Cari amici ed amiche.
Forse, non sapete un fatto storico del nostro Paese.
Sapete che la Sicilia sarebbe potuta diventare americana?
Nel 1944 ci fu un partito, il Partito per la Ricostruzione, che svolse una campagna per l'annessione della Sicilia agli Stati Uniti d'America.
L'articolo del "Corriere della Sera" che stato scritto da Silvio Bertoldi è intitolato "Sicilia la stella mancata degli USA" dice:
"Cinquantuno anni fa il sogno di Finocchiaro Aprile e Varvaro. Volevano l' annessione dell' isola all' America, ma ecco perché fallirono di SILVIO BERTOLDI TITOLO: La stella mancata degli Usa Quando gattopardi e banditi saltarono sul carro del separatismo: I protagonisti del "grande scandalo" furono due avvocati. Uno si chiamava Andrea Finocchiaro Aprile, l' altro Antonino Varvaro. Programma: staccare la Sicilia dall' Italia, farne uno Stato indipendente, unirlo un giorno, chissà , agli Stati Uniti come quarantaquattresima stella. Pronta la bandiera, giallo e rossa, con al centro tre gambe e nel mezzo un sole, il "triscele" della monetazione greca e romana. Pronto il nome, la Trinacria. Pronte le forze armate, l' Evis, esercito volontario indipendentista siciliano. Pronti anche i soldi, forniti dai grandi proprietari terrieri e (ma non si doveva dire) dalla mafia. Data di nascita, il 1943: cinquantuno anni fa, un bell' anticipo sui progetti del professor Miglio e sulle tre Italie. Ai due avvocati siciliani di patrie ne bastava una. E che non si chiamasse nemmeno Italia. Tutto comincia a Catania e a Palermo subito dopo lo sbarco degli Alleati. Nell' agosto 1943, si tengono le prime riunioni del movimento, a cui già in molti lavoravano da quando si era capito che la guerra era perduta. Finocchiaro Aprile e' un personaggio di spicco non soltanto locale. Suo padre Camillo, garibaldino, crispino, poi giolittiano, massone, grande giurista, era stato l' autore, nel 1913, del nuovo Codice Penale. Andrea, non meno massone del genitore, deputato di Corleone e di Palermo, ha un brillante passato politico di sottosegretario alla guerra e al tesoro. Un patriota. Ma e' soprattutto un patriota siciliano, che fa carico allo Stato piemontese dei molti mali da cui e' afflitta la sua terra. Finocchiaro, antifascista, resta in ombra fino al 1943, non presta il giuramento dei professori universitari a Mussolini e lascia la cattedra, lui che è stato docente di Diritto a Siena, a Ferrara e a Palermo. Qualcuno sussurra di un suo telegramma al Duce per essere fatto senatore, ma forse si tratta di cattiverie. Finocchiaro non e' un avventuriero. E un idealista, un federalista formato sui testi di Cattaneo e del Ferrari, che si batte contro lo "sfruttamento neocoloniale del regno d' Italia" (e non ha tutti i torti), che e' vicino a Nitti, ad Orlando e ai meridionalisti del suo tempo. Con l' arrivo degli Alleati crede giunta la grande occasione. Insieme con lui c' e' Antonino Varvaro, altro penalista, per certi versi la sua spalla e il suo antagonista, Finocchiaro di simpatie monarchiche e di destra, Varvaro di sinistra e repubblicano. La risposta popolare ai loro programmi e' vasta e immediata. Basterebbero i guasti della guerra a giustificarla, l' isola distrutta, la fame, i mali che si aggiungono alla secolare emarginazione, all' odio antico per i soprusi del Nord, il desiderio di rivalsa legato alla presenza dei "vendicatori" angloamericani, la volontà di liberazione prima ancora che di autonomia. Finocchiaro, nel 1943, ha quarantatré anni. Magro, gli occhiali a pince nez, la lunga palandrana, il cappello dalle larghe tese, l' oratoria vibrante. Parla sulle piazze e, se glieli concedono (ma i democristiani dell' Alto Commissario Aldisio glieli negano quasi sempre), nei teatri e nei circoli. Il consenso cresce. Come capita a tutti gli idealisti, Finocchiaro non si rende conto di quanto sia facile strumentalizzarlo: ed ecco il suo indipendentismo imbarcare personaggi equivoci come il barone Lucio Tasca, grande agrario con ben altri interessi da proteggere e ben altre tasse da non pagare distaccandosi dal regno; o come i baroni La Motta, Bordonaro, Cammarata, i reazionari piu' incancreniti, i gattopardi più chiusi; o come i "picciotti" pronti a qualunque servizio; e addirittura come Giuliano, col quale gli esponenti del movimento prenderanno contatto per offrirgli di arruolarsi nell' esercito indipendentista. Indipendentista? Col passare dei mesi sara' meglio dire separatista. Cresce l' adesione della gente e cresce l' esasperato estremismo dei fiancheggiatori