostenne in un pamphlet ideologico Umberto Eco. Ma vuoi vedere che mentre si narra il ritorno del fascismo si sta preparando un altro inquietante ritorno? Parliamo del comunismo, l’evento che ha più sconvolto il secolo in cui siamo nati, perché è durato tre quarti di secolo, ha coinvolto ben tre continenti e miliardi di sudditi, ha mietuto più vittime in assoluto, per giunta in tempo di pace. Un evento gigantesco, scomparso nel Racconto Collettivo, inghiottito nella preistoria, come se appartenesse a un’era geologica a noi estranea. E invece, eccolo risalire le caverne dell’oblio e tornare a galla nei nostri giorni. Risale in forma di Pauperismo, riemerge in forma di Accoglienza, ritorna nelle vesti globali del Politically correct. Chiamiamolo in sigla Pap-comunismo. È il comunismo di ritorno, come l’analfabetismo, risorto per ignoranza e dimenticanza del passato. Il suo debutto ufficiale sarà a Marrakech col Global compact promosso dall’Onu, il 10 dicembre.

Di che comunismo si tratta? Innanzitutto, non sentite un’ondata globale di guerra ai ricchi, di «livella» egualitaria, di slogan sulle nuove povertà, decrescita felice e vite di scarto? Ora in versione umanitaria, ora pastorale, ora in versione populista e grillina, il pauperismo è tornato e minaccia di colpire tutti coloro che sono considerati benestanti, che abbiano o no meritato la loro vita agiata, abbiano fatto o meno sacrifici, abbiano lavorato, mostrato capacità e prodotto ricchezza anche per la società. Macché, bisogna livellare a prescindere, colpire tutto ciò che eccede il minimo salariale e viene definito d’oro, dalle retribuzioni alle pensioni. Odio e risentimento prosperano in Rete. I ceti medi sono travolti da quest’ondata di pauperismo rancoroso. È il primo livello di comunismo, più grezzo e naive, che torna a galla dopo decenni di mercatismo sfrenato, egoismo e corsa alla ricchezza e ai consumi.

Ma c’è un livello più alto e globale che riguarda l’accoglienza dell’infinito proletariato mondiale attratto dall’Occidente benestante. Per i nuovi comunisti da sbarco non si possono porre freni o argini al sacrosanto diritto delle persone a cercare un destino migliore, a spostarsi e andare dove essi desiderano. La patria è un carcere e, come diceva il vecchio comunismo, i proletari non hanno patria e non hanno da perdere che le loro catene. Un reticolo di associazioni, centri d’accoglienza, organizzazioni non governative, movimenti pro-migranti e strutture parallele, anche catto-umanitarie, sostiene i disperati del pianeta e cerca una nuova alleanza".


Purtroppo, i sostenitori di questo comunismo di ritorno sono coloro che ammiccano ai fondamentalisti islamici, per vigliaccheria o per opportunismo politico.
Essi si schierano con coloro che vogliono zittire a tutti i costi coloro che criticano Islam.
Purtroppo, lo scrivo sperando di non essere un buon profeta, oggi ci sono i taglia-lingue e domani ci saranno i taglia-gole.
Questa è la jihad islamica.
Infatti, molti musulmani dicono che la jihad sia lo "sforzo" che ogni musulmano deve fare per portare avanti i precetti dell'Islam, magari facendo avvicinare gli altri al suo pensiero.
In realtà, la jihad indica anche la guerra.
Nell'Islam è insita anche la conquista militare di un territorio.
Peccato che qui in Europa non si stia capendo (e non si voglia capire) ciò.
Serve una contro-jihad, serve uno sforzo da parte di tutti noi per combattere il "politically correct".
Anzi, io non provo disgusto nel chiamare questo sforzo una "novella crociata".
In fondo, le Crociate furono un atto difensivo, dopo quello che accadde nel 1071, quando i Bizantini furono sconfitti a Manzicerta dai Turchi Selgiuchidi e presero l'Anatolia, minacciando Costantinopoli e l'Europa.
Dunque, diamoci una svegliata.




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