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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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sabato 10 agosto 2013

Papa Pio XI fu fatto assassinare?

Cari amici ed amiche.

Leggete l'articolo de "Il Corriere della Sera" che è intitolato "Pio XI fu assassinato dal padre di Claretta?".
Secondo questo articolo, vi sarebbe una realtà sconvolgente riguardo a Papa Pio XI.
Questo Papa morì il 10 febbraio 1939.
Secondo alcuni, pare che la sua morte non fosse stata accidentale.
Ora, guardiamo un po' gli eventi.
In Germania, l'antisemitismo nazista stava emergendo.
In Italia, oramai ideologicamente succube di Hitler, Benito Mussolini fece redigere il "Manifesto della Razza" (14 luglio 1938) ed il 5 settembre dello stesso anno fece fare le Leggi Razziali.
Papa Pio XI aveva già contestato Hitler e Mussolini, per la loro svolta totalitaria, con cui i dittatori sciolsero le associazioni cattoliche.
La tensione salì.
Il documento intitolato "La Chiesa condannò l'antisemitismo" ci riporta il pensiero di Papa Pio XI.
Il 15 luglio 1938, Papa Pio XI disse:

"Oggi stesso siamo venuti a sapere qualcosa di molto grave: si tratta, ora, di una vera apostasia".

Il 21 luglio dello stesso anno, il Papa disse:

"Cattolico – dice il Papa – vuol dire universale, non razzistico, nazionalistico, separatistico". Queste ideologie – continua – finiscono "con il non essere neppure umane"".

La tensione si fece alta.
Scrivendo sul suo diaria, Galeazzo Ciano,ministro e genero di Mussolini, scrisse che il duce augurò la morte del Papa (14 dicembre 1938), che stava per redigere un'enciclica contro i totalitarismi e l'antisemitismo.
Nel giugno 1938, Papa Pio XI volle fare redigere l'Enciclica "Humani Generis Unitas", con la collaborazione del gesuita statunitense padre John La Farge.
Il sito "Miradouro" ha alcuni suoi stralci che recitano: 

