Cari amici ed amiche.
Sulla pagina del "Minzolini Fan Club" di Facebook ho trovato questa foto, con questa didascalia:
"Il 27 gennaio 1945 le forze sovietiche liberarono il campo di sterminio di Auschwitz e quella data fu scelta come “Giornata internazionale della memoria dell'Olocausto”. Quest'anno la cerimonia commemorativa si è svolta Venerdì 25 gennaio poiché il 27 cade di domenica.La commemorazione ha pertanto avuto luogo presso la sede delle Nazioni Unite a New York ed è stata introdotta da Susan Rice, ambasciatore Usa alle Nazioni Unite e dal Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon. Quindi c’è stato il commovente discorso di Ron Prosor, un ebreo figlio di un sopravvissuto all’olocausto che ha ricordato, fra le altre cose, quanto segue:
“……Siamo qui riuniti oggi EREV Shabbat, alla vigilia del sabato santo. Nel giro di poche ore, gli ebrei si riuniranno nelle sinagoghe di tutto il mondo e recitare:
ה 'עז לעמו יתן, ה' יברך את עמו בשלום ("Dio darà forza al suo popolo, e benedici il suo popolo con la pace.")
Gli ebrei hanno recitato questa preghiera per migliaia di anni, in tempi di gioia e tempi di tragedia, lo disse il re Davide, lo dissero nelle sale di studio di Babilonia, lo dissero fronte a crociate ed inquisizioni.
E l'hanno detto nei campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald e Treblinka.
Oggi ricordiamo le preghiere dette con toni sommessi nei campi di sterminio e nelle marce della morte.
Noi portiamo testimonianza ai sei milioni di ebrei che sono stati assassinati, sei milioni di uomini, donne e bambini. La perdita è inimmaginabile. Non sapremo mai i contributi che avrebbero fatto al nostro mondo. Non sapremo mai la ricchezza delle menti perse per noi dalla distruzione della Berlino di Einstein o della Praga di Kafka.
Mentre sono stati prese le vite di così tante persone, il loro spirito continua a vivere, i loro sogni non sono mai morti.
Oggi, a nome dei sei milioni, diciamo forte e chiaro: niente, niente, può rompere i 5.000 anni di catena di storia ebraica.
Io, Ron Prosor, davanti a voi alto e fiero come un rappresentante di uno solo stato ebraico nel mondo, figlio di Uri Prosor, fuggito dalla Germania nazista, quando uno Stato ebraico era ancora un sogno, padre di Lior, Tomer, e Oren Prosor, per le quali tale Stato è una realtà viva.
Le giovani generazioni a malapena riescono a immaginare un mondo senza uno stato ebraico. Riescono a malapena a capire quello che doveva essere un Ebreo in balia di un mondo indifferente, un popolo che è stato lasciato ad affrontare gli orrori nazisti da solo.
La maggior parte rimase inattivo nel bel mezzo di quel male. Ma ci sono delle eccezioni, uomini e donne coraggiosi, giusti tra le nazioni, che hanno rischiato la propria vita per salvare gli altri. Durante questa settimana sacra della commemorazione dell'Olocausto, ricordiamo le scintille di luce che tremolavano in questo periodo buio della storia umana.
Ricordiamo Raoul Wallenberg, che salvò 100.000 ebrei ungheresi e disse che non poteva tornare a casa prima di averne salvate migliaia di più.
Ricordiamo Lorenzo, il soccorritore dello scrittore ebreo italiano Primo Levi, che ha nei suoi scritti ha ricordato "che esisteva ancora un mondo giusto fuori del nostro, qualcosa e qualcuno di ancora puro e intero ... per il quale valeva la pena di sopravvivere."
Ricordiamo Chiune Sugihara, un diplomatico giapponese coraggioso che ha sfidato gli ordini del suo governo e ha rilasciato visti per più di 6.000 ebrei in Lituania: si stima che circa 40.000 persone siano vive oggi grazie a quest'uomo.……..”
Ha infine ricordato che “Viviamo in un mondo pieno di pregiudizi e di violenza, un mondo in cui l'antisemitismo è sponsorizzato, insegnato e diffuso da parte di governi, chierici e insegnanti, un mondo dove davanti al male e all’odio c’è indifferenza e silenzio.
Ogni anno, da questo medesimo podio, il presidente iraniano nega l'Olocausto, minacciando di effettuarne un altro. Ogni giorno, Hamas insegna antisemitismo per la prossima generazione di bambini a Gaza, dicendo loro che l'Olocausto è "una menzogna costituito dai sionisti".
Messaggi simili hanno una vasta eco in tutto il mondo arabo”.
Che nessun popolo al mondo debba mai più subire tragedie simili
M.V.".
La tragedia della Shoah (come quella delle foibe qui in Italia) sono figlie dell'odio.
Chi fece questa cosa (il regime nazista tedesco) volle distruggere gli ebrei (in primis) e tutto ciò che si sarebbe opposto alle sue procedure.
Per evitare che la storia si ripeta serve la memoria.
Noi dobbiamo assimilare le testimonianze di chi passò quei momenti tragici.
Certo, di questa memoria non bisogna fare un'arma per rinfocolare lo scontro politico.
Ergo, questa memoria non deve essere usata per la propaganda.
Usare questa memoria per fare della propaganda politica atta a delegittimare la parte avversa è un nuovo oltraggio verso le persone che soffrirono e morirono in quegli anni.
Non dimentichiamolo!
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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