"Guardi che si può essere statisti anche se si hanno idee diverse dalle sue. Il partito comunista italiano rientrava nell'alveo democratico e votato da milioni di italiani: non è che vi rientrava o vi faceva compromessi era un poco di buono. Ho l'impressione che lei tracci una linea secca tra le sue idee e quelle altrui e chi ne è al di là o ha macchie o è un politico poco di buono. Ci sono persone senza macchie e statisti anche se portatori di idee contrapposte alle sue, sa?
Cioè può legittimamente criticare Moro politicamente ma di certo non può dire che non è stato uno statista. Non è che se un politico non ha le sue idee automaticamente non può essere uno statista. E se non lo è stato Moro...".
Ora, rispondo al commentatore, facendo notare che la disastrata Italia di oggi è figlia di quel compromesso disgraziato con il Partito Comunista Italiano, che anche Aldo Moro volle.
Penso, per esempio, ad una legge assurda come la "Legge Mosca" del 1974, quella legge che dà privilegi fiscali alle cooperative.
Con un'ideologia come quella comunista non si sarebbe dovuto fare nessun compromesso, poiché il nostro Paese scelse di stare con gli USA e non con l'URSS.
Il Partito Comunista Italiano era un partito di minoranza.
In una democrazia, vi è una maggioranza che governa e vi è una minoranza che sta all'opposizione e che aspira a governare.
In una democrazia, vi è una maggioranza che governa e vi è una minoranza che sta all'opposizione e che aspira a governare.
La minoranza deve essere rispettata ma non si può fare un compromesso con essa come se quest'ultima fosse al governo.
Poi, ben vengano le persone ragionevoli che stanno dall'altra parte, anche se nell'ideologia comunista c'è ben poco di buono.
Questo è detto dalla storia.
Quindi, rispetto la memoria di Aldo Moro ma non posso considerarlo uno statista.
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