"(... )Risulta chiaro che la bozza di enciclica fu redatta tenendo presenti non soltanto gli studi più recenti (anche in ambito non cattolico) sulla delicata questione, ma anche gli ultimi pronunciamenti magisteriali in materia di condanna del nazionalismo e del razzismo, nonché prestando attenzione allo sviluppo concreto dei fatti, specialmente in Italia: infatti a partire dai primi giorni di settembre dal Governo fascista furono adottati, in materia razziale, provvedimenti sempre più discriminatori e liberticidi, diretti a colpire soprattutto gli ebrei, compresi quelli di cittadinanza italiana. Il Papa in diverse circostanze aveva parlato della questione razziale: il 28 luglio, durante un'udienza generale, si chiedeva sgomento "come mai l'Italia abbia avuto bisogno di andare ad imitare la Germania" in materia razziale. Tale discorso spiacque moltissimo a Mussolini - geloso della propria originalità in tale materia e convinto di non dover nulla, sotto il profilo ideologico, ai suoi amici nazisti - e ai gerarchi del regime. Le parole del Papa diedero origine a un incidente diplomatico tra Santa Sede e regime fascista, che fu composto il 16 agosto con la firma di un documento comune, con il quale lo Stato si impegnava a procedere in materia razziale senza recare aggravio ai gruppi allogeni, "ma solo con la doverosa applicazione di onesti criteri discriminatori", mentre la Chiesa si obbligava a non trattare tale materia né sulla stampa cattolica, né in prediche o discorsi pubblici. Quando però a partire dalla prima settimana di settembre cominciarono a essere promulgati provvedimenti razziali contro gli ebrei, Pio XI fu costretto a intervenire direttamente. Il 7 settembre, il giorno seguente alla promulgazione dell'ordine di espulsione degli ebrei dalla scuola pubblica, parlando a un gruppo di pellegrini belgi, disse che l'antisemitismo non era compatibile con la dottrina cristiana. "No, non è possibile - disse - ai cristiani di partecipare all'antisemitismo. Riconosciamo a chiunque il diritto di difendersi, di assumere i mezzi per proteggersi contro tutto ciò che minaccia i suoi interessi legittimi. Ma l'antisemitismo è inammissibile. Noi siamo spiritualmente semiti".
Tale discorso, il quale conteneva in sé sia elementi di assoluta novità, come l'esplicita condanna dell'antisemitismo, sia elementi legati alla tradizione antigiudaica (diritto dello Stato cristiano di difendersi contro le insidie dei giudei), fu ampiamente divulgato nei Paesi francofoni; esso fu certamente meditato dai "redattori parigini", e di fatto ambedue gli elementi citati furono recepiti nella bozza dell'enciclica. La bozza, redatta in francese, era accompagnata da altri due documenti: una breve lettera indirizzata ai revisori gesuiti, e uno schema che illustrava il contenuto della stessa e i criteri seguiti nella sua redazione. La missiva fissava alcuni punti che dovevano essere osservati nel caso si volesse riorganizzare o rimaneggiare il testo: in primo luogo si consigliava di intervenire sulla prima parte nel caso si volesse "abbreviare il documento", anche se tale lavoro doveva essere condotto in modo da non intaccare la complessa articolazione del suo contenuto; si sottolineava poi, a modo di specificazione, che nella prima parte sono poste le fondamenta, cioè i princìpi teorici, della seconda, ritenuta quella più importante; in ultimo si precisava: "In ogni caso si prega di non toccare i paragrafi 126-130 (sulla diversità delle razze). Anche i più piccoli dettagli di questi paragrafi sono di estrema importanza (... ). Essi, inoltre, sono la risposta più diretta e più precisa ai desideri del Santo Padre". Nel secondo documento erano riportati i criteri di ordine religioso, culturale e pastorale che avevano ispirato i redattori nella determinazione del contenuto dell'enciclica. Alcuni di essi sono riportati anche nella lettera che il padre LaFarge indirizzerà successivamente al Papa. Tale documento ci aiuta a capire meglio in quale orizzonte teologico-culturale i suoi redattori si mossero (... )

La bozza dell'enciclica, come abbiamo detto, è stata pubblicata da un editore francese nel 1995; ad essa si sono succedute altre edizioni in diverse lingue. La copia conservata nell'archivio della nostra rivista è redatta in francese ed è sostanzialmente simile a quella già pubblicata (... )La parte certamente più rilevante dell'enciclica è la seconda, in particolare il breve capitolo dedicato agli ebrei e alla condanna dell'antisemitismo: "Coloro che hanno innalzato la razza su questo piedistallo usurpato hanno reso un cattivo servizio all'umanità. Poiché non hanno fatto nulla per andare verso l'unità a cui tende e aspira l'umanità", anzi tali teorie hanno fissato nuove barriere tra cittadini di uno stesso Stato, perché considerati razzialmente inferiori. Tale teoria sulla purezza razziale "finisce per essere unicamente la lotta contro gli ebrei; lotta che non differisce né per i veri motivi, né nei metodi - se non per la crudeltà sistematica - dalle persecuzioni esercitate ovunque contro gli ebrei fin dall'antichità" (... )

