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sabato 24 marzo 2018

Caso Facebook, leggete questa analisi di Daniele Capezzone

Sul sito della rivista "Atlantico Quotidiano" vi è un articolo di Daniele Capezzone che è intitolato "Caso Facebook: altro che punizioni e crociate, cercare soluzioni di mercato".
Come tutti noi ben sappiamo, Facebook è finito nella bufera per via dei dati usati dalla società Cambridge Analytica, che sarebbero stati usati per le campagne della Brexit e di Trump, in favore di questi ultimi.
Dell'articolo di Capezzone, riporto questo stralcio:

"Scandalizzarsi è da sciocchi o da ipocriti: ed è naturalmente ammesso il cumulo delle qualifiche. In questo momento, sono attive decine di migliaia di app che hanno esattamente la funzione di profilare gli utenti, e classificarne gusti e orientamenti.

E il relativo uso politico è arcinoto. Tantissimi (cito ancora una firma nota ai lettori di Atlantico: Stefano Magni) hanno opportunamente ricordato l’uso debordante dei big data da parte di Barack Obama. Ma le cose evolvono sempre di più. Nelle ultime primarie repubblicane, in America, il candidato Ted Cruz aveva equipaggiato i suoi militanti porta a porta con una app che rivelava loro le preferenze (tratte da Facebook e dai social media) della persona a cui stavano per bussare, proprio per iniziare la conversazione dal tema più gradito (economia, tasse, immigrazione, armi, ecc), conoscendo già in anticipo l’orientamento dell’interlocutore.

Allora – e qui arriva l’uovo di Colombo, anzi di Heath – non si tratta di demonizzare, di armare crociate, e meno che mai di avere un approccio punitivo verso realtà (ognuno di noi ne è testimone) che hanno cambiato in meglio la nostra vita. Si tratta – semmai – di aprire un libero mercato dei dati.

Sono in campo molte proposte. Una delle più semplici e forse risolutive viene da Luigi Zingales e Guy Rolnik, e, se attuata, avrebbe anche il vantaggio di favorire la nascita di nuovi social network, oltre ai maggiori già esistenti. Di che si tratta? Di replicare per i dati e le informazioni (immagini incluse) che inseriamo sui social media lo stesso meccanismo di portabilità che qualche anno fa fu deciso per i numeri telefonici, prima ritenuti proprietà delle compagnie telefoniche.

In questo modo, sarebbe più facile “spostarsi”, facilitare la competizione e la concorrenza tra social media, e anche valorizzare un patrimonio (di scritti, di immagini, di rapporti, in ultima analisi di vita) che ormai fa parte della nostra personalità
.".

Sono d'accordo con queste parole di Daniele Capezzone.
Io trovo che sia impensabile che uno Stato punisca un colosso come Facebook.
Per esempio, io trovo che sia impensabile che uno Stato, come il Canada, la Francia, la Germania,  la Svezia o l'Italia, punisca Facebook, che ha la sede a Palo Alto, negli Stati Uniti d'America.
Oltretutto, uno Stato che fa una cosa del genere rischia di diventare statalista e liberticida ed assai più simile ad uno Stato come la Turchia di Erdogan che non come una normale democrazia.
Anche questa Unione Europea, intrisa di socialismo e tecnocrazia, punta a volere tassare e punire.
Social network come Facebook e Twitter permettono di avere notizie e condividere idee ed opinioni.
Certo, per le elezioni serve anche altro.
Penso che la questione debba essere trattata aprendo un libero mercato dei dati e favorendo la nascita di nuovi social-network, contro l'attuale oligopolio.
Se fosse implementata, una cosa del genere manterrebbe la democrazia.
Tra le altre cose, trovo strano che questa cosa sia venuta fuori riguardo alle ultime elezioni americane e alla Brexit.
Perché, per esempio,  riguardo alle precedenti elezioni americane non si è detto nulla?
Eppure, anche Barack Hussein Obama ha usato la rete.
Dopodiché, resto sempre dell'idea che per votare una persona debba farsi un'idea andando a leggere anche i programmi degli schieramenti e non limitandosi a leggere solo i post su Facebook.



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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.