di Finocchiaro. A Catania c' e' un gruppo di ragazzi impazienti più inclini all' azione che alle ideologie. Un giovane professore universitario, Antonio Canepa, sostiene la necessita' di armarsi e di formare un esercito: ma lo ammazzano i carabinieri con due compagni, piuttosto misteriosamente,il 17 giugno 1945, presso Randazzo. Ci sono scontri con l' esercito, morti, feriti. Addirittura qualcosa di simile a una battaglia vera, tra truppe italiane e dell' Evis, sempre a Randazzo. Gli "italiani" sono cinquemila militari della divisione Sabaudia, i separatisti un pugno di "picciotti" comandati da un giovanotto animoso ed esaltato, Concetto Gallo, che per mantenere quella milizia spende il suo patrimonio. L' impegno e l' esaltazione fanno perdere il senso della realtà . Gallo va a colloquio sui monti con Giuliano, un fuorilegge, un assassino protetto dall' omertà criminale dei compaesani. Non importa. L' intellettuale Gallo conta sull' aiuto del bandito nella lotta contro gli "occupanti". Il bandito e' felice di aderire, pensa ai benefici che ne ricaverà in caso di vittoria del movimento, si vede gia' a capo dell' Evis. Ci sono contatti segreti con le autorità politiche inglesi nell' isola (Rennel Rodd), pubblicamente contrarie, ma sottobanco, chissà ... e con quelle americane militari, a cui non pare poi stramba come a noi l' idea di una Trinacria mediterranea divenuta quarantaquattresimo stato d' un Paese al di la' dell' Atlantico. Nel separatismo serve tutto, pur di staccarsi dal Regno, forse più che dall' Italia. Eppure questo non impedisce di prendere contatti perfino con Umberto II, nel caso perdesse le elezioni del 1946. Dice giustamente Lucio Lombardo Radice: "Da una parte un sottofondo populista, l' attesa messianica dei contadini quando veniva a parlare nei loro miseri borghi il campione dell' indipendentismo; in mezzo, una piccola borghesia inquieta, stanca, scontenta, che non ne può piùdi fascismo e di guerre e di coscrizione e di tasse, che aveva paura del "bolscevismo", di una Italia rossa; all' altro estremo i vecchi proprietari, anticontadini e anticomunisti, preoccupati di un saldo legame con l' impero inglese e con il capitalismo americano, per i quali l' indipendenza significava sicuro baluardo per il privilegio, e la vecchia mafia che alla fine del 1943 sostiene il Movimento". Un' analisi esemplare e in questo collage i più prudenti, i piu' astuti, sono proprio i mafiosi. Don Calogero Vizzini, il capo supremo, manda a chiamare Gallo, cosi' entusiasta ed esagitato, quindi pericoloso per i probabili passi falsi, e lo invita alla prudenza. Se no, possono capitargli guai. Si rivolgono a tutti. Al colonnello Poletti, il "paisa' " americano ora governatore di Palermo, a Lucky Luciano che ha facilitato, grazie alle sue amicizie mafiose, lo sbarco degli Alleati, al più importante democristiano dell' isola, l' on. Aldisio, che diventerà l' Alto Commissario per la Sicilia. Soltanto i comunisti, a Roma, li studiano con interesse, anche il separatismo può entrare nel loro disegno di potere. E Togliatti ne riconosce, chissà come, "le caratteristiche nazionali", l' Unita' scrive che l' indipendentismo è "meglio di una riedizione dello stato centralistico prefascista". L' appoggio del Pci va a Varvaro, uomo di sinistra, progressista. Cosa importa se ai suoi comizi, in prima fila ad applaudire, ci sono due distinte signore della famiglia Giuliano, la madre e la sorella del bandito? Varvaro, l' uomo di sinistra, il progressista, non si accorge che il separatismo e' egemonizzato dai grandi agrari e dalla mafia, poteri che dell' autonomia della Sicilia se ne infischiano. Varvaro e' un intellettuale, come Finocchiaro Aprile, ha cinquantasei anni, buona cultura, la sua visione non e' sanfedista. L' indipendentismo dovrebbe, nella sua mente, dare alla Sicilia una dignità sempre negata, la liberazione da una sudditanza ormai inammissibile. Ma la crisi del movimento comincia quando si discutono i mezzi e gli strumenti per realizzare il progetto: con le armi dell' Evis, con gli scontri dei "picciotti" con i carabinieri, con Giuliano che ora si propone capo della Polizia della futura Trinacria? Con gli impetuosi come Concetto Gallo o con i teorici di Palermo, quel grande clan di avvocati, tanti da far credere nel Continente che siano solo loro i capi e che come tutti i movimenti pieni di capi (vedi il Partito d' Azione) non abbiano dietro un seguito. Mentre invece qui ne hanno tanto. Sia pure di illusi. Il 28 gennaio 1944 gli Alleati