Nonostante tale forte denuncia contro l'antisemitismo e la persecuzione legale degli ebrei d'Europa, per i redattori dell'enciclica esisteva una cosiddetta questione ebraica che avrebbe dovuto essere risolta con umanità e senso di giustizia: "La questione ebraica nella sua essenza non è una questione di razza, né di nazione, né di nazionalità territoriale, né di diritto di cittadinanza nello Stato. È una questione di religione e, dopo l'avvento di Cristo, una questione di cristianesimo". In tali parole rispuntava il tradizionale antigiudaismo, per motivi non razziali, ma religiosi, presente in buona parte della cultura cattolica di quel tempo: in realtà, secondo tale tesi - affermata dal padre Gundlach nel Lexikon für Theologie und Kirche del 1930, e per anni sostenuta dalla nostra rivista, in particolare dal padre Enrico Rosa - spetterebbe allo Stato moderno risolvere secondo criteri parzialmente discriminatori, anche se non violenti, il problema ebraico, in modo tale che agli ebrei vengano riconosciuti i diritti civili dovuti, ma allo stesso tempo sia tutelata la comunità cristiana dall'influsso del giudaismo e dalla "nefasta volontà di potenza" di alcuni suoi aderenti. La lunga revisione della bozza di enciclica dalla documentazione da noi consultata risulta che il padre Generale non era pienamente soddisfatto del lavoro svolto dai tre gesuiti
.".


Era evidente che la Chiesa volesse condannare l'antisemitismo.
Ci furono timori e questo spiega la questione dell'antigiudaismo, al di là delle questioni teologiche che furono risolte con il Concilio Vaticano II.
Questa fu una delle cose buone del concilio. 
I timori ci furono.
Si temette, per esempio, che Hitler perseguitasse anche i cristiani.
Si temette anche un possibile scisma dei cattolici tedeschi.
Si temette anche il comunismo. 
Mussolini, dal canto suo, disse che avrebbe fomentato l'anticlericalismo italiano.
Tuttavia, il Papa condannò l'antisemitismo.
Il 7 settembre 1938, ad un gruppo di pellegrini belgi, il Papa disse:

"No, non è possibile - disse - ai cristiani di partecipare all'antisemitismo. Riconosciamo a chiunque il diritto di difendersi, di assumere i mezzi per proteggersi contro tutto ciò che minaccia i suoi interessi legittimi. Ma l'antisemitismo è inammissibile. Noi siamo spiritualmente semiti.".

Del resto, ciò fu vero, com'è vero tuttora.
Gesù era un ebreo e la nostra Comunione (intesa come sacramento) è (di fatto) una cena pasquale ebraica.
Questo non piacque a Hitler che sostenne la tesi del "Cristianesimo positivo", un'eresia che negò il valore del Vecchio Testamento ed ogni "riferimento ebraico" di Gesù.
Questa enciclica non fu mai pubblicata.
Infatti, il 10 febbraio 1939 il Papa morì.
Qui sorge il mistero.
L'archiatra pontificio fu un certo Francesco Saverio Petacci, il padre di Claretta, l'amante di Mussolini.
Secondo certe fonti, Mussolini aveva parlato a Petacci di una "missione confidenziale", proprio poco prima della morte del Papa.
Qui sorge il giallo.
Nei diari di Claretta mancano le pagine che vanno dal 5 al 12 febbraio 1939.
Queste pagine furono strappate.
La fine della pagina del 5 febbraio recita: "Legge i biglietti e si inquieta per una cosa che segna. Poi dice: questi sanno...".
La scritta si interrompe lì.
Il fatto che il foglio fosse stato strappato dimostra che vi fu qualcosa di veramente strano. 
Nel 1972 il cardinale Eugène Tisserant, in un memoriale a lui attribuito, riguardo alla morte di Pio XI avrebbe affermato: "Lo hanno eliminato, lo hanno assassinato".
Che Mussolini odiasse il Papa fu vero.
L'8 ottobre 1938, sui suoi diari, egli scrisse del Papa:

"...una calamità, nefasto per la religione: peggio di questo papa in questo periodo non poteva capitare [...] Tu non sai il male che fa alla Chiesa. Fa cose indegne. Come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Come, li abbiamo combattuti per secoli, li odiamo, e [ora] siamo come loro. Abbiamo lo stesso sangue! Ah! Credi, è nefasto".

