Questo è lo stralcio dell'articolo scritto sul succitato quotidiano da Stefano Zurlo:
"Lo Stato, attraverso il tavolo della Conferenza con le Regioni, comincia a limare le unghie alle spese per la cosiddetta «mobilità sanitaria interregionale». Diventerà sempre più difficile spostarsi per una prestazione specialistica o per un intervento chirurgico complesso verso le grandi cattedrali della medicina. Il fronte del Sud, quello che chiude sempre i conti con disavanzi vertiginosi e offre purtroppo prestazioni di bassa qualità, vuole rovesciare la situazione. Ma invece di alzare l'asticella dei servizi ecco che si imbocca la strada dei blocchi, dei divieti, dei bastoni fra le ruote.".
Da lombardo di origini meridionali, io mi indigno di fronte questa scelta delle regioni del Sud di bloccare la mobilità dei loro cittadini che debbono andare a curarsi.
Anziché cercare di migliorarsi, tagliando le spese inutili, buona parte delle quali sono del mero assistenzialismo, le regioni del Sud hanno semplicemente deciso di non fare salire qui al Nord le persone che debbono curarsi.
Questa scelta è anche illiberale.
La salute delle persone conta meno delle solite spese per l'inutile assistenzialismo?
Al di là degli sprechi, la sanità del sud, coi tagli che ci sono stati negli ultimi anni, non è proprio sostenibile. E' del tutto impensabile che possa esistere qualsiasi servizio pubblico al sud se prendiamo per buona la vulgata della Lega: "ognuno si gestisca i propri soldi". I soldi al sud NON CI SONO e non ci saranno mai perché il sud non può competere col nord a parità di tasse e di salari. Tanto varrebbe fare due nazioni separate a questo punto
RispondiEliminaIl problema è che adesso i governatori del Sud non vogliono neppure fare curare le persone qui al Nord.
RispondiEliminaSe ognuno gestisse i suoi soldi starebbe più attento a spendere.