Sarebbe da riproporre.
La commedia è intitolata "Pignaseca Pignaverda".
Essa si è tenuta alla Sala "Giordano Di Capi" di Barbasso di Roncoferraro, in Provincia di Mantova.
Questa è la sua trama: un commerciante governolese di nome Felice Pastorino decide di fare sposare la figlia Amalia con un cugino di nome Alessandro, con cui ha in comune una cosa: la tirchieria.
Amalia, però, è innamorata di Eugenio Devoto, un giovane che era emigrato in Argentina.
Proprio quando Felice sta per concludere l'"affare" con il cugino, Eugenio ritorna con la proprietaria dell'impresa argentina per cui lavora.
Egli è diventato ricco.
Felice, però, non vuole sapere di fare sposare la figlia ed Eugenio.
Egli l'ha "venduta" a suo cugino e non vuole che ella vada in Argentina con Eugenio ma vorrebbe tenersela in casa sua, con il marito tirchio come lui.
Dopo varie peripezie e "congiure" ordite dai suoi amici e familiari, Felice acconsente di fare sposare la figlia ad Eugenio, il quale è diventato direttore della succursale dell'impresa argentina per cui lavora.
Prima, ho scritto che una commedia del genere sarebbe da riproporre.
Storicamente, le commedie hanno un valore educativo e satirico.
Penso all'Antica Grecia.
L'insegnamento che una commedia come quella che ho visto ieri può dare è il fatto che quando mette il denaro al centro di tutto, la persona ne diventa schiava.
Forse, per assurdo, Felice è una persona infelice.
Inoltre, tocca anche il tema degli italiani all'estero, un tema che io tengo in forte considerazione.
Parte delle mie radici affondano nella terra siciliana e so di tanti compaesani di mia madre che emigrarono in Germania, negli USA e in Argentina.
E poi, una delle persone che oggi posso menzionare tra le mie più care amiche (che è mia socia in questo blog) vive in Uruguay.
Sto parlando di Stephanie Caracciolo.
Questa commedia mi è piaciuta.
Merita un bel 9,5.
Infatti, gli attori hanno recitato molto bene, nonostante non siano dei professionisti.
Inoltre, rivaluta molto il dialetto mantovano.
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