L'articolo che ho citato all'inizio recita: 

"Ma è possibile che Mussolini abbia fatto sopprimere Pio XI tramite il dottor Petacci? Quel che è quasi impossibile è che nei diari di Claretta non si accenni mai alla vicenda. Soprattutto dati il ruolo di archiatra pontificio ricoperto dal padre e la familiarità che si era instaurata con Mussolini, al quale a sua volta Claretta raccontava le proprie vicende domestiche. Il duce s’interessava a Petacci, lo faceva scrivere sul Messaggero, voleva nominarlo senatore.

Un misterioso colpevole. L’eliminazione delle pagine scottanti è quindi sicura. Difficile, invece, stabilire quando avvenne: prima che Claretta in fuga dal lago di Garda nell’aprile ’45 consegnasse i diari all’amica contessa Rina Cervis? O dopo che furono ritrovati dai carabinieri, cinque anni più tardi, sotterrati nel giardino della contessa a Gardone (Brescia)?

E chi li purgò dei fogli ritenuti imbarazzanti? Claretta stessa, oppure le autorità italiane, oppure i servizi segreti alleati (americano, inglese), ai quali erano stati fatti leggere prima di seppellirli di nuovo per sette decenni nell’Archivio romano in nome della privacy? L’unico e ultimo erede Petacci è il settantenne Ferdinando, figlio di Marcello (il fratello di Claretta ucciso a Dongo). Vive in Arizona e difende la memoria del nonno: "Perché avrebbe dovuto uccidere un amico che curava da quand’era cardinale, e che per lui era una gallina dalle uova d’oro, la massima referenza? Per fare un favore a Mussolini?
".

Resta una questione, Hitler potrebbe essere entrato in questa congiura contro il Papa?
Io penso che anche il dittatore tedesco potrebbe avrebbe fatto di questa congiura.
Hitler, infatti, aveva detto più volte che avrebbe "schiacciato la Chiesa come un rospo" ed aveva l'intenzione di attaccare il Vaticano, rapire il Papa, distruggere la Chiesa e sostituirla con una "religione nazista".
Questo tentativi di distruzione della Chiesa ci furono anche sotto Papa Pio XII, il Papa che qualcuno accusa di avere taciuto durante l'Olocausto ma che in realtà contribuì a salvare il 90% degli ebrei romani e che cercò anche di esorcizzare Hitler che era indemoniato.
Il nazismo fu un potere satanico, esattamente come il comunismo. 
Del resto, l'ambizione di fare di Berlino la città di Welthauptstadt ("Capitale Mondiale") Germania.
Hitler ebbe l'idea di fare costruire un edificio con una grande cupola, come quella di San Pietro.
La cosa non riuscì per la guerra e per i problemi geologici di Berlino.
L'antisemitismo è una piaga purulenta che è ancora presente.
Leggete questo commento allucinante di un commentatore (il solito disturbatore, troll che si chiama Dario)  del "Movimento 5 Stelle" al mio articolo intitolato Il petrolio e gli equilibri geopolitici":

"E soprattutto Israele si starà cagando sotto: una volta smarrito l'interesse verso il petrolio arabo saranno infatti cavoli amari! Oppure pensi che i politici alla Bush lo facevano davvero per amore della libertà anziché del petrolio?!Amicizia con Arabia saudita docet!!!E come dico sempre: la pace è, soprattutto per Israele, un'opportunità storica, soprattutto per questi annunciati cambiamenti geopolitici! Se non farà un passo indietro ne farà 66, esattamente quanti sono gli anni della sua esistenza! Continuate ad essere estremisti che fate decisamente il suo bene!!! Mononeuroni.ps meno male che oltre a quell'idiota che fa Voyager segui anche trasmissioni serie! Su Voyager mi fece morire Piero Angela: "il mondo è bello perché è vario".

L'Italia non è rappresentata da simili individui, le cui parole valgono meno del letame!
Cordiali saluti.













 

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Ringrazio un caro amico di questa foto.