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sabato 24 marzo 2018

Caso Moro, le parole di Claudio Martelli

Su "Panorama", vi è un articolo di Claudio Martelli che è intitolato "Non ha vinto la fermezza il merito fu di Dalla Chiesa".
Politica socialista di lungo corso, Claudio Martelli ha ricordato il periodo del rapimento di Aldo Moro.
I socialisti furono favorevoli a trattare con i terroristi delle Brigate Rosse.
Martelli fu uno dei più attivi.
Ora, dell'articolo riporto questo stralcio:

"Eppure sarebbe bastato rileggere l'ultimo discorso di Moro agli inquieti parlamentari della DC il 28 febbraio 1978, 16 giorni prima di essere stato rapito dalle Brigate Rosse.
Di fronte alla pressione del PCI che vuole entrare in maggioranza, Moro scandisce:

"Siamo stati unanimi in Direzione nel dire no al governo di emergenza; nel dire no ad una coalizione politica con il Partito Comunista. 
Su questo vi è un atteggiamento così netto, così unanime della Democrazia Cristiana che c'è da stupirsi abbia a chiedere una cosa che era scontato non potesse avere"".

Per Moro, il "compromesso storico" avrebbe dovuto essere "parziale e temporaneo su alcuni punti programmatici".
Quando Moro fu rapito, la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista Italiano decisero la linea della fermezza.
Invece, il Partito Socialista di Bettino Craxi fu per la trattativa e fu per lo "scambio uno contro uno", magari graziando qualche terrorista malato.
Erano d'accordo il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, e quello del Senato, Amintore Fanfani, ma Giulio Andreotti ed il vertice della Democrazia Cristiana furono contrari, essendo pressati dal Partito Comunista che minacciò di ritirare l'appoggio.
Moro fu ucciso.
Andreotti divenne capo di un governo che durò un anno ma molti pensarono che le Brigate Rosse avessero imboccato la strada per il declino da lì.
Certo, quel delitto rese le Brigate Rosse ancora più ripugnanti ma esse continuarono ad uccidere.
Stando all'articolo di Martelli, a liquidare le Brigate Rosse furono i reparti dell'antiterrorismo capitanati dal generale Nando Dalla Chiesa.
Questi aveva costruito tali reparti nel 1974 ma furono sciolti dal governo di unità nazionale nel 1976 e furono ricostituiti nel 1978.
Queste contraddizioni ritardarono la vittoria militare e dell'intelligence e le Brigate Rosse furono ferite ma non dome e concepirono l'attacco al cuore dello Stato.
Ora, io penso che il problema sia più vecchio.
Quando nacque la Repubblica, in "nome dell'antifascismo", si sottovalutò il problema della presenza del più forte Partito Comunista d'Europa.
Questo partito tenne bloccata la democrazia.
Se esso fosse andato al governo, ci sarebbero stati problemi interni e nei rapporti tra l'Italia ed i Paesi dell'Europa e dell'Occidente.
L'Italia era (ed è) parte della Nato e in quegli anni vi era la "Guerra Fredda" con il blocco sovietico.
Questo non permise mai all'Italia di diventare una vera democrazia, perché mancò una vera alternanza.
In più si arrivò anche a fare dei compromessi con il Partito Comunista Italiano, come la famosa "Legge Mosca" del 1974.
Oggi, noi paghiamo il prezzo di tutto.
Tutto ciò è ancora oggi una pessima eredità dell'avere avuto il Partito Comunista più potente d'Europa.

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