Cari amici ed amiche.
«Perché continuiamo ad attendere anche nelle situazioni più disperate? Perché nessuna sconfitta personale o crisi storica riesce a cancellare da ogni fibra del nostro essere il barlume, sebbene inconsapevole, di un’attesa? Perché questa attesa ci costituisce nel profondo, tanto che «si affaccia ancora oggi, in molti modi, al cuore dell’uomo» (Benedetto XVI). Anche se ridotto, trascurato e osteggiato, il cuore non cessa di desiderare. Non di rado l’impossibilità di strapparci di dosso questa attesa può sembrare una condanna. Ma gli spiriti più acuti identificano altrove la vera condanna. Ne Il mestiere di vivere, sempre Pavese ci ricorda che «aspettare è ancora un’occupazione. È non aspettar niente che è terribile». Tutti sappiamo che cosa diventa la vita quando non aspettiamo più nulla: una noia che finisce nella disperazione e nel cinismo. Attendere è la struttura del nostro essere. La sostanza del nostro io è l’attesa.Ora, malgrado questa nostra struttura originale, tante volte facciamo fatica a sperare. Quanto ha ragione Péguy quando ci ricorda che «per sperare occorre aver ricevuto una grande grazia». Ma quale grazia può essere all’ altezza della sfida e sostenere la speranza di fronte a qualsiasi eventualità?» (J. Carròn)
Di sicuro, Irene mi ha fatto un bel regalo di compleanno, dandomi lo spunto per fare un articolo.
Lo vorrei fare anche tenendo conto anche delle mie esperienze personali.
Com'è noto, io ho deciso di fare dell'attivismo politico, sia attraverso la politica vera e propria e sia attraverso la cultura.
Per questo motivo, avevo deciso di creare questo blog e di entrare in Facebook.
Non nascondo che, se potessi tornare indietro, forse non so se rifarei alcune cose.
Ad esempio, realizzerei un blog come questo ma non so se mi iscriverei di nuovo a Facebook.
Certamente, questa esperienza politico-culturale sta presentando numerose difficoltà.
Alcune di queste sono dovute a difficoltà ataviche della compagine in cui milito nella mia zona.
Com'è noto, io vivo in una zona in cui la sinistra ha fatto il bello ed il cattivo tempo, anche quando si trovava oggettivamente in minoranza, per via della pessima organizzazione della controparte e dei suoi personalismi interni.
Questa situazione non mi ha favorito.
Io mi sono esposto e ho cercato di proporre qualcosa di nuovo.
Anche altri hanno fatto cose analoghe.
Purtroppo, la mancanza di riferimenti ai "piani alti" (per via della scarsa organizzazione) ed i personalismi interni hanno creato parecchi problemi a me e a chi come me si è sempre esposto, sia in rete (attraverso Facebook, questo blog ed Italia chiama Italia") e sia sul territorio.
Questo mi ha esposto ad attacchi personali e persino a situazioni peggiori, come minacce di querela, che però non sono mai andate oltre.
Io ho sempre agito correttamente!
Però, la minaccia è come il ringhio di un cane, qualcosa di atto ad intimidire, e quando manca un lavoro di squadra (come nel mio caso) funziona!
Quando c'è il lavoro di squadra, ci si difende meglio.
Molte volte, ho la tentazione di dire: "Ma chi me lo fa fare?".
Qui, sul mio territorio, c'è mi di dice di lasciare perdere perché ciò influisce negativamente anche nella mia ricerca del lavoro.
C'è anche chi mi dice di passare "dalla parte del formenton", ossia alla parte del granoturco (espressione mantovana con cui si indica la parte vincente, che nel caso specifico è quella avversa alla mia) perché sarei sfavorito nella ricerca del lavoro.
Ho molte cose contro e molto spesso anch'io sono tentato di mollare tutto e di diventare ignavo.
Però, una parte di me vuole ancora fare.
Io penso che se un uomo sa di potere fare qualcosa, anche se è qualcosa di piccolo, debba tentare il tutto per tutto.
A me era stato insegnato questo, anche da cristiano.
Io penso che il maggior peccato che un cristiano potrebbe fare non sia il male da egli compiuto ma il bene che egli non compie di fronte al male, il peccato di omissione!
Mi viene in mente San Tommaso Moro, che durante il processo che il 6 luglio 1535 lo portò al patibolo, disse:
"[1] Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria.
[2] Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro.
[3] Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: "Tu siediti qui comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti in piedi lì", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello",
[4] non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?
[5] Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?
[6] Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali?
[7] Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?
[8] Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene;
[9] ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori.
[10] Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto;
[11] infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere.
Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge.
[12] Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché
[13] il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.
[14] Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?
[15] Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano
[16] e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?
[17] Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa.
[18] Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.
[19] Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano!
[20] Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza calore?
[21] Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare?
[22] Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta
[23] e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio.
[24] Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede.
[25] Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? [26] Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta. ".
Io mi sono sempre detto cristiano ma se le opere che faccio non corrispondono alla fede che si professa, quest'ultima è inutile.
Magari, commetterò degli errori (credetemi, ne ho commessi e ne commetterò) ma almeno provo a fare qualcosa per me stesso e per chi mi sta intorno.
Il cristiano non deve lasciarsi sopraffare da ciò che c'è intorno.
Ora, io ho parlato della mia esperienza personale (perché non conosco "vita, morte e miracoli" degli altri) ma credo che ognuno possa fare delle riflessioni su queste parole.
Vorrei terminare con questo brano che mi è stato inviato dall'amico Giovanni Covino (SEFT) che è intitolato "Dal trattato «Contro le eresie» di sant’Ireneo, vescovo":
Avendo ricevuto, come dissi, tale messaggio e tale fede, la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitasse in un’unica casa, benché ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola anima e un solo cuore. Li proclama, li insegna e li trasmette all’unisono, come possedesse un’unica bocca.
Benché infatti nel mondo diverse siano le lingue, unica e identica è la forza della tradizione. Per cui le chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nelle terre dei Celti o in Oriente o in Egitto o in Libia o al centro del mondo. Come il sole, creatura di Dio, è unico in tutto l’universo, così la predicazione della verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. E così tra coloro che presiedono le chiese nessuno annunzia una dottrina diversa da questa, perché nessuno è al di sopra del suo maestro.
Si tratti di un grande oratore o di un misero parlatore, tutti insegnano la medesima verità. Nessuno sminuisce il contenuto della tradizione. Unica e identica è la fede. Perciò né il facondo può arricchirla, né il balbuziente impoverirla.".
Questo brano è la degna conclusione di questo articolo.
Cordiali saluti.
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