Attraverso Facebook mi è arrivata questa foto, con questa didascalia:
"Questo essere è "salito" in politica senza dimettersi dalla magistratura (è in aspettativa), questo vuol dire che una volta che avrà terminato la sua esperienza politica, rientrerà in magistratura. Ora io chiedo chi tra noi si farebbe giudicare, serenamente, da questo essere, dopo che si è così apertamente schierato con esseri come Di Pietro, Ferrero, Diliberto, De Magistris e banda varia. Io NO!!".
Effettivamente, queste parole rispondono a verità.
Antonio Ingroia, magistrato della Procura di Palermo, si è candidato con Rivoluzione Civile senza dimettersi dalla magistratura.
In pratica, qui si sta verificando una cosa che è molto grave.
Questi magistrati si candidano in politica ma non mollano la magistratura.
Ora, in Italia i tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario) sono separati.
Questa situazione fa sì che un giudice diventi parlamentare ma mantenga anche le sue cariche.
A fronte di queste situazioni, un cittadino normale (come me) non si sentirebbe garantito dai magistrati.
I giudici devono avere un ruolo di terzietà rispetto alla contesa politica.
Questa terzietà oggi non c'è.
Cordiali saluti.
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