hanno consegnato la Sicilia all' amministrazione del governo Badoglio e basterebbe questo a far capire ai separatisti che il loro movimento non avrà futuro. Invece continuano, affrontano processi, non li scoraggia l' afflusso di carabinieri e militari nell' isola. Erano previsti moti rivoluzionari, la sedizione. Fissata la data, il 27 settembre 1945. C' era al governo Parri, mite e probo, così facile da accusare di debolezza e di inerzia. Ma Parri si era formato sugli ideali unitari del Risorgimento e a un certo punto decide di eliminare quel pericolo di disgregazione. Il 3 ottobre un' auto si ferma davanti alla casa di Finocchiaro Aprile a Palermo, scende il questore Agnesina e carica il lider maximo. A bordo c' e' già Varvaro, arrestato prima di lui. Al porto aspetta una piccola nave da guerra, i due sono trasferiti a Ponza. Vi restano cinque mesi. Bastano a rimetterli in riga e a dissolvere quanto, dopo il loro arresto, e' rimasto del separatismo. Curiose vicende dei rivoluzionari di casa nostra... Mussolini, partito dall' estrema sinistra, finisce all' estrema destra militarista e reazionaria. Prima di lui, il repubblicano Garibaldi era diventato il suddito più fedele del re. E Finocchiaro Aprile, abbandonata l' idea della secessione (non quella dell' autonomia, che gli deve molto, anche se alla Sicilia non ha reso granché), e' tra i deputati alla Costituente. Riprende la carriera politica, conduce violente campagne contro i democristiani. Cosi' alle elezioni del 1948 si ritrova non eletto. Morirà nel 1964 a Palermo e oggi il suo nome ricorre soltanto quando si cercano precedenti alle teorie del professor Miglio. Varvaro era di passaggio a Milano un giorno del 1970. Doveva passare in città qualche tempo con amici. Dopo molti avvicinamenti alle sinistre, era finito nel Partito comunista e di lui, morto d' un colpo quel pomeriggio all' Hotel de la Ville, si leggeranno grandi elogi funebri sull' "Unità ": "Il Comitato regionale siciliano del Pci, la federazione comunista di Palermo e i compagni della redazione siciliana dell' Unità, colpiti per la perdita di un grande combattente della battaglia per lo sviluppo democratico della Sicilia, si associano al dolore della famiglia". ".
Trovo singolare che sia citato il paese di Randazzo, in Provincia di Catania.
Randazzo è il paese di origine degli antenati della mia nonna materna.
Certamente, gli Americani accarezzarono l'idea di annettersi la Sicilia.
La Sicilia è una terra ricca.
Lo capirono gli inglesi, che nel XIX secolo fecero le loro basi.
Cito, gli Ingham ed i Whitaker, che inventarono di fatto il vino Marsala.
La Sicilia è una terra ricca di cultura, di storia e di prodotti della terra molto pregiati.
In Sicilia c'è anche il petrolio.
Se oggi fosse amministrata nel modo in cui è amministrata la Lombardia, la Sicilia sarebbe più forte anche della stessa Lombardia.
Lo dico da lombardo.
Inoltre, anche a livello geopolitico, la Sicilia era (e tuttora è) importante.
Essa si trova al centro del Mare Mediterraneo.
Agli Americani, la Sicilia fece gola.
Essi vinsero la II Guerra Mondiale e avrebbero avuto diritto di chiedere ciò.
Perché non ci fu l'annessione della Sicilia agli Stati Uniti d'America?
Io penso che ci sarebbero state delle questioni dovute alla geopolitica.
In Italia c'era già il problema della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia che passarono alla Jugoslavia di Tito, con la questione degli italiani che furono infoibati.
L'Italia rischiò di perdere anche Trieste, poiché Tito voleva anche quella.
Nello scacchiere su cui si confrontarono il blocco americano e quello sovietico l'Italia, era molto importante.
Inoltre (purtroppo) in Italia c'era il partito comunista più forte in Occidente.
Se gli USA si fossero presi la Sicilia, i comunisti italiani avrebbero chiesto aiuto a quelli sovietici e ci sarebbero state delle situazioni incontrollabili.
I comunisti avrebbero presentato l'annessione della Sicilia agli Stati Uniti d'America come un'aggressione dell'Italia da parte di questi ultimi.
I comunisti avrebbero creato problemi.
Così, tutto saltò.
Certo, la Sicilia non sarebbe stata il 51° Stato americano ma il 49° perché all'epoca le Isole Hawaii e l'Alaska non erano ancora americane.
Sarebbe stato bello per me sapere come sarebbe stata la vita da cittadino americano, essendo io di origini siciliane, per parte di madre.
Magari, oggi avrei un lavoro.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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